martedì 17 dicembre 2013

La Carnera del campo del Comune



Era la fine degli anni trenta, gli anni della più grande crisi economica che il mondo industriale ed agricolo abbia mai conosciuto. Anni di miseria e di fame per il nostro Paese, privo di risorse e già dalla lontana Spagna si udivano rumori di guerra...
Fu in tal contesto che nelle ”alte sfere” e “NON  solo...” si cominciò a parlare di creare un nuovo Comune: VALDASTICO, composto oltre che da San Pietro, che sarebbe stato capoluogo, dal colonnello PEDESCALA, dal neo comune di FORNI, che dopo l'euforia per l'indipendenza da Tonezza si accorse che non poteva reggere alle spese, e dal comune di CASOTTO che sebbene avesse dei cospicui introiti non poteva reggersi da solo.
Esisteva una legge del 1927 che obbligava i piccoli Comuni ad unirsi per risparmiare. Legge che è ritornata di attualità. Allora, avevano fatto una cosa insensata e invisa a tutta la popolazione: il voler aggregare genti storicamente diverse, con effetti e conseguenze che perdurano  ancora dopo quasi un secolo, ma pure oggigiorno, per un emigrante che non vive regolarmente a San Pietro, è difficile capire cosa abbiano escogitato i nostri "edili" attuali per risparmiare .... Sembrerebbe, a prima vista, che per voler salvare “capra e cavoli” abbiano, come al solito, salvato i Caproni e che i cavoli debbano mangiarseli i poveri contribuenti con tasse che non cessano di aumentare, altro che diminuire, come avrebbe dovuto essere!!!!
I dirigenti della Regola  di Casotto, per il timore di dover condividere il ricavato delle montagne con gli “ALTRI”, considerati più poveri, decisero un taglio di legname, ma  sembrò più un disboscamento, nella zona della  SISALAITA: nome cimbro della zona che parte dalla malga Croiere e che scende fino alla Torra. “L'asta” se la aggiudicò la Segheria Santacaterina da Caltrano, famiglia allora potentissima, che in seguito si dissanguò in processi per l'uso dell'acqua dell'Astico, contro i ROSSI del Lanificio omonimo.
Il problema era l'evacuazione delle bore (tronchi): Casotto a quei tempi non possedeva l'attuale strada, ma uno strodo (sentiero) e anche quello molto pericoloso. Si dovette ricorrere dunque alla costruzione di una robusta teleferica che, partendo con la Stazione alta, sotto il ponte dei Rossati, (quei del galo... di un precedente racconto...), sulla destra della Torra, doveva arrivare il più basso possibile sulla sinistra, nell'unica strada accessibile: La Singéla.  Fu scelto  come Stazione d'arrivo le FONTANE dei Baise. Questo luogo si chiama così perché fino agli anni venti qui, esisteva una sorgente e varie fontane dove i “BAISE” venivano per attingere l'acqua necessaria in casa.
Una cinquantina di metri sopra queste fontane, fu costruito un grande pianoro sopra al quale, contro la montagna, furono costruiti gli zoccoli in cemento dove posavano gli elementi di due teleferiche, una, con un cavo di piccole dimensioni e con un carrel, serviva per portare  il materiale per la costruzione della  stazione  superiore. Era dal tempo delle costruzione delle due dighe del Cucco e della Val dei Mori che non si vedeva tutto quel via vai  di persone e materiale. Quasi passava sotto silenzio il lavoro quotidiano e continuo, sei giorni su sette, "dalle stelle alle stelle", dei  poveri boscaioli che per squadra di quattro, con seguni, menare e menaròti tagliavano le piante e preparavano le bore.
Dai tassoni (mucchi di bore) del pianoro delle Fontane dei Baise, i Cavalari trainavano le bore per una stradina, ricostruita per l'occasione, fino al Sojòlo, nella strada della Singéla e là caricavano i baròssi (carri) per trasportale al campo del comune.
La costruzione della teleferica grande durò parecchio tempo. La nostra pazienza fu messa a dura prova, ma finalmente, per la nostra grande soddisfazione, vedemmo le prime bore arrivare, poi ci abituammo... quando un pomeriggio...


Era la fine settembre, le vacche erano scese da montagna, e tutte le famiglie dei Baise portavano le bestie a pascolare nella grande prateria del Sojòlo lasciandole libere perché era tutto chiuso e noi andavamo in giro tranquilli quando si sentì... un  sibilo orribile, accompagnato da un rumore fracassante che attraversò la Torra, ingigantito mille volte dall'eco.
Restammo per qualche momento immobili, come statue di ghiaccio.  Ci precipitammo come razzi verso la stazione della teleferica dove si urlava: 
il giunto del cavo portante si era staccato! 
Nella disgrazia, fortuna volle, che ci fossero soltanto  poche bore appese, vicino alla partenza e che furono in seguito recuperate. Non ci fu nulla di irreparabile, soltanto tanta paura e tanto lavoro in più!
Abitualmente i Cavalàri quando caricavano le bore sui barossi in montagna  le portavano direttamente in valle alla segheria che ne era proprietaria. Ora in questo caso era impensabile: la distanza, la difficoltà delle strade e il tempo non lo permettevano e poi Santacaterina aveva lui i mezzi moderni per il trasporto. Chiese al comune in prestito quel pezzo di terreno dove ora si trova la casa Fanfani.   
In quel tempo era végro (incolto). Il comune l'aveva ereditato non mi ricordo da chi.  Avrebbero potuto adoperare il vicino Campo del Comune (il parco giochi attuale) che tutti  ricordano per  la presenza della giostra calcinculo o  della macchina per battere il frumento,  era terreno  libero e  a volte i carrettieri se ne servivano.
Un motivo doveva esserci per non usarlo!
Noi osservavamo i Cavalàri che versavano il loro carico di bore in questo campo e poi le ordinavano ben parallele, ben in squara, (ben in scala).
Un giorno, verso l'una, uscendo da scuola, da lontano vedemmo, fermo ai piedi del tassòn de bore nella ancor presente stradina, un macchinario, che noi non avevamo MAI visto prima. Corremmo fin sopra il muro e sotto di noi, degli operai stavano caricando le bore su uno dei primi camion i famosi  “CARNERA” che andavano a vapore come il treno cioè con il fuoco e il camino e con le gomme piene!... Questi  primi camion, che ora chiameremo rudimentali, furono chiamati così in onore del friulano PRIMO CARNERA, definito: ”L'uomo più forte del mondo” l'unico italiano campione del mondo dei pesi massimi di pugilato! 
Non so a che ora arrivai a casa, so che ne sentii di tutti i colori: 
Cussì desso te ghe magnà!!!

 Lino Bonifaci

9 commenti:

  1. Momenti di vita sempre molto interessanti. Grazie Lino, anche te lavori per la memoria di questi luoghi.

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  2. Bravo Lino BAISE
    Cronologia dei momenti perfetta però permnettimi:
    Il legname del lotto de Crojare che io sappia per tutte le volte che ne ho sentito palare in famiglia è stato comperato da " Poletto o Pauletto" che era di Caltrano o Piovene.
    Il taglio straordinario del Crojare è stato autorizzato non tanto dalla Regola ma dal Comune di Casotto, voluto per finanziare il costruendo Ponte Pecori Giraldi, la liquidazione finale dei lavori poi è stata fatta dal Comune di Valdastico, stante come dici tù la riunione dei Comuni.
    Il taglio avvenne in maniera disennata "i ga distruto el Crojare, per la grande massa cubica taglaita (diverse migliaia di metri cubi) Si racconta che una buona percentuale di legname depositato < nei Tasuni >
    si passato IN CAVALLERIA ad opera di molti cavallari e non (bisognava vivere!!!!!)
    Il trasporto delle bore in teleferica in contatto>>>>>>>telematico!!, quando la bora arrivava a valle per comunicare a monte l'operazione di sgancio eseguita e Portante libera il messaggio telematico era uno o due colpi de maso o doja della menara sulla portante. Questo è il mio sapere, a tè l'ardua sentenza.

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  3. Quante cose non si sanno e per merito del Signor Lino veniamo a saperle. Bravo come sempre.

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  4. Piccole precisazioni…"I ga distrutto il Croier" non può essere vero perché, il bosco del Croier era già distrutto dalle bombe che forte Campolongo e Verena indirizzavano verso il forte Luserna.
    Il taglio straordinario di legname avvenne nelle RIVE dellaTorra verso ponte Rossati perché unico bosco rimasto intatto (1000 mc) Dubito assai che la liquidazione finale del costruendo ponte Pecori Giraldi sia stata fatta dal comune di Valdastico,comune alla quale siamo stati aggregati MOLTO più tardi da una legge fascista del 1/7/1940
    Legge n°1184 che pubblicherò sul blog più tardi. La Regola di Casotto è nata con decreto Reg.Veneto n°77/2001.

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  5. Dai vanti. Bravi Lino, Mario e Sera a mettere a confronto informazioni e ricordi, così si fa cultura storica; non come gli altri amici bagoloni che di divertono a pestare l'acqua nel mortaio.

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  6. Mario,se mi ricordo bene,Poletto era un impresa di lavori pubblici,non mi risulta che avesse segherie.La carnera che portava via il legname, era della segheria
    Santacaterina.Sotto il ponte dei Granatieri,a Caltrano,sull'Astego,esistono ancora sia i ruderi della sega,sia la sua villa.
    Sera ,non i ga distutto il Croiare ,ma il bosco della Sisalaita,cosi' lo chiamava mio
    zio Stefano quel luogo.Le famiglie dei Baise passavano di là quando si recavano
    in malga per recuperare le vacche.Caricava la malga ,mi sembra fino al '46 il
    nostro parente Nardo Bonifaci (Baise).
    Ho messo Regola volutamente.Per indicare che era la popolazione proprietaria
    del territorio.

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  7. Suvvia Lino, raccontaci come hai fatto a soncare il cavo della teleferica, perché è palese che fu una baisata.

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  8. Ma tu caro Sponcio dov'eri in quel periodo che non ci racconti niente dal profondo della tua supposta antichità? Possibile che dal tuo pozzo di scienza non si arrivi a cavare un secchiello di informazioni utili al confronto dialettico? Se al povero Lino, a Philo e anche a Odette, dai prima una leccata e poi una craniata, come puoi pensare che ti badino? Manda il tuo SuperEgo a fare una passeggiatina con la bady e impegnati un po' di più farti benvolere anche dai più critici. Vedrai che Odette continuerà a duettare anche se sarai un po' meno acido. Dai, vanti, nemo ah, .. almeno a Natale. (sai chi mi fai venire in mente? Il Mr. Ebenezer Scrooge di Dickens...)

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