martedì 24 dicembre 2013

Storia di Natale

UN REGALO SPECIALE 
VENUTO DA LONTANO 
“NATALE NELLA VALLE”


Seduto sulla sua comoda poltrona in pelle nera, Giovanni, sorseggiando un caffé, si guardava intorno soddisfatto: il suo ufficio era il più importante dell’edificio, arredato con classe, con la scrivania in radica come la grande libreria, il computer di ultima generazione con tutti gli accessori, il videotelefono; i quadri appesi alle pareti erano tutti di artisti famosi, la musica di sottofondo diffusa da apparecchi sofisticati, le lampade di prestigio… Sì, poteva ritenersi soddisfatto, aveva da poco compiuto 50 anni e, dopo essersi impegnato e aver lavorato duramente, aveva raggiunto il posto più importante nell’azienda in cui lavorava. Si alzò lentamente dalla sua comoda posizione e si avvicinò alla grande vetrata, scostò le veneziane e guardò fuori…
Il paesaggio ormai abituale che si presentò ai suoi occhi era tipicamente invernale: la nebbia fitta dava la sensazione che tutto fosse invisibile, si intravedevano solo i palazzi e gli uffici che stavano di fronte a lui, poi le auto nel parcheggio e il via vai di operai al cambio dei turni di lavoro. Tutto come sempre… gli alberi all’entrata dello stabilimento erano ormai spogli e pronti ad affrontare l’inverno: era dicembre inoltrato e di lì a poco, anche lui avrebbe avuto un po’ di relax per le festività Natalizie.
Distolse lo sguardo dall’esterno e lo riportò nella stanza: già da alcuni giorni avevano iniziato ad arrivare cesti, biglietti, confezioni regalo di ogni tipo... posò gli occhi su quei doni dai contenuti particolari, dalle confezioni luccicanti, dalle grandi firme e si stupì del fatto che non ricordava nemmeno chi li aveva inviati… Si mise a leggere distrattamente i biglietti che accompagnavano le confezioni e vi trovò auguri cortesi, distaccati, parole di circostanza, messaggi di ringraziamento o di convenienza. Era così ogni anno, ormai non sapeva più dove mettere tutti quei doni che arrivavano sempre più numerosi, ad ogni Natale … Si rese conto però che anche lui agiva allo stesso modo: era la sua segretaria personale che si occupava anche di questa mansione e lui non faceva altro che firmare i biglietti che accompagnavano quei pensieri natalizi. Lo squillo del telefono lo distolse dai pensieri e la sua giornata continuò come al solito: incontri, riunioni, decisioni, colloqui…, ma di tanto in tanto un pensiero si insinuava nella mente: continuava a fare il bilancio della sua vita, della sua carriera e di ciò che aveva costruito, ma le risposte che si dava non lo rendevano del tutto soddisfatto… Era la prima volta che quelle riflessioni facevano capolino nella sua testa e si propose di fermarsi un attimo e valutarne il significato. Tornando a casa a sera inoltrata, i suoi occhi si riempirono degli addobbi, delle luci, delle vetrine, di tutto quello che in quel periodo rendeva la città quasi magica, ma sempre rumorosa e senza tregua… Giunto a casa, salutò la moglie Anna da poco tornata da una conferenza e andò a dare la buonanotte ai suoi due figli: li vedeva poco, non poteva seguirli nella loro crescita, nella scuola, nello sport, nelle loro esperienze, a parte durante le vacanze..., ma quando ci pensava, si convinceva che quel sacrificio lo faceva soltanto per dare a loro un avvenire sicuro. Baciandoli sulla fronte, si rese conto che aveva dei vuoti, che gli mancavano dei frammenti come pezzi di un puzzle che non completavano un quadro... si sorprese di non aver mai fatto quella considerazione... Forse troppo preso dalla carriera, dal lavoro, dal successo, aveva scordato cose importanti. Teresa e Giulio erano praticamente cresciuti con la tata Margherita che aveva cercato di colmare l’assenza dei genitori sempre tanto impegnati nella loro vita lavorativa e di società. Sapeva che comunque erano cresciuti bene, che erano uniti e sperava di poter trovare il momento giusto per dire a ognuno di loro, quanto li amava. I pensieri galoppavano veloci nella mente di Giovanni: il resoconto della sua vita, a parte la carriera, non era poi così positivo… mancavano alcune cose importanti che la sua famiglia gli aveva insegnato. Era partito giovane dal suo paese, un piccolo paese in una valle sperduta, era andato in cerca di qualcosa di migliore; la valle gli andava stretta, lui voleva arrivare in alto, voleva qualcosa di diverso che in quel luogo sperduto non avrebbe certo trovato. Non era stato facile, ma con sacrifici, impegno e determinazione, aveva avuto una lenta salita, fino ad arrivare a raggiungere gli obiettivi che si era preposto. Aveva conosciuto Anna ad una conferenza, in lei aveva trovato la sua stessa voglia di arrivare, così dopo poco tempo era sbocciato l’amore, si erano poi sposati e di seguito era arrivata per loro la gioia dei figli. Il grande albero addobbato nella lussuosa sala lo fece tornare al presente, un presente che in quel momento della sua vita, avrebbe voluto sfuggire... le feste avrebbero portato confusione, regali, inviti, pranzi e cene, feste, ferie…, ma le persone con cui avrebbe trascorso quel periodo speciale, a parte la famiglia, erano amici e conoscenti, colleghi e clienti che però non avevano un gran peso nella sua vita affettiva. Per quel Natale poi avevano organizzato un viaggio in un luogo esotico che a tutto faceva pensare fuorché al Natale…Il Natale… pensò al Natale di quando era bambino e una gran voglia del suo paese, si impadronì del suo cuore, mentre i suoi pensieri continuavano a formulare la stessa domanda: com’era il suo paese? Com’era la sua valle? Cos’era lì il Natale? Gi stimoli esterni del suo vivere quotidiano, gli imponevano di agire come doveva fare un uomo della sua posizione, ma dentro, i richiami diventavano sempre più forti, le sensazioni che credeva scomparse, si alternavano e prendevano lentamente il sopravvento. Si addormentò con quei pensieri, sicuro che si sarebbero presto dissolti, ma anche nei sogni tornarono a farsi forti e si rivide bambino, nei momenti semplici della sua vita... e al risveglio si convinse che doveva pensarci seriamente. Passarono i giorni e arrivò il 23 dicembre: Giovanni aveva deciso già da tempo, ma non sapeva come dirlo ai suoi cari… Lo comunicò quasi a sottovoce, mentre la moglie lo guardava come se vedesse tutto d’un tratto, un’altra persona. Ma come poteva mandare a monte un viaggio, cosa avrebbe raccontato ai suoi figli e agli amici poi… che figura! Giovanni spiegò che era una cosa che doveva assolutamente fare, ma che la moglie e i figli non avrebbero cambiato programma: lui li avrebbe raggiunti dopo qualche giorno. Non riuscì a dare tante spiegazioni a Teresa e Giulio, non poteva: la confusione che sentiva dentro di sé era tale da non riuscire a capire cosa gli stava succedendo. Il pensiero di tornare al paese gli mise una tal eccitazione che non riusciva a pensare ad altro: preparò un trolley con indumenti adeguati e, la mattina della vigilia, imboccò l’autostrada lasciandosi dietro le spalle il fermento della città quindi, dopo più di tre ore di viaggio, rivide le sue montagne ed entrò lentamente nella valle che aveva ancora qualche colore dell’autunno appena passato. Le cime delle montagne innevate, splendevano come diamanti ai raggi del primo sole.
Che spettacolo! Il torrente scorreva tranquillo e, passando sopra il piccolo ponte, ammirò il biancore dei sassi e il colore dell’acqua: era qualcosa di meraviglioso e stupendo! Era da un po’ che non faceva ritorno in quei luoghi; da quando i suoi genitori non c’erano più, ritornava solo saltuariamente per far visita al cimitero e passava veloce davanti alla sua casa, ma se ne andava senza fermarsi. Quel pensiero ora gli dispiaceva: aveva perso i contatti con i paesani, la casa non era più stata aperta, non aveva raccontato ai suoi figli le sue tante avventure di ragazzo… Quasi volutamente, aveva dimenticato… Teneva in tasca il telefonino, ma  era nel modo “silenzioso” perché non voleva essere disturbato da nessuno, nessuno avrebbe rovinato quella sua “fuga”… Arrivò al paese e raggiunse la vecchia casa; silenzio e pace, tutto così irreale, così diverso dalla città. Respirò l’aria frizzante che gli riempiva le narici e scendeva nei polmoni, mentre lo sguardo si posò sui monti circostanti; il sole stava scendendo e presto avrebbe illuminato ogni angolo del piccolo gruppo di case. Estrasse la chiave e con un po’ di fatica aprì la serratura... ragnatele e polvere regnavano sovrane, gli occhi passarono in rassegna ogni cosa e una carrellata di ricordi si affacciarono prepotenti e lui si fece cullare da quella piacevole sensazione, da quel vortice di emozioni… Cercò nella legnaia il necessario per accendere il fuoco nella vecchia stufa: un po’ di fumo e lo scoppiettio, il calore delle fiamme, gli diedero una felicità dimenticata. Rimase lì a guardarsi intorno, si mise poi a pulire per rendere vivibile la grande cucina; si sarebbe fermato poco e non aveva bisogno di grandi cose. Aprì le imposte e la luce invase tutto mettendo in risalto le vecchie cornici con le foto dei nonni, dei genitori, di lui bambino, degli amici... Pensò ai Natali vissuti in quella casa: un piccolo presepe, un alberello tagliato nel bosco, qualche piccolo dono, ma tanto, tanto calore, il calore dell’affetto, dell’amore, dell’amicizia, delle cose semplici, vere e genuine.  Salì le scale che scricchiolavano ad ogni passo e si trovò nel solaio dove, tra i tanti oggetti, individuò le scatole natalizie: ne aprì una e tolse lentamente la carta sgualcita che racchiudeva le statue del suo presepe, ma si fermò e, preso lo scatolone, tornò nella cucina dove sopra il grande tavolo, mise in fila tutto il contenuto: la natività, il piccolo angelo, i pastori, le pecore, la lavandaia, il boscaiolo, il falegname e via via… ognuno con un particolare che lo rendeva unico. Chiuse gli occhi e sentì il profumo del muschio, si rivide con gli amici tra le masiere alla ricerca di quel tappeto verde e morbido... avrebbe voluto..., ma poi perché no? Uscì e, dalle case della contrà, si affacciarono molte persone che lo salutarono con gioia e gli fecero capire quanto bello fosse vedere la casa aperta e il camino che fumava. Si sentì frastornato da quei semplici saluti “Ciao, sitù quà, come stetù? E la femena e i tusi, tuto ben? Che belo vedarte!” Non era abituato a quel calore! Si incamminò leggero verso il sentiero conosciuto, saltò una masiera e si ritrovò nei luoghi della sua infanzia, raccolse alcune ”lorde” di muschio riempiendosi gli occhi di sapori perduti, quindi ritornò a casa dove si mise a costruire il presepio. La vecchia “soca” che fungeva da capanna aveva la sua stessa età, la prese con cura e, uno dopo l’altro posizionò i personaggi fino a completare il lavoro che lo rese soddisfatto. Le ore erano passate velocemente, non sentiva né sete, né fame, tante erano le emozioni che stava provando. Ormai era pomeriggio inoltrato: di lì a poco la notte con il suo scuro mantello avrebbe avvolto ogni cosa e decise che quella era l’ora giusta per fare un giro per il paese. L’imbrunire è il momento dove inizia il silenzio assoluto... Arrivò nella piazza dove il grande albero era tutto illuminato mentre, nelle case e nei giardini, tanti piccoli abeti addobbati, colorati e luminosi, rendevano il paesaggio quasi magico. Era la vigilia di Natale e tutti si preparavano a trascorrere quella festa con le loro famiglie, con i loro cari. Pensò con nostalgia alla moglie e ai figli che sapeva in viaggio, ma si rincuorò con la certezza che l’indomani li avrebbe raggiunti. Per il momento voleva vivere pienamente quegli attimi speciali quindi, mandato un messaggio, il loro pensiero volò via abbastanza rapidamente. Durante la sua passeggiata, notò che il paese era cambiato: nuove case erano state costruite, altre ristrutturate e realizzò che qualche giovane famiglia si era fermata; fu felice di questo, il paese con soli vecchi sarebbe presto diventato un paese fantasma! Tornò a casa e subito una vicina lo chiamò e lo invitò a mangiare un piatto di minestrone in compagnia: il calore della casa e dell’amicizia che conteneva, gli riempirono il cuore, mentre il caldo piatto di minestrone, gli riempì anche lo stomaco ormai slanguorito. Si sorprese di come, conversando, le parole in dialetto uscivano leggere dalla sua bocca e riscoprì vocaboli che credeva scomparsi dalla sua mente... Rientrato tra le sue pareti domestiche per mettere legna nella stufa, sentì il suono delle campane che chiamavano per la messa della notte e altri ricordi riaffiorarono … Si rivide ragazzino, quando al suono del mezzogiorno nei giorni estivi, il campanaro lasciava che agli ultimi tocchi della campana, a turno ci si attaccasse alla grossa fune e così si saliva in alto, in alto… che divertimento!
Le campane festose lo riportarono alla realtà, mise nella stufa un grosso pezzo di legna, come faceva un tempo la sua cara mamma: la soca sarebbe durata fino al mattino e Gesù avrebbe trovato la cucina calda e accogliente. Il gran freddo dei giorni prima, aveva annunciato l’arrivo della neve: a lui non creava problemi visto che con il suo fuoristrada sarebbe andato dappertutto, ma pensò con gioia alla neve e a tutto quello che avrebbe evocato dentro di lui. Si coprì bene e si avviò verso la chiesa ormai piena di fedeli: vide tanti volti conosciuti, che lo salutarono con un sorriso e, finita la celebrazione, lo invitarono a stare in loro compagnia nello stabile usato per le feste paesane. Cioccolata, vin brulè, panettone e cordialità, erano offerti a tutti. Tra i volti conosciuti, i compagni ritrovati, tante persone che non lo avevano dimenticato, un bicchiere e un piatto genuino legato alla tradizione, passarono le ore. Era felice di essere lì, tra la semplicità di quello che lo attorniava, ma si rese conto che gli mancava qualcosa; avrebbe tanto desiderato che la sua famiglia condividesse tutta quella gioia! Uscito dal locale, trovò una sorpresa: la neve era caduta volteggiando leggera e si era posata dappertutto rendendo il paesaggio ancor più meraviglioso e stupendo! Aveva ricevuto auguri sinceri, baci, abbracci e poteva dirsi soddisfatto di aver ascoltato ciò che l’istinto gli aveva suggerito di fare. Fra il lento danzare dei candidi fiocchi, tre sagome gli si fecero dinnanzi e con il cuore in subbuglio riconobbe Anna, Teresa e Giulio. Lo avevano raggiunto e quell’inaspettato arrivo era senza dubbio il più bel regalo di Natale! Nei loro occhi e nei loro abbracci, trovò tutto l’amore, la comprensione, la felicità che solo loro sapevano trasmettergli e provò una gioia immensa. Tornarono verso la vecchia casa, tenendosi per mano, mentre lungo il tragitto, le persone si scambiavano gli auguri pieni di calore.
Il silenzio della cucina, rotto solo dallo scoppiettio del fuoco, fu invaso dalle voci dei suoi figli, dalle mille domande, dalle spiegazioni del motivo per cui avevano voluto a tutti i costi raggiungerlo nel piccolo paese. Era felice, felice come non lo era da tempo e in quella notte fece a sé stesso, una promessa importante: avrebbe tenuto viva di tanto in tanto, quella casa e avrebbe trasmesso ai suoi figli, quello che a sua volta aveva ricevuto. Sarebbe stato orgoglioso delle sue radici e delle cose genuine e vere con cui era cresciuto. E, mentre guardava il vecchio presepe e quel piccolo Gesù Bambino, pensò che anche per quel Natale un piccolo miracolo era avvenuto:  una nuova luce lo aveva illuminato, ricevendo un dono inatteso, un regalo speciale arrivato da molto lontano, forse da molto in alto: aveva ritrovato sé stesso e quello che di più profondo era racchiuso nel suo cuore! Strinse in un grande abbraccio moglie e figli e, guardando la neve che lentamente danzava, vide tra i fiocchi i volti dei suoi genitori, dei nonni che gli sorridevano e l’emozione gli fece versare calde lacrime… Con il cuore traboccante di gioia, ringraziò mentalmente gli autori di quel prezioso regalo e gridò a gran voce nella notte silenziosa:
                                  
                                    “ FELICE NATALE A TUTTI !!!!”
                                                                                                             


                                                                                     Lucia Marangoni

P.s.: Ho voluto dare i nomi ai protagonisti ricordando i miei avi; 
la valle è la Valdastico, il paese è Pedescala. Lucia

15 commenti:

  1. Grazie,Lucia, per aver saputo, con il tuo talento, esprimere i sentimenti, le sensazioni che avvolgono l'emigrante
    al suo ritorno al paese dopo una lunga assenza. Le feste natalizie sono le piu'dure e malinconiche da far
    trascorrere in esilio. I pensieri e i ricordi delle gioiose feste passate,in gioventu', non cessano di defilare nella
    memoria. " Sono ricordi di una volta."..ora gli inverni sono "troppo" freddi....non sono le luminarie appese
    ai lampioni che riscaldano i cuori.......Un sincero augurio, a tutti , di buone feste natalizie.

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  2. Brava Lucia veramente un gran bel racconto.
    Auguri di Buone Feste a tutti gino

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  3. Bravissima Lucia sei unica .......
    Un Augurio di Buone Feste a tutti vicini e lontani

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  4. Il più bel biglietto di auguri che potevi scrivere, Lucia.
    Buon Natale a tutti voi.

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  5. mi associo ai complimenti e un felice natale a tutti

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    1. Grazie a voi tutti per i commenti e gli auguri, Ricambio di cuore con la speranza che il seme dell'amore che ognuno ha piantato nel proprio cuore, continui a crescere, ogni giorno, non solo a Natale.... Un abbraccio a tutti, Lucia

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  6. E' un racconto così avvolgente che fa venire la voglia di vivere situazioni analoghe con un finale così pieno di amore e comprensione per l'altro (le tre sagome) Grazie Lucia per l'accompagnamento verso momenti semplici ma grandi!!!!!!!! Floriana

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  7. Aspettando le 22,30 per la SS. messa di Natale apro questo ASEJO modern0 e non potevo trovare di meglio che il Tuo racconto, ze vero che l'ansianità fa grado ma i ricordi..... forse anche deformati fanno tremare le vene!!!!!!
    Bando alla nostalgia, oggi è giorno di Pace ed Alllllleggria!!
    AUGURISSIMI a tutti Voi amici vicini e lontani

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    1. GRANDE LUCIA bellissimo racconto .Sono anch'io un"GIOVANNI" molto speciale perché oggi ho saputo che diventero' nonno per la prima volta .Non so cosa mi aspetta ,ma penso che sara' semplicemente STUPENDO!!!!!!!!!!!! AUGURO a tutti unMagnifico SS NATALE come il mio.Un'abbraccio fortissimo e caloroso a TUTTI

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    2. Auguri!!! Quale festa migliore del Natale per sapere che una nuova vita sta crescendo???Da nonna , ti dico che sarà semplicemente MERAVIGLIOSO!!! Io adoro i miei nipotini, sono il mio sole. AUGURI A TUTTI E GRAZIE DELLE PAROLE CHE MI AVETE RISERVATO. E' bello sentire che il mio racconto ha fatto nascere emozioni, GRAZIE!!LUCIA

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    3. AUGURI AGOSTINO ! Sara' un bellissimo NATALE non c'è dubbio. TANTE BELLE COSE a tutta la tua famiglia!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
      LINA

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    4. Grazie a tutti per gli auguri. Adesso dovro'prepararmi a fare come i NONNI DE STI ANI e a raccontargli storielle esperienze tradizioni e usanze della nostra VALLE.Speriamo di riuscirci perché con i tempi che corrono lo ritengo un compito assai arduo.Anonimus sei un bel enigma!!!!mi sto chiedendo chi sarai mai?????? ciao

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  8. Adesso che Natale è passato, Agostino, potresti spiegarmi in che senso sei "un Giovanni molto speciale". Non sarai un "Don Giovanni" magari, nel senso liturgico ?
    Essere nonno non è, mi sembra una storia straordinaria. Per il nonno del Gesù bambino posso capirlo, ma per uomini normali del nostro tempo ? E nell'ordine delle cose.
    Comunque faccio tanti belli auguri al neonato o alla neonata, ed alla tua famiglia purè.

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    1. CARA ODETTE non so spiegartelo. Accetta cosi' la mia euforia del momento,non è detto che tutte le emozioni debbano avere una spiegazione logica.Forse sara perché è la prima volta ma comunque per me è e sara' "IL MIO GESU'BAMBINO".Poi sai ognuno le proprie esperienze le vive a modo suo senza cercare motivazioni.UnSalutone

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