martedì 22 ottobre 2024

Tessitori di voce: un gruppo importante

 


Era l’anno 2018 e un giorno un trafiletto sul Giornale di Vicenza ha catturato la mia attenzione: si richiedevano volontari per andare a leggere in ospedale a Santorso, con il gruppo TESSITORI DI VOCE. 

Ideato nel 2012 dal direttore artistico della compagnia teatrale “La Piccionaia” Carlo Presotto, in collaborazione con la Fondazione Zoé (Zambon Open Education) di Vicenza, il progetto “Tessitori di Voce” aveva l’obiettivo di fornire un supporto ai pazienti costretti in ospedale per lunghi periodi.

Mi sono così presentata all’appuntamento di cui parlava l’articolo e lì ho saputo notizie su questo gruppo, del loro impegno e anche delle difficoltà che giornalmente s’incontravano. Il progetto era stato sperimentato la prima volta nel 2012 in molti ospedali ed era un’esperienza umana, una forma di relazione e poteva dare un lieve benessere a chi ascoltava. Periodicamente venivano organizzati dei corsi di formazione, ai nuovi volontari  è stato  chiesto di fare un percorso per imparare le regole basilari che servivano per prestare questo servizio. 

Così ho accettato e per tre incontri di formazione di circa tre ore l’uno, mi sono recata all’ospedale con entusiasmo e voglia di fare qualcosa per gli altri: qualcosa che in più mi piaceva fare! 

C’erano molte regole da rispettare, esercizi per la voce e suggerimenti vari; libri da scegliere diversi per ogni reparto e si lavorava in coppia. Avevamo il camice bianco col cartellino con il nostro nome e i libri in mano per far capire ai degenti chi eravamo e dovevamo entrare nelle stanze con calma e vedere se c’era il desiderio di ascoltare. Non si poteva parlare di politica o di religione; non si poteva chiedere notizie sulla salute e se qualcuno ce le dava spontaneamente, dovevano rimanere un segreto. 

Alla fine di ogni incontro dovevamo scrivere in un diario com’era andata la lettura e i libri che avevamo proposto. 

Le coppie di lettori spesso non si conoscevano e ci voleva tanto impegno e pazienza per andare d’accordo e fare per il meglio. Io all’inizio, ho letto in vari reparti, ma poi ho scelto la PEDIATRIA, anche se non era di facile gestione perché i degenti andavano dagli anni zero, ai quindici e bisognava essere preparati a ogni evenienza. 

Un altro problema erano i continui ricoveri e le dimissioni e non si poteva creare nessun rapporto con gli ascoltatori, perché ogni settimana erano diversi. 

Ho provato tanta gioia nel leggere qualche spezzone di favola, o nel parlare con i ragazzini, ma più di tutto mi sono emozionata recitando filastrocche ai bambini di pochi mesi che mi ascoltavano con attenzione. Poi con la pandemia tutto si è fermato e non ha più ripreso, ma quando ci penso, mi dico che è stata un’esperienza arricchente da cui ho ricevuto molto; ho conosciuto tante persone e ho avuto modo di donare un poco del mio tempo a chi aveva bisogno. 

Ogni tanto rileggo il “Vademecum del lettore”, sfoglio il quaderno del corso e anche se sono passati anni, il ricordo è sempre piacevole. Se il COVID non avesse modificato tante cose, forse quel gruppo di volontari, come tanti altri, esisterebbe ancora e continuerebbe a leggere…. Un vero peccato!

A volte basta poco per portare una ventata di serenità nei luoghi dove pensieri e sofferenza sono compagni di ogni giorno e credo che quel gruppo lo abbia fatto ogni volta che i volontari si sono affacciati a una stanza dell’ospedale leggendo, donando un sorriso, regalando il loro tempo.

Lucia Marangoni (Dàmari)

11/10/2024

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