da: Biblioteca Civica di Rotzo
Dialogare con Lauro era sempre un piacere. Aveva letto molto e molto aveva studiato e imparato per potere insegnare nel modo migliore: conoscere una cosa non vuole dire anche saperla spiegare e trasmettere correttamente, la didattica è un’arte che si affina col tempo e con lo studio.
Nelle nostre conversazioni spesso si approfondiva qualche argomento trattato nelle serate culturali o si parlava di qualche fatto accaduto, ma quasi sempre in relazione alla storia e al passato. Mi raccontava quasi con commozione quando da bambino, verso i dieci anni, accompagnava il nonno in osteria a Mezzaselva e mi stupiva scoprire che fino ai primi anni 60 del secolo scorso le persone anziane di quel paese usassero ancora dialogare comunemente e correttamente in cimbro, che era per loro la lingua madre.
Mi piace pensare che l’ultimo suo argomento trattato nel Filò dei Cimbri avesse riguardato la storia del Ponte di Roana, le complesse e travagliate vicende della sua prima costruzione, la distruzione durante la Grande Guerra e il suo definitivo rifacimento. Convenimmo che era un’opera di straordinario ingegno e grandezza e che l’ing. Bianchi aveva realizzato un’autentica opera d’arte, modificando la struttura originaria e aggiungendo i maestosi archi, che hanno conferito solennità, grandiosità e bellezza.
La cosa che più suscitava la sua ammirazione era però l’imponente struttura in legno che sosteneva le arcate, ben visibile nelle foto della ricostruzione. Ma quanto legname sarà servito per costruire un ponteggio di 80 metri, su cui caricare l’enorme peso di un ponte? E quanto competenti erano i tecnici progettisti e quanto bravi gli operai realizzatori? Ma il ponte è anche un simbolo di unione, unisce e collega due sponde, mette in contatto le persone.
Caro Lauro, ti sei meritato pienamente tutta la stima, la vicinanza e l’affetto della nostra Comunità.
Ti salutiamo con un’ultima immagine: sei tu che cammini nelle escursioni mattutine della scorsa estate, quando a volte casualmente ci incrociavamo. Ci sembra l’immagine più appropriata in questo momento. Anche adesso, forse, sei in cammino e ti stai allontanando da noi, avviandoti verso la meta finale. Ti rivediamo, nel ricordo, camminare senza fretta sulla salita della Stibala, in mano tenevi un lungo bastone da viaggio, il passo lento e misurato, lo sguardo rivolto all'orizzonte. Procedevi da solo ma l’incedere era solenne, simile ad un patriarca che guida il suo popolo
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