giovedì 28 aprile 2022

Un uomo, una scultura, una vita

Ci sono persone che, quando le incontri, sanno farci sentire a nostro agio mentre tutto intorno si colora con la loro luce; sono sensibili e solari, nonostante le tante ferite che attraversano la loro vita, sanno sempre cercare il buono intorno a loro. Le senti a pelle, quelle persone, non servono tante parole per creare un’intesa, una sintonia che arricchisce chi le circonda.

Lo conoscevo di vista Gilberto e a dire il vero m'incuteva timore, mi metteva soggezione e mi dava la sensazione di dover tenere le distanze, ma non potevo sapere quanto fosse speciale. Una domenica estiva di molti anni fa, ero stata invitata dal Coro Monte Caviojo a trascorrere una giornata in compagnia al baito di Paolo e Sofia Mosele, situato sull’altopiano dei Fiorentini. In quel luogo, immerso nel bosco tra i grandi abeti, l’allegra compagnia si dava da fare per passare piacevolmente qualche ora. Dopo il pranzo, guardandomi intorno, ho notato  qualcosa di  particolare: un capitello con un Cristo scolpito nel legno; incuriosita ho chiesto informazioni e mi è stato detto che era opera di Gilberto e che se volevo ulteriori spiegazioni, potevo chiedere direttamente a lui. Ho provato a cercarlo con lo sguardo e l’ho visto seduto in disparte, a pochi passi dal capitello; con discrezione mi sono avvicinata, temevo di interrompere i suoi pensieri, ma dal suo sguardo ho percepito che potevo entrare in punta di piedi in quello spazio. Così, abbiamo iniziato a parlare, io chiedevo, lui mi raccontava e nelle sue parole ho potuto sentire l’intensità delle sue emozioni e la sua grande fede. Così, a cuore a cuore, siamo rimasti lì, dentro una cornice meravigliosa, staccati dal resto della compagnia di cui  sentivamo l’allegro vociare, ma intrisi nella sua storia. Mi ha raccontato della sua malattia e di come abbia voluto scolpire quel Cristo come una sorta di ringraziamento, un modo per portare la sua croce insieme a quella di Gesù. La cosa particolare era che Gilberto, aveva portato quella scultura da casa sua fin su al baito, caricandola sulle spalle e percorrendo il tragitto in bicicletta! Nel frattempo era arrivata la moglie che amorevolmente gli ha raccomandato di non restare esposto al sole, così ci siamo spostati sotto ai grandi abeti e abbiamo continuato le nostre confidenze. Sono ritornata a riguardare il crocifisso e osservando l’immagine ho cercato di capirne il significato: ho preso carta e penna e ho scritto qualche pensiero, quello che in quel momento mi diceva il cuore. Ho rivisto altre volte Gilberto, a Pedescala quando in occasione delle “Passioni in piazza”, quando era venuto con i suoi numerosi attrezzi per scolpire il legno; mentre lavorava dava  spiegazioni  con vera gioia su questa sua passione a chi chiedeva informazioni. Ho lavorato con lui nella cucina della Casetta di Forni, in occasione della sagra di S. Maria Maddalena, ed è stato un vero piacere stare in sua compagnia: sempre solare, sorridente, allegro e disponibile. Il 7 marzo 2022 Gilberto ci ha lasciato e la sua mancanza si sente forte perché era uno che si dava da fare, che era presente in ogni attività del suo paese e dintorni, che si “donava” largamente in ogni modo possibile. Ogni volta che lo penso, mi torna alla mente quella domenica, la nostra chiacchierata e quel Cristo in croce, che rimarrà sempre come un segno speciale fra le montagne, dove insieme ai suoi amici aveva intessuto legami intensi e unici. Personalmente ringrazio Dio per aver avuto modo di incontrare la sua strada e per avere fatto qualche passo insieme a lui. L’assenza di persone speciali diventa presenza importante con le tracce che hanno lasciato: di Gilberto ci sono tanti segni, tante orme che resteranno sempre racconto della sua storia, della sua grande volontà, della sua fede incrollabile, della sua vita che è stata ogni giorno, un esempio da imitare in famiglia, con gli amici, nella comunità e in tutti quei luoghi che lo hanno visto impegnato e sempre sorridente. Grazie Gilberto!

Lucia Marangoni Damari

Pedescala 26 aprile 2022


Tieniti  forte


Un corpo quasi inerme

che sembra esalare gli ultimi respiri…

Braccia aggrappate alla propria croce

che tendono verso l’infinito…

Capo chino, 

riverso sul corpo,

peso di una sofferenza umana

difficile da spiegare…

Ma in quel ruvido legno,

ancora luce, 

ancora speranza di salvezza,

ancora fiducia, 

ancora fede …

Comunque sia la croce

a cui ognuno di noi è aggrappato,

se la fiducia in Dio non viene a mancare,

più lieve sarà il peso della sofferenza,

della della fatica con cui, 

giorno dopo giorno,

camminiamo,  inciampiamo,

cadiamo e ci rialziamo

 sul sentiero della vita,

che ci incita sempre,

 nonostante tutto,

ad essere vissuta in pieno.

 Lucia


Baito Paolo e Sofia, 28 giugno 2009







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