venerdì 15 aprile 2022

Chi prende il caffè con me?




Ogni mattina, appena alzati, accendiamo con ansia e speranza la TV, per sapere se qualcosa di nuovo è accaduto in Ucraina. 

Per capire se la notte ha portato consiglio a qualche reggente del mondo e se qualcuno di loro, colpito da una visione o da un sogno notturno, abbia finalmente deciso di sospendere ogni attività bellica ponendo fine al conflitto. 

Invece ogni mattina assistiamo ad un crescendo continuo degli scontri, ormai entrati nella fase più cruenta e crudele. Ma la crudeltà sarà già arrivata al suo punto massimo o dobbiamo aspettarci che il peggio, già visto finora, peggiori ancor più, verso un orrore che non osiamo nemmeno immaginare?

All’inizio non era così, nelle prime città ucraine occupate la gente scendeva nelle strade e fermava i carri armati russi ponendosi loro davanti, come in piazza Tienanmen nel 1989. Quando i convogli, tra una manovra e l’altra, riuscivano poi a passare, i più coraggiosi fra i presenti alzavano il dito medio contro i soldati, che proseguivano e non reagivano. 

Ci ricordiamo tutti con affetto le immagini di uno dei primi prigionieri russi, un ragazzo dal volto spaurito, assistito e quasi rincuorato dai civili ucraini che con premura gli porgevano acqua da bere e un cellulare per telefonare a casa. Quei civili erano donne, quel giovane soldato poteva essere un loro figlio: di sicuro avrebbe preferito rimanere a casa con la sua famiglia e la sua morosa piuttosto che invadere un paese straniero. Come potevano odiarlo? 

Erano immagini di una guerra sospesa, un conflitto che si presentava con un volto quasi umano, se così si può dire; forse questa volta, ci è scappato di pensare, l’umanità - il sentimento che sopra e prima di ogni altro dovrebbe regolare i rapporti fra i popoli - avrebbe trionfato e l’amore sbocciato dal basso avrebbe prevalso sull’odio imposto dall’alto. 

Una pia illusione, purtroppo, destinata a dissolversi in un niente. Di lì a poco sarebbero arrivati i missili a riportarci con i piedi per terra, colpendo non solo obiettivi militari o strategici, ma scuole, ospedali, teatri, palazzi residenziali, gente in fila per il pane e profughi in fuga. 

Iniziava l’esodo della popolazione, almeno di quella parte che poteva permettersi di andarsene; gli altri si rifugiavano nelle cantine, senza acqua, luce, al freddo. Fra loro anziani, ammalati, bambini; gli uomini validi tutti a combattere. Più oltre sono arrivate le uccisioni di civili e di prigionieri disarmati, le torture, gli stupri e le mille altre forme di violenza di cui ogni guerra è portatrice e madre feconda. 

Ancora una volta il mondo è retrocesso di millenni, riportandoci a quella clava che veniva brandita per dirimere ogni visione difforme dalla propria, ogni contenzioso, ogni diversità di opinioni e di valutazioni. Ci chiediamo a cosa sarà mai servito il processo evolutivo dell’Uomo, a cosa saranno mai servite la poesia, la filosofia, la letteratura, la scienza, le arti se dopo millenni ci comportiamo ancora come i nostri primitivi e rozzi antenati, sempre con la clava in mano e sempre pronti ad usarla? 

E a cosa potrà mai servire l’intelligenza di cui l’Uomo è dotato (e che lo distingue dagli animali, come ci insegnavano da bambini), se viene usata per sviluppare armi talmente distruttive da ipotizzare perfino la fine del mondo? 

Pur fra mille dubbi, noi vogliamo continuare a immaginare la Terra come un’immensa famiglia, abitata in larghissima maggioranza da persone oneste e giuste, dedite al progresso umano di sé stesse e della propria comunità. Di persone così ne conosciamo tante e rappresentano effettivamente la stragrande maggioranza della popolazione. 

Poi c’è un’esigua e infima minoranza di persone perverse e cattive, il problema è che sono proprio loro a decidere i destini del mondo

(da Biblioteca civica di Rotzo)

Tobia saggio

L’umanità deve porre fine alla guerra, 
o la guerra porrà fine all’umanità.

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