Dopo aver esaurito la trattazione
delle contrade periferiche della parrocchia di San Pietro Valdastico, eccoci finalmente
giunti al suo centro, che offre un quadro più articolato e complesso da
decifrare. Qui infatti non si possono applicare i criteri utilizzati per
delineare il profilo storico delle contra’ e delle loro famiglie dominanti. Il
centro di un paese, per sua natura, è il luogo di riferimento e gravitazione di
tutta la comunità e destinato ad attrarre e fondere gli elementi che possono
essersi stratificati nelle varie epoche.
In questa prima scheda cercheremo
dunque di riflettere sull’origine del paese e dei suoi abitanti. È un’impresa
quasi disperata, vista la penuria di
fonti documentali, nondimeno uno sforzo in tal senso val la pena d’esser tentato. Sarà un processo indiziario che ci porterà a
conclusioni non definitive, non rimanendoci altro mezzo che la ragione per cercar di far luce su pezzi della nostra storia
altrimenti oscuri. Proviamo allora a buttar giù delle riflessioni, anche
contraddittorie e temerarie, per vedere se riusciamo a giungere ad una
qualche ragionevole sintesi.
Partiamo intanto dal presupposto
che ci ha guidato finora, cioè che la situazione fondiaria fotografata dalle
mappe del Catasto, prima Napoleonico e poi
Austriaco della prima metà del 1800, possa ritenersi sufficientemente indicativa
anche del contesto dei secoli precedenti. A supporto di questo assunto c’è l’ipotesi che il paese non avesse
granché mutato il suo assetto socioeconomico nelle epoche
anteriori. È un postulato assai ardito, sfuggendoci la natura e l’incidenza
delle immigrazioni che caratterizzarono tutto il territorio nel basso
medioevo, nonché l’effetto delle periodiche carestie e pestilenze che certo incisero
in misura significativa sullo sviluppo e la mescolanza della
popolazione.
Di certo sappiamo che verso la
metà del 1500 San Pietro contava una popolazione di circa 150 anime, mentre a
metà ottocento ne annovera 600; quattro volte tanto in 3 secoli: Il doppio del tasso d'incremento demografico medio dell'Italia settentrionale dell'epoca.
In questo lungo periodo, infatti, diverse nuove famiglie s’insediarono in paese provenienti dai contermini: Dal Pozzo, Sartori, Pretto, Slaviero, Spagnolo, Fondase, Serafini, Cerato e Righele, alcune delle quali ebbero notevole sviluppo. Possiamo quindi dedurre che la metà degli abitanti del paese al tempo della nostra ricognizione, discenda da famiglie ivi immigrate dopo il Lodo Piovene (1578) e prevalentemente insediate nelle contra', mentre nel suo centro, attorno alla chiesa, sono saldamente stabilite le famiglie di più antica venuta. Le contra' si formarono appunto per concorso di famiglie provenienti da fuori e non per intervento degli abitanti del centro storico (con forse la sola esclusione di Lucca).
In questo lungo periodo, infatti, diverse nuove famiglie s’insediarono in paese provenienti dai contermini: Dal Pozzo, Sartori, Pretto, Slaviero, Spagnolo, Fondase, Serafini, Cerato e Righele, alcune delle quali ebbero notevole sviluppo. Possiamo quindi dedurre che la metà degli abitanti del paese al tempo della nostra ricognizione, discenda da famiglie ivi immigrate dopo il Lodo Piovene (1578) e prevalentemente insediate nelle contra', mentre nel suo centro, attorno alla chiesa, sono saldamente stabilite le famiglie di più antica venuta. Le contra' si formarono appunto per concorso di famiglie provenienti da fuori e non per intervento degli abitanti del centro storico (con forse la sola esclusione di Lucca).
In un ambiente legato all’economia silvo-pastorale ed agricola di sussistenza, la proprietà
fondiaria dovette tramandarsi per generazioni all’interno delle medesime
famiglie. Tanto più che la terra coltivabile fu resa tale tramite un
progressivo lavoro di secoli e non fu trovata pronta alla bisogna. È appunto
partendo da questi assunto che cerchiamo di capire l’evoluzione del nostro
paese analizzando criticamente le mappe ottocentesche.
La disposizione delle abitazioni
del centro storico del paese in relazione alle famiglie proprietarie, in questo scorcio di XIX°
secolo, non denota un'evidente spartizione del territorio. Vediamo che sono
tre i ceppi dominanti: i Toldo-Lucca
(vedremo poi il perché di questa
associazione), i Lorenzi e i Fontana, che abitano il centro in modo
piuttosto sparso e compenetrato. Se proprio volessimo trovare una compartimentazione del paese, notiamo
i Toldo maggiormente insediati nella zona meridionale di Capovilla (bassa Aréta-Ara), i Lorenzi nella fascia centrale (Ara-Piazza)
e infine i Fontana nella zona nord (Piazza-Chéca), più prossimi alla loro corte
familiare delle Fontanelle.
Considerando l’indole
isolazionista dei nostri progenitori rilevata finora nella formazione delle
contra’, saremmo portati a concludere che un simile risultato sia conseguenza
di un insediamento iniziale di un solo gruppo familiare, che poi si sia sviluppato
ed esteso dando origine alla diversificazione delle famiglie e quindi dei
cognomi, occupando il territorio in modo progressivo e senza competizione, in
quanto propaggini della medesima radice.
Se viceversa il popolamento del centro
paese fosse avvenuto per insediamenti successivi di famiglie diverse, le proprietà
agricole dovrebbero rivelare una partizione più evidente del territorio, ovvero
le terre più prossime e/o fertili in
mano ai ceppi più antichi e quelle marginali ai più recenti. Invece vediamo che
le aree agricole più vicine o pregiate, ovvero la zona di Trudi-Vegre-Roversa, gli Àldere e il conoide della Campagna, sono sostanzialmente
distribuite fra i tre ceppi suelencati in ragione approssimativa della loro consistenza. Questi tre gruppi familiari stabiliti nel centro sono inoltre gli unici ad avere una diffusione delle proprietà che spazia dai margini meridionali a quelli settentrionali del territorio parrocchiale, segno che verosimilmente ne hanno seguito l'evoluzione sin dai tempi più antichi.
Osserviamo per esempio i Gianesini (e
in misura minore i Bonifaci); ceppo antico e radicato, ma probabilmente non fra
i primi insediatisi in paese. Essi sono infatti ben rappresentati nella
distribuzione delle proprietà della parte di territorio a nord della piazza,
mentre non lo sono affatto in quella a sud. Queste famiglie forse si stabilirono
più tardi ai margini del paese, in contra’ Chéca e Campagna e
verosimilmente parteciparono successivamente alla colonizzazione della parte
più settentrionale del territorio verso la Torra assieme agli abitanti del
centro, perché questa espansione fu forse successiva a quella dei fondi a
mezzogiorno. Analogamente avvenne anche per la bonifica dei prati dell’Astico,
che fu ancora più posteriore e dove vediamo applicato il medesimo criterio di
lavoro congiunto dei paesani per lo sfruttamento agricolo di porzioni di
territorio incolto.
Per contro va considerata
l’obiezione che in un lasso epocale così lungo, cioè nei quattro/cinque secoli
che videro il lento e graduale sviluppo del paese, ci sarebbe stato forse tutto
il tempo affinché si amalgamassero e si
fondessero anche ceppi di diversa origine, rendendo l’assetto ottocentesco scarsamente rappresentativo.
Possiamo anche pensare che le famiglie
arrivate dopo - quelle che formarono le contra’, per intenderci - fossero prevalentemente cimbri della montagna
di estrazione pastorale e che potevano avere esigenze logistiche e mentalità
diverse dalle prime che si stabilirono sul territorio, i quali magari erano
agricoltori stanziali e quindi più portati all’arroccamento comunitario in un borgo
attorno all’allora Ospizio. // continua...
Gianni Spagnolo
IX.XII.MMXV
Bibliografia, annotazioni, avvertenze e diritti:
- San Pietro Valdastico - Storia del paese - Don Giovanni Toldo - 1936;
- Valdastico Ieri e Oggi - Mons. Antonio Toldo - Ed. La Galaverna - 1984;
- I documenti catastali qui riportati sono estratti dagli originali conservati presso l'Archivio di Stato di Bassano del Grappa - Catasto Napoleonico ed Austriaco del comune censuario di Rotzo - Mappa d'Avviso; Mappa I; IV e Libri partite e riportano in filigrana il marchio d'origine. Sono concessi ad uso esclusivo di questa pubblicazione con prot. n. 01 del 04/02/2015 dal Mistero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo sez. d'Archivio di Stato Bassano del Grappa.
- E fatto divieto di riproduzione e ulteriore divulgazione in qualsiasi forma e modalità.
Lodevole, Gianni, il tentativo di scoprire le radici anche ragionando per supposizioni. Se non c'è altro mezzo è utile anche cercare di mettere insieme le poche notizie storiche. Spero che andando avanti ci darai qualche ulteriore informazione sulla origine dei cognomi storici del paese. Non mi è chiaro perché tu sei della idea che il Lucca discendano dai Toldo.
RispondiEliminaTi ringrazio, lettore anonimo, per apprezzare l’intento. Nelle prossime puntate approfondirò senz’altro l’argomento. Circa i Lucca come ramo dei Toldo, questa è una intuizione che mi deriva da tre considerazioni principali:
Elimina1) Nel 1500 non c’era traccia documentale di loro, mentre nel secolo successivo s’imposero fino a diventare un cognome fra i più diffusi in paese: non lo ritengo un exploit compatibile con l’immigrazione di una famiglia da fuori, ma piuttosto con la “latenza” di diversi fratelli riferiti ad un comune capostipite indicato con altro cognome (il famoso ser Luca quondam Toldo del 1578).
2) I Lucca sono l’unica famiglia contradaiola che è anche massicciamente presente nel centro storico nel 1832. Lo sono anche altre famiglie, ma non con questa diffusione e commistione con i ceppi piazzarotti.
3) Nel 1830 troviamo un Luca Luca q. Francesco proprietario in contemporanea della casa più grande della piazza e di una ai Lucca, nonché di parecchi fondi agricoli sparsi per il territorio. Non c’era nessun altro proprietario con questo nome di battesimo a San Pietro, dove i nomi si tramandavano tradizionalmente di padre in figlio all’infinito. Pensiamo alla secolare ripetizione dei nomi di Stefano per i Bonifaci, piuttosto che di Francesco per i Gianesini.
Mi dirai che sono indizi piuttosto labili e opinabili; certo, ne sono consapevole, ma torniamo come vedi al presupposto di partenza che ci costringe ad usare strumenti poco scientifici per cercare di sopperire alle carenze documentali.
Una diversa e originale ipotesi sui Lucca l’aveva formulata Lino Bonifaci in un suo post di qualche tempo fa, e a suo tempo l’abbiamo anche ripresa e cercato di approfondirla. Chissà che magari qualcuno che ci legge non intervenga dandoci qualche altro spunto o appoggio. Sai com’è: Un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi possono fare una prova.
tanto interesanti Gianni leggo piano tutto bravo
RispondiElimina