martedì 19 gennaio 2016

Buli de San Piero


In passato era invalsa l’abitudine di etichettare gli abitanti dei vari paesi con epiteti più o meno curiosi a seconda delle caratteristiche salienti che si attribuivano ad essi.  
Costituiva spesso un modo goliardico di beccarsi fra paesi vicini, cosa piuttosto frequente allora e non del tutto scomparsa neppure oggi.

Alla fine del 1800, il professor Cristoforo Pasqualigo, (1833 - 1912), studioso del dialetto veneto, in una sua raccolta di proverbi (L. Zoppelli Editore - 1882), registrò anche le attribuzioni allora in voga dalle nostre parti.  

Siccome nell’elenco ci siamo anche noi e i nostri vicini di banco, val la pena darci una sbirciatina per vedere se ci riconosciamo ancora:
  • Marochi de Enego
  • Ladri de Foza
  • Ciaceri de Gallio
  • Màstega-paja de Lusiana
  • Pomposi de Asiago,
  • Fumaroi de Camporovere,
  • Slapa-scoro de Canove,
  • Strucapolenta de Roana,
  • Gentilomeni de Rozzo,
  • Stentatori de Casteleto,
  • Buli de San Piero,
  • Nudi da Forni,
  • Martarei de Pedescala,
  • Beca-sassi  da Arsiero,
  • Sendrarùi da Velo,
  • Balarini da le Seghe,
  • Brusa-rissoli da Mea,
  • Mazzucchi da Cogolo,
  • Carbonari de Caltran,
  • Pescafango da Ciupan,
  • Salta-fossi da Carrè,
  • Pela-vache da Zanè,
  • Merli de la Conca,
  • Arléva-roje da Treschè,
  • Porta-stanghe da Cesuna, … chei va a robarle de note con la luna.

Effettivamente la maggior parte dei paesani non ci fa una splendida figura, a parte i nostri vicini di Rotzo, qualificati nientepopodimeno che come: “Gentilomini”. Noblesse oblige!
I Sanpierotti si portano a casa la qualifica di “Buli”, mentre quelli di Forni un generico “Nudi” (Vien da pensare che il Pasqualigo ignorasse il più tipico e colorito epiteto di “Scorlaforéte”; gliel'avranno tradotto così per carità di patria). 
A Pedescala “Martarei”  erano e tali sono rimasti fino ai giorni nostri.
Dei Domini Imperiali non si hanno analoghe notizie; aspettiamo eventuali lumi in merito dal buon Sera.
Se magari qualcuno ha qualche aggiornamento o completamento, intervenga pure attraverso i commenti.

Gianni Spagnolo
XVIII-I-MMXV

5 commenti:

  1. Ca me ricorde mi quei de Rosso i vegnea ciamà "slapari", par el parlar, e quei da Velo "gosoni" par el grosso pomo d' Adamo. Mancaria quei de Tonexa anca.

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  2. Ancora una perla di Gianni. Ma certo che quelli di Rotzo erano e sono "gentiluomini"...
    Non per nulla tante famiglia "Spagnolo", scese anche a valle, sono originarie di Rotzo e dintorni.
    Ma mi incuriosisce il nome ROZZO, con doppia "z" invece di Rotzo, così acerbo e barbaro.
    Quale è l'origine di questa "tz"? Personalmente preferirei Rozzo, più sonante, più pronunciabile.

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    1. Credo sia un portato della pronuncia originale di Rötz, dove la Z è molto più secca e sibilante che non nell’italiano. La nostra lingua ha un panorama di fonemi piuttosto ristretto, che non le consente di cogliere tutte le sfumature, specialmente dei suoi dialetti. Si pensi per esempio a “mas-cio” per maiale, che io preferisco scrivere mastcio, o poenta/połenta, con l’elisione della L. Oppure “ganglio” che si pronuncia gang-lio.
      Circa gli Spagnolo di San Pietro, sai che erano soprannominati “Parigin” fin dal tempo della loro prima discesa da Rotzo. Ora, parigin, nell’antico veneto, era detto di persona dai modi eleganti e raffinati, a volte sinonimo di bellimbusto (anche se onestamente non me li vedo), perciò coerente con la nomea dei gentilomini di Rotzzzzo. ;-)))

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  3. Caro Airone il nome Rotzo, cosi' barbaro, deriva dal vecchio nome cimbro "Rottz" che significa rupe, scoglio.

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  4. rozzo sta x persona grezza, grossolana, preferisco dicano di rotzo

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