venerdì 22 gennaio 2016

Armi non convenzionali

Accanto alla storia ufficiale - quella con la ”S” maiuscola, per intenderci -  che alimenta la cultura e parla alla ragione, ce ne sono altre che si comprendono meglio con altri strumenti. Non si trovano certo nei testi scolastici, ma non per questo sono estranee alle nostre esperienza di vita.
Proviamo a raccontarne una, che ha interessato una nazione a noi vicina e un periodo storico non troppo lontano dal nostro. Vediamo di come l’Austria abbia riconquistato la sua indipendenza in modo incruento e del tutto inaspettato, nonostante la cappa di piombo che la “Guerra Fredda” aveva steso sull’Europa dopo la seconda Guerra Mondiale.

//.. Realizzando vecchi aneliti espansionistici, il 12 marzo 1938 Hitler annunciò l’annessione (Anschluss) dell’Austria, che divenne così una provincia del Terzo Reich
I destini dei due paesi si trovarono così inscindibilmente legati e alla fine della guerra  l’Austria venne giudicata corresponsabile dei crimini commessi dalla Germania nazista e quindi soggetta  alle stesse penalità.


Già dal 1943 gli Alleati discutevano di sanzioni contro l’Austria, compresa l’ipotesi di un possibile e definitivo smembramento, accorpando i suoi territori agli stati limitrofi. Alla fine prevalse un’opzione più ragionevole e venne deciso di preservare la sua esistenza politica, assoggettandola tuttavia ad un periodo non definito di occupazione militare. Con gli accordi di Jalta e Potsdam il paese fu quindi suddiviso in quattro zone, rispettivamente sotto il controllo di Stati Uniti, Francia, Inghilterra ed Unione Sovietica. 

Quest’ultima ricevette la Niederösterreich, la parte più ricca del Paese che comprendeva la capitale Vienna e la occupò con una forza impressionante di 50.000 soldati, incominciando ad organizzare in tutto il paese disordini e tentativi di rivoluzioni con l’intento di dar vita ad un’effimera repubblica socialista e popolare, così da impossessarsi di tutta la nazione.
Anche la confinante Germania fu suddivisa e messa sotto la tutela delle potenze alleate, ma pur essendo chiaramente la principale colpevole della guerra, questa esautorazione non durò molto. Solo due anni dopo cominciò a recuperare l’indipendenza, almeno nelle zone tenute dagli Alleati. Venne rimessa in moto l’economia con una riforma monetaria e votata una nuova Costituzione. La Germania occidentale risorgeva così dalle ceneri, con uno slancio che in pochi anni l’avrebbe riportata al rango di potenza europea.

Chissà perché l’atteggiamento degli Alleati nei confronti dell’Austria era ben diverso. Passavano gli anni e non gli veniva concesso il benché minimo margine di autonomia. Quel che è peggio, cominciava anche a perdere pezzi. I padroni sovietici, infatti, appoggiarono le rivendicazioni territoriali del dittatore Tito, che si annesse le zone
dell’Austria abitate da minoranze croate. 

Da notare che, durante la 268^ assemblea a Berlino, il ministro degli esteri sovietico, Molotov, dichiarò apertamente: “Ciò che noi russi abbiamo incorporato, non lo cediamo più!” A questo sopruso dovettero sottostare tutti quei paesi che erano stati occupati dall’Armata Rossa: l’Ungheria, la Romania, la Bulgaria, l’Albania, la Cecoslovacchia, la Polonia, la Germania dell’Est. Le stesse cancellerie occidentali sembravano ormai rassegnate a questo stato di cose.

Non si rassegnò invece un frate francescano, tale Petrus Pavlicek OFM. Era questi un religioso un po' anomalo, ordinato tardi, a 39 anni, dopo una vita movimentata in cui uscì anche dalla Chiesa e si sposò civilmente. Fu richiamato alle armi dal Reich e inviato come infermiere sul fronte occidentale, dove venne fatto prigioniero. Come cappellano del campo d'internamento venne a  conoscenza delle apparizioni di Fatima. 
Tornato in patria dalla prigionia, fece un pellegrinaggio di ringraziamento al santuario nazionale austriaco di Mariazell, dove ricevette una locuzione interiore che gli suggerì: «Pregate tutti il Rosario e la vostra Patria sarà salva».


Buon organizzatore, padre Petrus promosse una «Crociata nazionale del Rosario», nello spirito esplicito di Fatima, che in breve tempo raccolse milioni di austriaci, compreso lo stesso Cancelliere Leopold Figl. 
Giorno e notte, grandi masse si riunivano nelle città e nelle campagne, recitando la corona e Vienna era percorsa da imponenti processioni, sorvegliate con stupore e ostilità dall’Armata Rossa. 
L’ostinazione russa faceva però passare gli anni senza che l’occupazione cessasse, ma altrettanto ostinati furono gli austriaci che non si stancavano di pregare.
Ma ecco che, nel 1955, l’Urss comunicò di essere disposta a ridare all’Austria l’indipendenza, in cambio della sua neutralità. I governi occidentali furono colti di sorpresa da una decisione tanto inaspettata quanto unica. Sia prima che dopo d'allora, mai, come aveva ricordato Molotov, mai, l’Urss accettò di ritirarsi spontaneamente da un Paese occupato. 
Non si sorpresero invece coloro che da anni pregavano per la «Crociata del Rosario»: in effetti la Conferenza internazionale che portò in soli due giorni al Trattato sulla fine dell’occupazione fu inaugurata, con la dovuta solennità, nell’ex-palazzo imperiale di Vienna il 13 maggio, anniversario della prima apparizione di Fatima.

L'Austria fu consacrata all'Immacolata dall'imperatore Ferdinando III nel 1647 e ancora oggi a Vienna una grande colonna sta a ricordare quell'avvenimento. Di lì a poco, nel 1683, gli Ottomani furono fermati alle sue porte.
È consolante sapere che c'è chi non dimentica.
Gianni Spagnolo
XXII.XI.MMXV


//.. Liberamente ispirato ad un articolo di don Maurizio Ceriani pubblicato su “Il Popolo” settimanale diocesano di Tortona il 28 aprile 2005.

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