mercoledì 13 gennaio 2016

Ma lora, .. sto Global Warming, .. ghélo o no ghélo?

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Trattando in materia di storia locale, mi trovo spesso costretto ad usare argomenti in carenza di documenti, pur avendo ben presente la massima latina che ci avverte che “contra factum non datur argumentum” (di fronte al fatto non vale l'argomento).

A maggior ragione in tema di cambiamenti climatici, i miei argomenti valgono come il fante di coppe quando la briscola è bastoni.  Andiamo quindi a scomodare un signore che sicuramente è più qualificato del sottoscritto e che si è espresso in merito in una sede istituzionale, ovvero il Senato della Repubblica Italiana, in un suo intervento nel 2014.

Intendo riferirmi a Carlo Rubbia, noto scienziato italiano e premio Nobel per la fisica nel 1984, nonché Senatore a vita, il quale esprime opinioni non convenzionali che smascherano la manipolazione in atto da tempo sui media riguardo ai cambiamenti climatici.

Le sue parole assumono un significato particolare quando si pensi che qualche anno fa il prof. Rubbia si diceva convinto dell'effetto antropico sul clima e delle colpe dei paesi industrializzati. Nel frattempo Rubbia ha studiato meglio la questione, e dopo gli oltre 17 anni di stop del global warming (nonostante l'inquinamento che continuava ad aumentare), ha evidentemente modificato la sua opinione. Ha dimostrato con ciò un’onestà intellettuale che gli fa onore, portandolo a ritrattare le sue precedenti opinioni in tema, alla luce dei fatti.

Riportiamo di seguito un estratto della conferenza che lo stesso Rubbia tenne recentemente a Trieste nel quadro della Conferenza sulle Energie del futuro:

[…] L’assunto di partenza è stato la constatazione che gran parte della politica energetica europea degli ultimi decenni (e di quelli a venire) fa perno sull’obiettivo di riduzione delle emissioni di gas serra, onde ridurre la componente antropica del riscaldamento climatico globale. Questo mentre, da una parte, dati alla mano, le temperature medie globali risultano stabili da 17 anni, nonostante il continuo aumento delle emissioni, dall’altra l’Europa ha attuato e continua ad attuare scelte energetiche molto costose, proprio in ottemperanza alla mission di contrasto del cambiamento climatico.
Lungi dal voler dimostrare l’inconsistenza del fattore antropico sulle sorti del clima che “per sua natura” cambia, il professor Rubbia ha voluto mettere in risalto come conoscenze scientifiche incomplete del complesso sistema climatico siano state la base di decisioni politiche costose in un sistema ancor più complesso come quello dell’energia, laddove invece sarebbe stata e sarebbe opportuna maggior prudenza e discussione.

Il premio Nobel ha concluso che: 
Gli scienziati devono mantenere curiosità, senso critico e voglia di immaginare il futuro, senza arroccarsi su posizioni ideologiche preconcette”.



Riportiamo anche l'intervista concessa al quotidiano "Il Mattino" di Padova da un altro noto scienziato, il prof. Antonio Zichichi:
“Proibiamo di immettere veleni nell’aria con leggi draconiane” ma ricordiamoci che
“l’effetto serra è un altro paio di maniche, e noi umani c’entriamo poco. Sfido i climatologi a dimostrarmi che tra cento anni la Terrà sarà surriscaldata. La storia del climate change è un’opinione, un modello matematico che pretende di dimostrare l’indimostrabile”. // “Noi studiosi possiamo dire a stento che tempo farà tra quindici giorni, figuriamoci tra cento anni”. 
E poi si chiede Zichichi: “In nome di quale ragione si pretende di descrivere i futuri scenari della Terra e le terapie per salvarla, se ancora i meccanismi che sorreggono il motore climatico sono inconoscibili? Divinazioni!”. Lo scienziato spiega che “per dire che tempo farà tra molti anni, dovremmo potere descrivere l’evoluzione del tempo istante per istante sia nello spazio che nel tempo. Ma questa evoluzione si nutre anche di cambiamenti prodotti dall’evoluzione stessa. È un sistema a tre equazioni che non ha soluzione analitica”.
Quindi perché molti scienziati concordano sul riscaldamento globale?
“Perché hanno costruito modelli matematici buoni alla bisogna. Ricorrono a troppi parametri liberi, arbitrari. Alterano i calcoli con delle supposizioni per fare in modo che i risultati diano loro ragione. Ma il metodo scientifico è un’altra cosa”. “occorre distinguere nettamente tra cambio climatico e inquinamento. L’inquinamento esiste, è dannoso, e chiama in causa l’operato dell’uomo. Ma attribuire alla responsabilità umana il surriscaldamento globale è un’enormità senza alcun fondamento: puro inquinamento culturale. L’azione dell’uomo incide sul clima per non più del dieci per cento. Al novanta per cento, il cambiamento climatico è governato da fenomeni naturali dei quali a oggi gli scienziati, come dicevo, non conoscono e non possono conoscere le possibili evoluzioni future. Ma io sono ottimista”.
Consola il fatto che ci sia chi ricerca la verità attraverso il dubbio ed è pronto a modificare le proprie opinioni sulla base di approfondimenti successivi.
Invece non consola affatto che vi siano esponenti politici, sulla cui preparazione scientifica è lecito dubitare, che sostengono spavaldamente politiche che ipotecano i nostri destini sulla base di luoghi comuni e su questi ci costruiscono le loro carriere.  Da ultima anche la Chiesa Cattolica pare si stia accodando su questa linea del pensiero unico; dimenticando forse che il suo compito non è di non farci sudare, ma di lasciarci salvare.
Gianni Spagnolo
XII-I-MMXVI
Fonti:
  • Carlo Rubbia: intervento alle Commissioni riunite Affari Esteri e Ambiente 2014 - S.R.I. - (by Youtube)
  • Carlo Rubbia: Conferenza Nazionale sull'Energia del Futuro, Trieste 26-28/09/2014.
  • Antonio Zichichi: intervista a "IlMattino" - Padova.

6 commenti:

  1. Ben velà, ciò, ..ca son smorbà assà! A ve preocupè tanto de ste ciavarìe del tempo e nissuni che se domande andove chel xe finio MMS, se l'è ancor vivo, sel sta ben, come mai che nol se fa vedare. A xi na manega d'ingrati!

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  2. Hai ragione Don, questi ingrati sanno solo grattarsi... sì, proprio là.
    Jani poareto el tenta lu, de smovar fora calkossa...ma qua solo ingrati che se grata!

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  3. http://www.corriere.it/ambiente/16_gennaio_20/2015-stato-anno-piu-caldo-sempre-7c870f26-bf8e-11e5-b186-10a49a435f1d.shtml
    Qui dicono che non è poi così vero che negli ultimi 17 anni il riscaldamento si è fermato...
    Ma per carità, son micca uno sciensciato come il rubbia io!! :-)))

    Comunque, che la temperatura vari anche senza l’intervento dell’uomo, non si può che essere d’accordo.

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    1. Qui siamo alla contro-contro-informazione: della serie un alto e un basso fa un gualivo. Infatti è proprio alla media ponderata che bisogna guardare, non all’impressione del momento, sulla quale fanno leva i media. Stai sereno e vai gualivo. ;-)

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    2. Il problema è che qui si sta parlando di dati già acquisiti, non di ipotesi...

      Comunque certo che sto sereno :-) mica posso far qualcosa su queste diatribe..
      E poi, più che il controllo delle temperature ho già spiegato che ritengo molto importante il controllo della popolazione mondiale con una inversione di tendenza.
      Ma se sulle temperature si possono sollevare argomentati dubbi sull’efficacia dell’intervento dell’uomo, sulla crescita demografica spero si concordi che le possibilità di intervento del bipede sono alte.

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    3. Gioska, la vita ha una vocazione insopprimibile che è quella di propagarsi. Quella vegetale e animale lo fa inconsciamente per istinto e ha come unico limite l’ambiente in cui si sviluppa. Quella umana è soggetta alla discrezione individuale e dunque dovrebbe trovare nell’intelligenza il suo governo. Il punto è che non c’è pietra di paragone di grado più elevato della vita stessa e ogni vita, nessuna esclusa, ha l’innato diritto di perseguire il suo scopo, che è quello di esistere. Nel momento in cui la si subordina a valori di grado (naturalmente, non filosoficamente) inferiore, come il benessere, la salute, ecc. si comincia a toccare un meccanismo del quale non siamo del tutto consapevoli e che può portare severi squilibri. Guarda cosa sta succedendo in Cina, per esempio, ma anche nelle nostre grasse società.

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