Già
verso metà novembre chi entra in un grande magazzino, resta abbagliato
da luci, ghirlande, scaffali a perdita d'occhio pieni di
giocattoli, palets cariche di “papillotes” (caramelle di
cioccolata) e gente che corre, improvvisamente impazzita, a
comperare giocattoli, regali e cianfrusaglie varie, spesso inutili.
E'
la “stagione natalizia” dominata dal denaro e dal consumo, a
discapito dei veri valori della festa come amore, generosità,
gentilezza.
E
anche vero che il Natale é una tradizione universale che non fa
parte di una religione, ma é tesoro dell'umanità.
Già
nell'antica Roma, nella seconda decade di dicembre, si festeggiavano
i “Saturnali” in onore del Dio Saturno, dio dell'agricoltura.
Era
un periodo di pace, di festeggiamenti e di scambi di doni.
L'imperatore Aureliano durante il suo regno, eresse un tempio a Roma
in onore del dio “Sol invictus ” fissando la data dei
festeggiamenti al 25 dicembre, inizio del nuovo anno solare. Si
bruciava nelle case, per dodici giorni consecutivi, un ceppo di
quercia, ritenuto un legno propiziatorio.
La
“buche de Noel” qui in Francia (il tronchetto) o el soco che si
metteva un tempo nella stufa a mezzanotte, sono dei residui ricordi.
Nei
primi secoli della chiesa, la data di nascita di Gesù Cristo non era
la stessa per tutte le nazioni: in Oriente alcuni celebravano il
natale il 20 Maggio, altri il 20 Aprile, altri il 17 Novembre.
In
Occidente chi celebrava il natale il 20 maggio e chi il 25 aprile.
Nessuno
conosce con esattezza né il giorno né l'anno di nascita di Gesù.
Fu
solo nel 336 d.c. che fu ammesso, dalla maggior parte delle Comunità
cristiane, il 25 dicembre come data presumibile della venuta in
questo mondo di Gesù.
Sono
strettamente legate alle feste natalizie il Presepio e l'Albero. Il
primo Presepio fu costruito da San Francesco d'Assisi nel 1300.
Il
Natale per i cristiani é la nascita di Gesù a Betlemme da Maria. Ed
é quello che S. Francesco, voleva far capire alle Genti. Gli
evangelisti Luca e Matteo descrivono: l'Annunciazione dell'angelo
Gabriele, la deposizione nella mangiatoia, l'adorazione dei
pastori e la visita dei re Magi.
S. Francesco nel primo presepio che crea vi aggiunge: la grotta, il bue
(simbolo del credente) l'asino (simbolo del pagano) ed il nome dei
tre re magi: Melchiorre, Baldassare e Gaspare, notabili pagani
venuti dall'Oriente per conoscere ed adorare il nuovo Messia e
portatori dei simbolici doni: oro, incenso e mirra.
La
tradizione del presepio é propria delle zone del sud Europa, perché
nel nord d'Europa é di costume “ l'Albero di Natale”.
Il
primo “Albero di Natale” sembra sia stato addobbato dal
missionario inglese
Bonifacio nell'VIII secolo, anche se si pensa che la tradizione sia
molto più antica. Per i Celti “l'Abete” diventa un mezzo per
celebrare “il culto della luce” nel giorno del solstizio
d'inverno, “la notte della nostra Santa Lucia.”
Ai
tempi della mia giovinezza era severamente proibito, dal Partito, tagliare
un albero di pino o di abete. Era molto più naturale avere, anche
se piccolo, il presepe.
Anche in casa mia, seppure una grossa famiglia, si trovava sempre un angolino in cucina per farlo con delle vecchie figurine in gesso, un po' di muschio, dei sassolini e sabbia. Non vi erano ghirlande, palline e luci come al giorno d'oggi ed anche se le avessimo avute, era tempo di guerra ed esisteva il coprifuoco.
Niente luci nelle strade e visibili nelle case durante le ore notturne. PIPPO ... vegliava...
Anche in casa mia, seppure una grossa famiglia, si trovava sempre un angolino in cucina per farlo con delle vecchie figurine in gesso, un po' di muschio, dei sassolini e sabbia. Non vi erano ghirlande, palline e luci come al giorno d'oggi ed anche se le avessimo avute, era tempo di guerra ed esisteva il coprifuoco.
Niente luci nelle strade e visibili nelle case durante le ore notturne. PIPPO ... vegliava...
Il
Natale era una delle feste religiose più sentite e più amate
dell'anno. Iniziava con il “Canto della Stella”.
Gruppi di ragazze e ragazzi, in ogni contrada, si radunavano in un'altura, a partire dal sedici dicembre e cantavano:
”Xe qua la nova stella...” Con il ritorno degli emigranti, per le strade e nella chiesa era un tripudio di gioia e di amore, di auguri, di baci ed abbracci.
Gruppi di ragazze e ragazzi, in ogni contrada, si radunavano in un'altura, a partire dal sedici dicembre e cantavano:
”Xe qua la nova stella...” Con il ritorno degli emigranti, per le strade e nella chiesa era un tripudio di gioia e di amore, di auguri, di baci ed abbracci.
Naturalmente
non esisteva la messa di mezzanotte. La prima messa solenne
parrocchiale era al mattino presto, con tante luci e tanti canti.
Dopo
messa, mentre le donne, la maggior parte con il brento del latte vuoto,
si recavano in tutta fretta a casa ad accudire i figli più piccoli e gli uomini anziani andavano a “scaldarsi” nelle moltissime
osterie che esistevano allora in Paese, noi ragazzini passavamo per
le case ad augurare ai Parenti un buon Natale. Non per aspettarsi la “bona man”... no,
quella la si chiedeva il primo giorno dell'anno nuovo. Si passava di
porta in porta e tendendo la mano si canticchiava: “Bon dì, bon
dì, bon ano, deme la bona man anca stano.
Oh!... ci si accontentava di poco: qualche frutto, raramente qualche centesimo. Le feste natalizie si chiudevano con la Befana, il giorno dell'Epifania, con la famosa calza appesa al caminetto. Piena di regali? Rari e semmai, di cose veramente necessarie, ma quasi sempre era riempita con qualche noce, o castagna, o fichi secchi, raro un'arancia, più sovente: carta, carbone e cenere.
Oh!... ci si accontentava di poco: qualche frutto, raramente qualche centesimo. Le feste natalizie si chiudevano con la Befana, il giorno dell'Epifania, con la famosa calza appesa al caminetto. Piena di regali? Rari e semmai, di cose veramente necessarie, ma quasi sempre era riempita con qualche noce, o castagna, o fichi secchi, raro un'arancia, più sovente: carta, carbone e cenere.
Lino Bonifaci
Per conoscere la vera storia del Natale, dobbiamo tornare ad una notte molto fredda d' inverno tra il 243 e 336 d.c., quando nell' antica Roma imperiale, amici e parenti, si scambiavano le proprie "strenne", per festeggiare il "dies natalis". Voglio tralasciare, ad altri giorni, che ruolo ha assunto il Natale nella nostra societa'. In questo momento vorrei solo che tutti noi, almeno per questi giorni, lasciassimo i problemi, che quotidianamente ci assillano, da una parte, per vivere con i nostri cari dei giorni sereni. Per fare questo dobbiamo avere e donare qualcosa che abbiamo tutti noi, ma che questa nostro modo di vivere in questa societa' sempre piu' ci sottrae, il sorriso. Natale domani finira', se saremmo riusciti a donare un sorriso, meglio ancora se accompagnato da un abbraccio, ad un amico a un nostro caro, che aveva solo bisogno di sentirsi dire: " Tranquillo, va tutto bene, conta su di me". Allora non sara' un Natale qualsiasi. Tanti auguri di un SERENO Natale a tutti i followers. Lux
RispondiEliminaGrazie per l'augurio e per il bel commento. Altrettanti auguri a te.
RispondiEliminache bel racconto signor Lino, mi ha comossa e mi ha fatto ricordare cose della mia gioventu. grazie
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