Stavolta non scriverò di storia locale, anche se questa riflessione
parte proprio da lì.
Più volte ho accennato in questo Blog alle terribili circostanze
che vissero i nostri avi due secoli fa, durante quella prima metà del millettocento,
dove si sommarono carestie, fame, pestilenze e conseguenti sommovimenti sociali. Queste condizioni furono peraltro comuni con
buona parte del mondo d’allora ed ebbero origine da un fatto
naturale, ancorché straordinario.
Nel mese d’aprile del 1815, mentre a Vienna, nel casello di Schönbrunn, i Grandi del Mondo tenevano quel Congresso che avrebbe ridisegnato l’Europa dopo il ciclone
napoleonico, un’eruzione vulcanica di straordinaria potenza avveniva nell'isola
indonesiana di Sumbawa. A stima degli
esperti la più violenta degli ultimi diecimila anni.
Oltre 100 Km³ di materiale, 150 miliardi di m³ di roccia, cenere e altri materiali piroclastici furono espulsi dal vulcano Tambora . Un evento 100 volte maggiore dell’eruzione del monte Sant’Elena del 1980, più grande di quello del vulcano Krakatoa del 1883.
Oltre 100 Km³ di materiale, 150 miliardi di m³ di roccia, cenere e altri materiali piroclastici furono espulsi dal vulcano Tambora . Un evento 100 volte maggiore dell’eruzione del monte Sant’Elena del 1980, più grande di quello del vulcano Krakatoa del 1883.
Quell’eruzione esplosiva, creò disastri di proporzioni
bibliche: 12.000 persone morirono subito e si calcola che ci furono almeno
altre 80.000 vittime per fame e carestie che seguirono il disastro. La fitta
polvere rimase in atmosfera per moltissimo tempo, rendendola opaca ed impedendo
ai raggi solari di penetrare l'atmosfera per arrivare sul suolo terrestre.
Questo produsse un notevole cambiamento climatico a livello planetario, con
inverni freddissimi, estati mancanti, raccolti carenti ed un considerevole
depauperamento di vaste aree del pianeta. Secondo la scala VEI (Volcanic
Explosion Index) questa eruzione viene classificata pari a 7 come “super
colossale” e si trova al quarto posto degli eventi più distruttivi del nostro
pianeta dalla sua nascita.
L’evento catastrofico non ebbe subito eco in Europa.
Nessuno poté collegare alla polvere scagliata nell'alta atmosfera dal vulcano
la sequenza di tramonti intensamente rossi che si registrarono qui da noi. Con la
polvere, furono liberate milioni di tonnellate di acido solforico che, grazie
alla posizione quasi equatoriale del vulcano esploso, trovarono in quota i
venti perfetti per globalizzare l'effetto dell'esplosione. Gas e polveri si
diffusero così su tutta la terra
alterando la capacità delle nubi di assorbire e riflettere la luce solare.
Gli effetti sul clima si manifestarono l'anno successivo, con un'estate
Gli effetti sul clima si manifestarono l'anno successivo, con un'estate
L’anno della fame! “A l’è longo come l’an dela fame”, erano
soliti dire i nostri nonni, quando volevano enfatizzare qualcosa di veramente
interminabile. Loro la memoria la coltivavano!
Piogge torrenziali e freddo intenso rovinarono i raccolti in
tutta l'Europa, fecero marcire le sementi, dando il via a un circolo
vizioso di carestia, povertà e malattie che infuriarono fino al 1818, quando
finalmente il tempo ritornò alla normalità. Ma la crisi non era finita perché la popolazione era debilitata dalle malattie e non aveva più la forza per approfittarne*.
Il prezzo pagato alla carestia fu altissimo, con decine di migliaia di morti per denutrizione nella sola Europa. In Irlanda, alla perdita del raccolto di patate si sommò l'epidemia di tifo che decimò la popolazione. I sopravvissuti emigrarono in massa negli Stati Uniti dove, nel 1817, si registrò un picco senza precedenti di arrivi dall'Europa. Nella stessa costa orientale degli States, stimano fosse stata proprio la carestia a stimolare la corsa all’Ovest.
Il prezzo pagato alla carestia fu altissimo, con decine di migliaia di morti per denutrizione nella sola Europa. In Irlanda, alla perdita del raccolto di patate si sommò l'epidemia di tifo che decimò la popolazione. I sopravvissuti emigrarono in massa negli Stati Uniti dove, nel 1817, si registrò un picco senza precedenti di arrivi dall'Europa. Nella stessa costa orientale degli States, stimano fosse stata proprio la carestia a stimolare la corsa all’Ovest.
Fu la peggiore crisi climatica di cui si abbia memoria nel
corso dell'ultimo millennio.
Questo è un illuminante esempio di cambiamento climatico, temporaneo, ma non per questo meno distruttivo, indotto da un fenomeno tanto preciso quanto trascurato: una colossale eruzione vulcanica, duecento anni fa. Un'epoca non proprio distante da noi e ben presente nella memoria collettiva dei nostri vecchi. Anche molta dell’arte figurativa e della letteratura del tempo testimoniarono in vario modo la crudezza di quel periodo.
È per questo che sono infastidito dalla martellante campagna
in corso circa il cambiamento climatico. I Grandi della Terra che si
preoccupano per noi e mettono in campo politiche miliardarie per contenere di qualche frazione di grado il previsto l’aumento della temperatura del pianeta, sulla base di teorie e previsioni che non mi
convincono affatto e che personalmente ritengo discutibili. Mi pare piuttosto tutta una gigantesca montatura per
altri fini e scopi meno dichiarabili. Quando mai poi la Politica si è preoccupata di prevenire i disastri?
Penso sia lecito essere critici e stare all’erta.
Penso sia lecito essere critici e stare all’erta.
Nonostante i megacomputer attuali, non si riesce a predire l’andamento
del tempo per più d’una settimana con sufficiente approssimazione, ma si pretende di farlo per quello del clima con
orizzonti di decenni. Basta una
flatulenza della Terra, come quella del Tambora, per farci sentire i minuscoli esseri
che siamo e mandare a ramengo tutte le umane previsioni.
La storia della Terra è molto più lunga della nostra a
avrebbe molto da insegnarci se non fossimo così superbi da pensare di poter
gestire tutte le sue variabili con i nostri computer, invece di rispettarne i
cicli e coglierne le sofferenze.
Che l’inquinamento sia un problema, è indubbio; ma lo è parimenti il consumismo sfrenato e il conseguente depauperamento
delle risorse del pianeta su cui si basa gran parte del nostro sistema di vita
ed è ampia causa del primo.
Ho l'impressione che si stiano concentrando tutti sul tubo di scappamento, come per lo scandalo Volkswagen, ma che non abbiano nessuna intenzione di cambiare il motore; o almeno provarci.
Gianni Spagnolo
*Per restare in Valle, apprendiamo dalle cronache di Don Cristiano Rossati, cappellano di Scalzeri, che dovettero chiamare uomini da Montepiano per falciare i prati, perché non c'erano al maso uomini sufficientemente in forze da potervi provvedere.
Sono d'accordo con te Gianni parola per parola, e non si tratta di fare gli struzzi come taluni dicono, ma anzi, di essere più attenti e critici rispetto al pensiero dominante. è davvero singolare come su questi temi si trovino accordi impensati e non si riesca a fermare le decine di guerricciuole che fanno migliaia di morti ogni giorno e ci tengono sotto scacco. Prima di pensare a salvare il pianeta tra qualche secolo sarebbe forse meglio salvare noi oggi. Io se permetti faccio spesso questo esempio: si da sempre grande spazio ai ritrovamenti della prima guerra mondiale sui ghiacciai, in particolare sull'Adamello che conosco come le mie tasche; bene, se oggi riaffiorano dal ghiaccio le baracche dei soldati vuol dire che all'epoca le avevano costruite sotto? Si chiama domanda retorica, ma la risposta non lo è affatto, no, le avevano costruite ben lontano dalle lingue glaciali, chi mai costruirebbe un rifugio sopra il ghiaccio in movimento, oppure appena nei pressi? Ma ogni qualche mese i giornali titolano rispuntano le baracche della prima guerra mondiale i ghiacciai si sciolgono... Certo si sciolgono ma non è certo la prima volta come non sarà l'ultima, se i romani coltivano la vite in Inghilterra, se oggi sembra che qualcuno incominci a pensarci aspettiamo almeno il vino inglese prima di disperarci, con quel clima potrebbero fare dell'ottimo Gevürtztraminer. Un caro saluto Andrea
RispondiEliminaUn post zeppo di errori di ortografia e sintassi,chiedo venia. Ho scritto in condizioni impossibili mi auguro comunque che il senso si sia capito.Andrea
RispondiEliminache bello leggere le tue spiegazioni Gianni su tutto quello che scrivi, interessanti. continua cosi
RispondiEliminaIo vi manderei entrambi a vivere in città... basterebbe Vicenza, ma se volete di più guardate foto e filmati di come passeggiano per le vie cittadine in quel di Tokio, Hong Kong, Milano, NY eccetera...
RispondiEliminaO ci mandiamo solo il Fassa?
Qual è la differenza sostanziale tra il vulcano del 1815 e la situazione attuale?
RispondiEliminaChe si trattò di un evento unico, per quanto importante, e fortunatamente cessò il suo effetto dopo qualche anno.
La situazione attuale è diversa: non ho i dati per fare un paragone da un punto di vista dell’effetto serra tra le emissioni annuali odierne e quel fenomeno, ma queste sono continue ed hanno portato il livello di CO2 nell’atmosfera del pianeta ai massimi dell’ultimo milione di anni (circa..).
Sulla conferenza di Parigi, credo che abbiano fatto il possibile, ma è sufficiente, basta?
Anch’io ho enormi dubbi, ma, come dici tu, credo non si sia legato questo problema con il “consumismo sfrenato e il conseguente depauperamento delle risorse del pianeta”
Ovvero è difficile affrontare un problema senza dover affrontare gli altri.
Ora dico la mia banalità: siamo in troppi al mondo!!
Vediamo se riesco ad essere meno banale provando a spiegarlo...:
in natura, in un ecosistema ci sono le varie specie in equilibrio tra loro, quando un predatore aumenta, allora le prede diminuiscono, i predatori muoiono di fame e si ritorna all’equilibrio.
Oppure epidemie che modificano temporaneamente (anche per decenni..) l’equilibrio.
Anche per l’uomo, vi sono stati periodi storici critici, ma si è sempre stati ininfluenti sull’ambiente della terra, perché eravamo in pochi e non avevamo la capacità di consumare che abbiamo ora.
Ora non è più così, si può continuare a negarlo, oppure far finta di crederci, ma con la finalità di avere un ritorno economico per il “vero“ credo (che in parte si avvicina al l’ultima conferenza).
È sicuramente utile e necessario virare l’uso delle energie dal fossile al rinnovabile, ma non sono così ottimista, e poi l’uomo non è perfetto; diciamolo: se può inquinare inquina!!
Credo che si possa diminuire l’impatto dell’uomo sull’ecosistema, ma non si arriverà ad annullarlo.
Pertanto, se in maniera graduale ma convinta, si iniziasse da subito una pianificazione globale delle nascite, (che non si fa con l’aborto!!) con l’impegno di dare a tutti i vivi una vita decente, allora si potrebbe dare una prospettiva al nostro futuro, ovvero arrivare ad essere in equilibrio con l’ecosistema mondiale. (ci vorrebbero tanti decenni...)
Mi rendo conto che, tra il dire e il fare, in questo caso, non basta un oceano....
Come l’affrontano la questione molti: dicendo che in una situazione di benessere automaticamente diminuiscono le nascite.... Basterà? Ho i miei dubbi, anche perché c’è un altro piccolo particolare: che se diminuiscono le persone diminuiscono anche i consumatori, e cioè vado ad intaccare uno dei mantra del capitalismo consumista attuale.
Però, le leggi che governano l’ecosistema mondiale non le ha fatte l’uomo, ci si deve adeguare, se si vuole vivere.
Invece le leggi economiche, si possono modificare, cambiare l’attuale visione di sviluppo che in caso di una decrescita imploderebbe.. ma è veramente tanto difficile.
Comunque Gianni, la prossima volta che arriva Mercalli in zona a fare una serata, andiamo ad ascoltarlo, esporrai i tuoi dubbi e vediamo cosa risponde.
Cari io non credo proprio che l'uomo sia un bene per la terra, non fraitendetemi, tutti abbiamo davanti agli occhi i disastri che esso crea ogni giorno, l'anonimo che mi augura di vivere in città sappia che l'ho fatto a lungo prima a Milano e poi a Torino, ne ho cognizione, lui magari non ha mai preso posizione contro la Valdastico Nord, (presunzione per presunzione) Ecco signor GiosKa lei non dice affatto una banalità: siamo troppi al mondo è una verità incontestabile e ha ragione anche quando dice: le leggi che governano l’ecosistema mondiale non le ha fatte l’uomo; appunto e come crede l'uomo di poter influire in maniera così invadente sulla storia dell'ecosistema stesso? Ecositema che conta miliardi di anni e che altri ne conterà ancora. Però c'è una grande verità nelle parole di Gianni:
RispondiElimina"Ho l'impressione che si stiano concentrando tutti sul tubo di scappamento, come per lo scandalo Volkswagen, ma che non abbiano nessuna intenzione di cambiare il motore; o almeno provarci." Ecco io non metto in dubbio che riscaldamento o non, alla fine la razza umana finirà il proprio ciclo sul Pianeta Terra, resta la domanda principale, come mai su eventi futuri incerti i potentissimi della terra trovino accordi in una settimana e sul resto continuano come se niente fosse? Per esempio quanti motori a idrogeno sono stati messi in commercio in questi anni, vi rendete conto che il motore delle nostre automibili è quello inventato da un certo signor Karl Benz nel 1879 (vado a memoria facile verificarlo in rete. Le comunicazioni... unico progresso degli ultimi due secoli XX e XXI, non a caso credo)In definitiva l'uomo sta lentamente distruggendo se stesso non il Pianeta, che senza questa razza infestante arrivata a 7 miliardi di individui vivrà molto meglio e forse proprio la reazione del Pianeta funzionerà da regolatore. Io con Gianni condivido anche un altro motivo di iquietudine, ma davvero lo Zar russo si preoccupa del riscaldamento globale? Lui che è pronto a usare l'atomica? E il Cinese che ogni anno lascia sepellire centinaia di minatori per il suo carbone? E l'Americano che da solo inquina più di tutti? Poi se permettete da amante dei fumetti e da modesto cialtrone quale sono, finisco con Asterix: "Che il cielo cada è certo, ma di sicuro non domani" Un caro saluto a tutti.
Caro Any delle 15.34: non darti pensiero che non ho l'anello al naso. Ho lavorato in Cina per diversi anni e conosco Pechino forse meglio di Vicenza. Sia prima che dopo le Olimpiadi, quando si dilettavano a inseminare a manetta le nuvole con ioduro d'argento e polvere di cemento per stimolare le precipitazioni e lavare l'atmosfera, con esiti anche comici se non fossero stati tragici.
RispondiEliminaCaro il mio Gioska, secondo me la denatalità è un'altra bufaletta; l'uomo ha migliori risorse di quanto si creda se usa bene la testa. Ti racconto una storiella(semiseria ma vera). Verso il 1880 New York contava neanche un paio di milioni d'abitanti e gran parte dell'economia e dei trasporti utilizzava la forza motrice animale. Qualcuno predisse che così non poteva durare e che si era raggiunto il limite di sviluppo. Aumentare ancora città e abitanti avrebbe significato essere sommersi dalla popò (di cavallo). Insostenibile, bisognava assolutamente fermarsi! Senonché qualcuno (due italiani, fatalità) avevano nel frattempo inventato il motore a combustione interna che rivoluzionò il mondo e permise a NY di raggiungere con nonchalance gli attuali 8,5 milioni di abitanti e altre città traguardi ben maggiori. Analogo discorso si può applicare all'agricoltura. Peraltro il "crescete e moltiplicatevi" mi pare sia stato detto da uno che sapeva il fatto suo. ;-)
E vabbuono Gianni, allora c’era qualche miliardo di persone in meno :-)
EliminaE comunque di recente un appartenente alla stessa fazione ha detto:
“non fate figli come conigli”.
Pensa che anche un gran comico come Natalino Balasso ha criticato coloro che parlano di sovrappopolazione.
Lo so che è poco considerato questo argomento, non per niente durante tutta la conferenza parigina non ne ho mai sentito parlare.
Sono purtroppo abbastanza convinto che sia un grosso errore, e temo che in un futuro questo contribuirà ad amplificare delle gravi problematiche.
Banalmente, chi vivrà vedrà.
Ma sinceramente non capisco, al livello di consapevolezza che l’umanità ora potrebbe avere, perché ci si intestardisca a voler continuare ad aumentare la popolazione.
Lo ritengo poco intelligente.
Interventi interessantissimi
RispondiEliminaGrazie.
Gianni Sindaco Subito!
Interessante questo tema e anche il dibattito. Ho anche io parecchi dubbi al riguardo. Finalmente non si commenta solo di scemate.
RispondiEliminaNon ho detto, nè ad Andrea, nè a Gianni, che non abbiano sperimentato le brezze
RispondiEliminadi città inquinate, ho detto solo che provassero a viverci, senza sapere che le hanno già provate;
ma non le hanno scelte per viverci, non smaniate per tornarci, vero?
E non potete dire che in una settimana i "grandi" si son messi d'accordo; o non ricordate quante volte invece NON si sono messi d'accordo?
Voglio poi vedere l'attuazione di questo accordo… e questa sarà una nota dolente!
Chiaro: a qualcuno fa comodo, ci ha interesse, in questo accordo. Noi siamo sempre nulla.
Non sono state le parole del Papa a scuotere quelle coscienze, andiamo, ci arriviamo in molti.
Se, putacaso, il Vesuvio esplodesse facendo che so, due milioni di vittime… bene, nel ciclo attuale delle vita del pianeta sarebbe come se per il mondo delle formiche andasse distrutto un formicaio… nessun dramma planetario, una inezia.
Se pensiamo a quante vittime, correnti, della necessità di spostamento (strade, autostrade, aeroporti ecc,), un'altra inezia.
Se pensiamo a quante vittime della fame… sempre una inezia.
Ma quando a livello planetario l'atmosfera è satura di gas, polveri, fumi, eccetera, accompagnata da deforestazioni accanite, in aggiunta agli altri fenomeni naturali e ciclici ricordati, il ritmo non è più quello proprio della terra; non possiamo nasconderci sugli eventi superati del passato. La situazione E' grave!
Non una sola vita è un'inezia. Non una sola vita. lasciamo le bestemmie fuori da questo dialogo per favore. La morte di ognuno è la sua personale e irrecuperabile fine del mondo. Non sono parole mie, ma di mia madre laureata alla quinta elementare di Bonneval sur Arc; emigrante per censo, custode di capre per elezione. Io continuo ad essere sospettoso del modo di comunicare questa presunta futura fine del mondo, mentre si continua a fare esattamente quello che non si deve fare per evitarla. Peraltro io continuo a nutrire una grande fiducia nell'umanità che troverà un giorno, io credo, l'equilibrio cercato per 100.000 anni e mai trovato, ma se permettete la natura è infinitamente più forte di tutto. Questa bilia azzurra danzante, questo pulviscolo di eterno ci sopravviverà statene certi, qualsiasi cosa facciamo ci sopravviverà. Un caro saluto anonimo,(peccato non poterla chiamare per nome)anche per me la situazione è grave, ma poco seria. Andrea
EliminaCaro Andrea, stai interpretando male: ovvio che anche una sola vita non è una inezia, scherzi?
EliminaStiamo comparando con le catastrofi che si stanno profilando, pensavo fosse chiaro.
Che queste non siano la fine del mondo, è altrettanto chiaro, ci vorrebbe di più e di più.
Sono le conseguenze, che potranno essere tali da rendere inezie quelle degli esempi. La terra potrà continuare, senza di noi.
Riprendo il discorso dell’anonimo del 17 dicembre 2015, ore 11:35.
RispondiEliminaLe scemate sono quelle degli altri, non le proprie, oppure i propri comportamenti.
Parlare dell’inquinamento che ci potrebbe portare alla catastrofe, può risultare sterile ed inutile se non implica una modifica del nostro comportamento quotidiano.
Faccio di seguito, per la comprensione di tutti, due semplici esempi.
Ridurre un po’ la velocità della propria macchina durante i trasferimenti, oltre ad aumentare la sicurezza personale e quella degli altri, si traduce in un notevole risparmio di combustibile e, in proporzione, una minore produzione di gas di scarico nocivi.
Evitare di bruciare la bottiglia di plastica ed altre porcherie nella nostra stufa di casa, anziché smaltirla seguendo le norme di legge e quelle del vivere civile, comporta la mancata emissione di diossina nell’aria che respiriamo.
Risulta sterile annunciare accordi mirabolanti e nel contempo incrementare imperterriti la produzione di carbone, falsificando le rilevazioni sui gas prodotti, come fanno alla luce del sole soprattutto Cina, Stati Uniti ed India, modelli di stato-canaglia.
Cerchiamo di essere almeno coerenti, modificando il nostro agire.