giovedì 10 dicembre 2015

GIOSTRA - di Lino Bonifaci



Carmelo Spagnolo, detto Berto, (nome di battaglia GIOSTRA) é nato il 16 luglio 1924 a San Pietro Val d'Astico contra' Righele, nel comune di Rotzo. Il padre, Titòn da Bellasio, sposò una Pierotto dai Valeri e fu padre di quattro figli.
Come succedeva spesso a quel tempo, “Berto” dovette sopportare il peso de “far vegnér sù” i propri fratelli, cominciando da giovanissimo ad accudire con la madre, alle cose domestiche ed ai lavori dei campi.
Il padre era riuscito a comperarsi un cavallo e, come una decina e forse più di altri compaesani, faceva il “cavalaro”.
Triste mestiere che consisteva: partire poco dopo la mezzanotte, con il cavallo che trainava “el baròsso”, un poderoso carretto con dei grossi “branchi” e solide ruote, e recarsi per la strada erta e sterrata della “Singéla”, fin lassù in montagna a caricare le “bore” e trasportarle nelle tre o quattro segherie che esistevano a quel tempo. Ma il legname, tajà, ramà e scorsà dai boscaioli, si trovava molto spesso, anzi quasi sempre, molto lontano dalla strada. Ed allora, sole o vento, pioggia o neve, per parecchi giorni, bisognava trascinarlo “a strosso”, senza sentieri e spesso per zone impervie, fino al luogo dove lo si poteva caricare.

Cominciò da ragazzino a seguire il padre con grande discapito della scuola. A nulla servivano gli avvisi e le minacce dei professori e ripetevano le classi... ”i passava par vecchiaia”.
Era frequente infatti che in quinta, uno scolaro “normale”, trovasse dei compagni di tre o quattro anni più vecchi di lui. Erano i figli delle famiglie più povere che avevano bisogno del contributo di tutta la manodopera familiare per poter sbarcare il lunario.
Berto” fu uno di costoro, vittima della povertà e della miseria morale molto diffusa in quei tempi!!!
Vennero giorni più duri con l'arrivo della guerra: il primo anno di naja negli Alpini, l'otto settembre, la diserzione, e una nuova vita nella montagna da partigiano nella Brigata Mazzini della divisione GAREMI, ”GIOSTRA“ (nome di battaglia).
Combatté, col caldo d'estate e col gelo d'inverno, sotto la neve, con tanta fame, con continui spostamenti, e sempre in pericolo d'essere preso.

Seppe distinguersi per valore e coraggio nella lotta contro il nemico tedesco, partecipò a vari attacchi a convogli e depositi di armi.
Scampò per miracolo al rastrellamento del gennaio '44.
In riconoscimento della sua bravura fu nominato sergente e vice segretario dell'appena nata A.N.P.I. Associazione Nazionale Partigiani d'Italia.
Alla data del 5 aprile 1945, l'Associazione venne designata come “ENTE MORALE” comprendeva unitariamente, tutti i partigiani che avevano lottato contro i nazisti e fascisti, per la pace e la libertà. Ma non tutti furono dei veri partigiani e onorarono questo Ente morale.
A molti di loro, approfittatori dell'ultima ora, fascisti fino al giorno prima, eroi il giorno dopo, fu permesso di macchiare indelebilmente il nome di partigiano, commettendo atroci e criminali vendette, spargendo il sangue innocente dei propri fratelli e concittadini come gli assassini commessi a San Pietro, Pedescala, Schio, molto dopo la fine delle ostilità.

Ancor oggi si sente dagli anziani: ”no sta parlarmene a mì dei partigiani”!!!
Grazie alle conoscenze che “Berto“ aveva potuto fare da partigiano, riuscì assieme alla dirigenza ad organizzare parecchie adunate regionali nel nostro paese con la partecipazione di eminenti personaggi del mondo partigiano. Documenti alla mano... i muri del corridoio d'entrata di casa sua, sono tutti tappezzati di fotografie di avvenimenti con Comandanti, Capi e Compagni d'armi, nonché di lui stesso in varie divise.
Fra tante manifestazioni, da ricordare la sua presenza alla consegna della Medaglia d'Argento al Valore Militare, che nel 1983, il Presidente Sandro Pertini, aveva assegnato al Comune di Valdastico.
Negli anni riuscì a edificare un monumento in onore e gloria al Partigiano che campeggia in bella vista nel prato vicino a casa.
Per mancanza d'istruzione, non seppe monetizzare tutte queste conoscenze e passata l'ebbrezza della vittoria, come il più povero degli abitanti della Val d'Astico, fu costretto a prendere la valigia.
Partì, come tanti suoi concittadini, in treno fino a Bardonecchia, e poi con i contrabbandieri, di notte tempo, con dieci gradi sotto zero, per il passo della Rho attraversò la frontiera e giunse a Modane, dove subito trovò lavoro. Per tanti anni girò la Savoia dalla pianura all'estremo nord, Bonneval sur Arc (2000 m) e Treduson (Entre deux eaux) (2800m.).

Stanco di girare il mondo, lavorò negli ultimi anni in Italia. Ora da parecchi anni si gode, pacifico e tranquillo, la meritata pensione.
Lino Bonifaci

13 commenti:

  1. Continui a sorprendermi Lino, mai avrei pensato ad un tuo pezzo su Giostra. Di solito sei preciso e documentato, qui però devo farti un piccolo appunto, dato che non penso che il blog rientri fra le letture preferite dell’interessato. Il padre di Giostra era un Lusso: Titon da Belasio, detto così per distinguerlo da Tita Lusso, un suo cugino. Sua madre, invece, era dalle tue parti: non ti ricordi della Orsoleta dai Valergi? Una Pierotto dunque e non Pretto. Sulle avventure partigiane non mi pronuncio, io a quel tempo non mi misi in gioco e rispetto chi lo fece, a prescindere.

    RispondiElimina
  2. Dici : "commettendo atroci e criminali vendette, spargendo il sangue innocente dei propri fratelli e concittadini come gli assassini commessi a San Pietro, Pedescala, Schio, molto dopo la fine delle ostilità.""

    Bravo Lino, peccato che nessuno voglia fare i nomi: sarebbero troppo grosse le sorprese?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Wovon man nicht sprechen kann, darüber muß man schweigen.

      Elimina
    2. Du bist gut, man muss auch die Wahrheit wissen zu erzählen.

      Elimina
    3. Parle' come che magne' o come ve ga insegna' vostra mare, che de cimbro non gavi' gnanca le recie.....

      Elimina
    4. Grazie ,Philo, per i tuoi rimproveri e per le tue precisazioni e
      scusami la mia leggerezza.Son passato dalle sue parti,l'ho visto
      alerte vecchietto novantenne, vicino al suo monumento. Per me Illustre
      sconosciuto, le ho detto: raccontami....Tutto qui.
      Anonymous "homo homini aut deus aut LUPUS".
      Sponcio, il tuo pseudo cimbro é per me altrettanto incomprensibile
      che per te il mio swahili.

      Elimina
    5. Non credo sia cimbro ma una famosa citazione in originale di Ludwig von Wittgenstein che significa: "Su ciò di cui non si può dire, si deve tacere” (Non so il tedesco ma l'ho trovata in rete). Pare che al Don piace di parlare per enigmi e astrusità che capirà forse solo lui.

      Elimina
    6. Amleto, giusta traduzione. Anonimo ha risposto:"Tu sei buono, bisogna sapere la verità per poterla raccontare"

      Elimina
    7. Bravo, quando sai la vertità la devi dire!

      Elimina
    8. Ammmarie! Sei sicuro di quel che dici?
      Vitu belo, la verità, ...a la xe fa la pele dele balote. La xe solo una, ma te pui tirarla andò che te vui o te pui.

      Elimina
  3. Purtroppissimamente, carimie, la prima vittima di ogni guerra è sempre la verità.

    RispondiElimina
  4. E secondo VOI chi detiene la verità VERA ??? E che cosa é la VERITA'?
    Quando nel vangelo della passione, PONZIO PILATO chiede a GESU'
    "QUID EST VERITAS ?" (Che cosa é la Verità ?) non attese la risposta
    se ne ando', pensando che Gesu' non avrebbe saputo rispondere.
    Facendo l'anagramma di :"Quid est veritas ?" risulta
    "est virus qui adest." cioé Gesu'. Lui solo é via, VERITA',vita.
    Molto spesso le "VERITA'"che diciamo a noi stessi, sono semplicemente
    dei frammenti di "verità" e a volte non sono nemmeno "la verità".

    RispondiElimina
  5. Lino ha voglia di scherzare!

    RispondiElimina

La vignetta