Vorrei che tutti gli interessati la leggessero. In queste parole, trovate in rete, credo ci sia il desiderio di tutti noi. Tutti, nessuno escluso, quando siamo ammalati diventiamo fragilissimi, sia fisicamente che emotivamente.
- Lettera a cuore aperto -
Caro dottore/d.ssa, ti prego ascoltami...
Quando vengo da te sono confusa, spaventata, preoccupata.
Guarda le mie analisi e i referti che ti servono, ma guarda anche me.
Lasciami lo spazio per porti qualche domanda, anche se inesatta, incerta, fuori luogo.
Il mio cuore e la mia anima sono fragili e le tue parole possono molto.
Vengo a te perché pongo la mia fiducia, il mio tempo, i miei soldi, nella tua persona.
Lasciami lo spazio di chiedere e se puoi, rispondi, anche brevemente, anche con un: "di questo non so".
Ogni incontro ha la forza di aiutarmi o atterrarmi.
Lascia che esca dal tuo studio, possibilmente più leggera, e se ciò non possibile, almeno consapevole che la battaglia, qualunque sia, la combattiamo insieme.
Non lasciare che le mie paure e i miei dubbi, tornino a casa con me, per il timore e la paura di chiedere.
Caro dottore/d.ssa, ascoltami, solo così l'alleanza terapeutica avrà vita.
(Elettra web)
a proposito un dovuto pensiero va al nostro amatissimo dottore ernesto
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RispondiEliminaGiulio
Stiamo tutti vivendo un periodo "particolare" percio e importante essere presente nel blog bronsescoverte, per scrivere le nostre esperienze ,l’articolo qui sopra mi da l’opportunita di farlo.Siamo negli anni 1981/90 in séguito à una grave malattia sono stato curato nel servizio di radiothérapia del CHU Mondor in periferia di Parigi. Haveva nome Lebourgeois Jean Pierre il professore ( doyen) che si occupava di me. Eravamo a l’inizio dei trattamenti per radiothérapia e posso dirlo non c’era la precisione di oggi. Dopo avere terminato il trattamento che duro 2 mesi havevo delle visite di controllo ogni 6 mesi. Mi conosceva bene il professore,sapeva chi ero ,le mie origini; parlavamo di tutto:di societa,del mondo lavorativo,di politica,della sanita ,conosceva molto bene ĺa Cina,dove si recava spesso per insegnare la sua specialita, e stato anche a l’origine della costruzione di un grande ospedale in quel paese, mi parlava dell’italia che conosceva bene ,conoscendo le mie origini Venete mi parlava della nostra cultura:Venezia,il lago di garda,Vicenza di Palladio e poi della sua gastronamia fra le quali " polenta e baccala". Dopo avere chiaccherato un bel po, mi parlava di me e di come stavo,come mi sentivo? mi faceva delle domande ,la prima di tutte era sempre: "hai dimagrito rispetto a l’ultima visita"? e altre domande seguivano e alla fine dava il suo diagnostic che mi rassicurava, dicendomi "ci vediamo tra 6 mesi " quando uscivo da l’ospedale andavo farmi un buon ristorante perche mi haveva tolto un peso énorme, dopo 2 anni siamo siamo passati a una controllo annuo. Molti anni dopo ( 8/9 forse) una mattina ricevo una telefonata dalla sua secrétaria per dirmi che l’appuntamento con il professore Lebourgeois e anullato!! Chiedo subito la ragione, lei mi risponde: il professore Lebourgeois e morto!!! Sono rimasto di marmo, mi si e ghiacciato il sangue ,una sensazione che non si puo déscrivere ,mi sono messo a piangere ,come un bambino, come mai mi e sucesso, era impensabile che un medico come lui potesse partire cosi; era bello come un apollone, giovane grande e sano, e se ne va cosi!!!Scrivo questa esperienza vissuta,per dire che questo periodo grave che ci rende piu fragili, e normale e umano volere essere rassicurati diventa un bisogno di sentire certe parole da quel dottore/ssa che ci protègge.Passera anche questa pandemia ci saranno dei giorni piu belli e felici ,per ora prendete cura di voi e degli altri.