【Gianni Spagnolo © 21III3】
Non vorrei apparire ripetitivo o scostumato insistendo sull'argomento, ma considerato il vivo interesse manifestato dal pubblico, nonché l’importanza di sottolineare i nostri inoppugnabili primati, torno sul tema delle “Pissote” paesane rappresentandone una carrellata completa.
Come si evince dalle foto, esse non hanno alcuna funzione di sostegno o di far da barbacane ai muri, ma esclusivamente quella di occupare tutti gli angoli dei fabbricati, piccoli o grandi che fossero, che potrebbero essere usati per indecenti libertà o per improbabili agguati ai passanti. La cura con cui si è provveduto a lisciarne la superficie ne da ampio credito. Quindi è del tutto assodato che siano "Pissote" D.O.C. a tutti gli effetti.
Considerando che probabilmente queste sono le prime testimonianze dell’uso del cemento in paese, rappresentano anche una sorta di archeologia edilizia. La sagrestia è infatti sostenuta da travature sagomate in cemento armato che poggiano su massicce murature in pietra. Siamo infatti nel primo dopoguerra, quando è stata costruita anche la diga del Chéstele e incominciò il passaggio dalle costruzioni con calce viva a quelle miste anche con cemento e calce idraulica.
La zona degli Slisseghi pare sia un luogo un po’ border-line, particolarmente evocatore delle parti intime, dato che ha sempre ospitato graffiti e iscrizioni di riferimento pelvico. Si vede che la vicinanza al luogo sacro invitava i meno timorati a dar sfogo alle espressioni più profane, sia del corpo che della mente; magari per reazione al conformismo bacchettone un tempo imperante. Notiamo come la tradizione sia rispettata ancor oggi, con colorate e vistose iscrizioni che trovano negli Slìsseghi un’ottima lavagna.
Non mancano tuttavia interiorità e angosciosi dubbi edipici, come quel: Come potrò dire a mia madre che ho paura? Che adorna a caratteri cubitali l'ultimo slìssego e che c'interroga fin nel profondo dell’anima. Anche perché l'amico "IT", il più recente decoratore, nonostante l'esuberanza ormonale, pare sia in fondo un po' triste. Ancor più cupi e misteriosi appaiono invece i graffiti neri sottostanti, probabile opera di generazioni precedenti con non minori paturnie. La porta del sottochiesa rappresenta inoltre un manifesto piuttosto variegato delle sensibilità dei nostri giovani, o per lo meno dei frequentatori di quei luoghi oscuri e meriterebbe un esame più specialistico ed approfondito. Magari essere oggetto di una tesi di laurea in psicologia, tipo: " Tra il sacro e il profano: fenomenologie giovanili di un paese della montagna vicentina".
È un vero peccato che le scalette che scendono al vecchio Ricreatorio siano in quelle condizioni e che la frana del “Parco delle Rimembranze” ostruisca da troppo tempo il passaggio col Cinema. Per tacere delle incivili condizioni del Ricreatorio stesso. Se vogliamo ottenere il "Guinness World Record" per le pissote più grandi del mondo, bisognerà prima rendere più agibile il sito e arricchirlo di stimoli culturali. I temi possono essere i più svariati: le pissote giganti, l’archeologia edilizia, la street-art, le sindromi giovanili e i anche i Cimbri.
Eh si, ciò, i Cimbri i centra ancamassa! Perché ci sarà pur un motivo per cui quel luogo è stato dedicato specificamente a loro. Salvo non fosse in antico prerogativa dei Cimbri di farla fuori dal vaso, ma di ciò non abbiamo certezze. D'altronde gli studiosi si sono concentrati solo sullo studio della loro lingua, mica di altre parti del corpo.
Il totale delle pissotte documentate nella zona sacra è dunque di sei, salvo errori&omissioni. Il Sei in numerologia è un numero mistico e ambivalente nel suo significato, in quanto è il numero dell’equilibrio e dell’ordine perfetto. Può ben predisporre all’unione con il divino, ma allo stesso tempo può generare confusione, turbamento e illusione. Vabbe', se non ne salta fuori una settima, direi che un po' ci siamo.
Le foto sono del nostro fotoreporter Cesco Coga (alias Francesco Lorenzi), che ringraziamo.
e vero e un peccato vedere quella stradina che noi bambini frequentavamo spesso sia ridotta cosi.a proposito vorrei focalizzare l"attenzione sull"argomento cinema,e una vera vergogna vedere uno stabile che fa parte della storia del nostro paese ridotto cosi
RispondiEliminaDici bene Amelio. Almeno lo si potesse demolire e ricavarne un parcheggio che servirebbe molto a quelli che salgono in ferrata per le Giare, ma credo che le idee, per quanto buone, tali rimangono se non si possono attuare causa mancanza di cassa. I tempi son quelli che sono. A meno che... non si possa concretizzare con i "fondi odi", ma ignoro tutti i meccanismi...
EliminaGrazie Carla della tua presa politica, già si sapeva. Ma io ho detto le tue stesse cose.e se vuoi spiego i meccanismi a cui citavo.
EliminaMolto interessante. Grazie!
RispondiEliminaI slisseghi posti che ricordo con molto piacere ancora oggi dopo tanti anni.....
RispondiEliminaPerfettamente d'accordo con Amelio e Carla. Non solo per quanto riguarda S. Pietro ma anche le altre frazioni. Ci sono edifici, comunali, ormai ridotti molto male. Oltre al fatto che vista la situazione non hanno nessuna possibilità di recupero per un'eventuale vendita, c'è il problema della sicurezza e decoro in vista di eventuale crollo. L'idea più plausibile, come sottolineato da Carla sarebbe la demolizione con ricavo di parcheggi pubblici. La questione non è di cassa perché questo comune, come altri confinanti con il trentino, riceve ogni anno dallo stesso 500 mila euro da poter spendere per opere di vario genere. Credo che la questione a riguardo sia di una spesa molto inferiore. Quindi è solo una questione politica, di scelta. Per un anno potrebbero impiegare una parte di questi fondi a questo scopo, e a altri progetti che riguardino il decoro e la sicurezza di tutto il comune. Io personalmente, ho forti dubbi. Credo che l'amministrazione abbia già congelati questi fondi e anche i futuri per un progetto extra comunale, che i benefici di questo difficilmente ricadranno, se non in piccolissima parte, sullo sviluppo e crescita di questo ns comune
RispondiEliminaAnche in fianco alla chiesa di Casotto ce n'è uno, ma piccolo, non ci frega per il Guinness
RispondiEliminacarla appunto perche adesso con la ferrata arriva tanta gente uno spettacolo cosi e poco edificante,a proposito dei (fondi odi) ricordo che lo stabile e di proprieta della curia
RispondiEliminaGianni Sono 6 che chiudono gli angoli, ma anche quella rettangolare sotto il muro del marciapiede può essere considerata pissota perchè chiude 2 angoli e considera anche l'altezza che è come le alter. Ciao Francesco
RispondiEliminaAllora semo diritura a 8, Cesco. Déi che stavolta a ciapemo de sicuro el record lora!
EliminaA una certa eta non servano piu a niente perche si urina verticale (ridiamoci su Visio Che e’ Domenica)
RispondiEliminaSi chiama Arco dei Cimbri semplicemente perché’ li’ abitava una famiglia che”ciauscava””(parlava ancora Cimbro),prima che diventasse laboratorio di Ugo Nicolussi e Checo Mistro.Cosi’mi spiego’ quest’ultimo rispondendo ad una mia domanda.
RispondiEliminaCerto Riccardo, utile precisazione; mi ricordo che me l'avevi già racontato qualche anno fa.
EliminaSpero comunque che si capisca che il post si gioca tutto sul filo dell'ironia.
Sarebbe interessante sapere chi fossero i ciauscanti, dato che quelle 6 case erano proprietà di famiglie Lucca (2), Toldo (1), Righele (1), Serafini (1) e l'ultima della Chiesa. Salvo non fosse qualcuno in affitto temporaneo, ma nel qual caso non avrebbe certo meritato la dedicazione.