martedì 23 marzo 2021

Dispetti e Sospetti

GdVI - 3/5/1991 - Archivio F. Lorenzi

【Gianni Spagnolo © 21III11】

Si sta avvicinando anche per noi moderni un appuntamento che faceva bacilare on pasto i nostri paesani d’antan: la note dele Palme.
Eh si, ciò, ancamassa! 
Perché la Notte delle Palme era la notte dei dispetti: il momento deputato a creare disagi ai paesani. Non si sa da dove arrivi questa tradizione, che in zona sembra specifica di San Pietro, ma pare documentata anche nel Trevigiano. Si trattava di scherzi abbastanza innocenti, fatti per prendere in giro o creare disagi alle persone che più se la tiravano in un modo o nell’altro. I dispetti si risolvevano alla fine con il ritorno delle cose al pristino stato, senza danni materiali, salvo all’autostima dei destinatari. O almeno così doveva essere.
Coloro che possedevano qualcosa di particolare di cui si vantavano, gli antipatici cronici, chi doveva purgare qualche torto fatto ai giovanotti del paese, chi era nato per esser preso di berta, chi se la tirava troppo, i tirchi patentati, gli insofferenti di tutto, le Autorità, ecc.; queste erano tutte categorie che quella notte era consigliabile dormissero con un occhio solo, perché sarebbero state prese sicuramente di mira.
Progettare questi scherzi era compito dei giovanotti del paese e rappresentava sostanzialmente il risveglio dal lungo letargo invernale. Ogni anno bisognava cambiare modalità e obiettivi, ma lo scopo era sempre lo stesso: far bacilar la jente la matina drìo. L’altro imperativo era di non essere mai scoperti. Tuti sìti, negare sempre!
Vediamo un po’, andando a ricordo mio e di qualche paesano ancor pì duro da gratàre, in cosa consistevano questi scherzi:
1. Scanbiare le galine intei punari;
2. Portar via el cagaòro e scòndarlo;
3. Menar via el barosso dala corte e portarlo su par la Singéla;
4. Ligare i batoci dele canpane;
5. Cavare e scóndare i batoci dele canpane;
6. Piturare de calce i muli;
7. Incolorire el cavalo a strissie bianchenere;
8. Incolorire i vìri del motocaro;
9. Robàr le sécie e méterle in fila sora la fontana dela piassa;
10. Cavare i balcuni dai pòlese e scundàrli in volta; 
11. Cavare le porte dei cessi e scóndarle in volta; 
12. Meter fiora el fioco rosa in fioreria da una che speta on toso e ga ancor da conprare; 
13. Cavarghe le rue al Fiorino e méterlo sora i blochi; 
14. Metere le bonbole de gas de Catinòn sora el coverto;
15. Scòndare in volta le scale dela téda;
16. Scóndare in volta: cariole, caretéi, brenti, séce e vasi de fiuri;
17. Canbiarghe de posto ale panchine;
18. Piturarghe le statue a Spingi;
19. Tajarghe le ponte ale piante del sindaco;
20. Farghe sparire l’ulivo al prete;
21. Meterghe rento le fassine sule manéte dela porta dei Carbinjiri;
22. Cavare e scondere el cancelo dela caserma dei Carbinjiri;
23. Portare i vedei de uno intela stala de naltro;
Altri ancora ne verranno senz’altro in mente ai lettori pensandoci un po’ su.

La mattina della Palme, il paese era così pervaso da un'insolita  frenesia, con gente vestita da festa e pronta a nar messa che la ghéa da strolicare on pasto in volta pal paese a rancurare la roba chei ghe ghéa sconto la note. La cosa, inoltre, doveva svolgersi possibilmente con discrezione, par no far la figura da mona e darghe sodisfassiòn a cuj sbregamandati. I quali sbregamandati erano ben vigili per sganassare alle loro spalle. I più previdenti, immaginando le asportazioni più consuete, si cautelavano legando i balcuni, metendo sotto chiave carióle, sece e brenti, inciavando le stale, tirando le scale in teda, tirando rento le sigàgnole e così via. 
Un paio di questi episodi balzarono all’onor delle cronache un trentina d’anni fa, quando le pubblicò perfino il quotidiano locale, evidentemente a corto di argomenti o per le consuete piaggerie alle Autorità. Vabbe’, li forse c’era di mezzo la politica, che di solito non era contemplata. Memorabile fu invece la vicenda del vitello, che sfociò addirittura in un processo del quale diamo cronaca nel trafiletto di apertura, pubblicato sul GdVi del 5 maggio 1991.
In quel caso i protagonisti non erano proprio degli imberbi giovanotti, ma omini fati, che però  si dimenticarono la regola d’oro di questi scherzi, ossia d’inviare la consueta letterina anonima che permetteva di recuperare il maltolto qualora la cosa non si fosse risolta in giornata, come successe col cancello della Benemerita. Nossesamai! 
La più esilarante rimane quella che coinvolse il vecio Struca, uomo indisponente e dal braccino corto e pertanto bersaglio conclamato. Questi, subodorando che potessero portargli via il suo bel cesso esterno, pensò bene di chiudersi dentro quella notte a vigilare. Il risultato fu che dei baldi giovani arrivarono, legarono ben fisso il cagaóro a due branchi e lo portarono in campagna intero col Struca rento chel sbecàva fa un mato e dovette essere liberato l’indomani.

Qualcuno avanzò l’ipotesi che questi scherzi venissero fatti proprio la notte della Palme perché, con la Settimana Santa entrante, ci sarebbero stati diversi confessori straordinari foresti dai quali confessarsi, avendo con ciò l’assoluta certezza che il Reverendo Signor Parroco titolare non lo venisse mai a sapere, pena l'anatema. Sempre che questa contrizione dell’anima fosse avvertita dagli autori dei dispetti, cosa tutt’altro che scontata. 
Non credo che quest'anno ci sia da temere che il paese si svegli con le preoccupazioni di un tempo. Quella verve ormai non c'è più: sparita! Come tante altre cose e non solo per colpa del Covid.
In ogni caso, meglio vigilare. Nosessamai!




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