giovedì 11 marzo 2021

La Mucca Carolina

Gianni Spagnolo © 21II10】

Credo che ogni epoca, ogni periodo della nostra vita, possa essere associato ad un odore o profumo specifici, che ci rimandi automaticamente indietro nel tempo.

L’odore della plastica, per esempio, mi porta inevitabilmente alla mia età verde, cioè a quegli anni ruggenti in cui la plastica puzzava. Oggi magari è difficile capirlo, la plastica moderna non puzza più; al massimo riesce ancora a puzzare quella della batarìa cinese da poco prezzo. Invece, ai suoi esordi nei consumi di massa, la plastica puzzava di plastica; specialmente certa plastica gommata, morbida e flessibile. Erano gli effluvi volatili dei plastificanti che conteneva e che in seguito sono stati via via eliminati e sostituiti con composti più stabili ed ecologici. L’odore della plastica, tuttavia, era assai apprezzato: era il profumo della modernità, del nuovo, del progresso. Esso aleggiava per lungo tempo anche nelle auto costruite fino agli anni ‘Ottanta, conferendo loro quel gradito sentore di “auto nuova” che tanto piaceva.

Io l’associo inequivocabilmente al penetrante odore di due gadget che presero piede negli anni ‘60 e che diventarono popolari perché si ottenevano con relativa facilità raccogliendo i punti dei prodotti della ditta Invernizzi, che allora imperversavano nel Carosello. Particolarmente col formaggino “il Milione”, prodotto indubbiamente moderno che le mamme d'allora consideravano addirittura miracoloso per la crescita dei loro pargoli. Erano prodotti nati dall'intuizione dei fratelli Invernizzi che crearono all'interno della loro azienda negli anni ‘50 una società pubblicitaria affidandosi solo alle loro idee.

Nacquero così la Mucca Carolina e la bambola Susanna «tutta panna», che domineranno i caroselli per anni, oltre ad altri personaggi minori. Guadagnare punti sufficienti per ottenere la mucca gonfiabile o la bambola era diventato l’obiettivo primario di schiere di ragazzini e ragazzine d'Italia. 

Me lo ricordo ancora il giorno in cui arrivò la Mucca Carolina, già prenotata in Cooperativa con la raccolta punti. L’intera casa fu invasa dal penetrante effluvio di plastica nuova. Non più giocattoli vecchi o riciclati, ma qualcosa di tutto mio dall’inequivocabile odore di novità e di modernità, per di più guadagnato con l’impegno della raccolta punti. Non solo odorava di plastica, ma sapeva anche di plastica. Proprio così, perché per gonfiarla bisognava soffiare nel beccuccio flessibile e rientrabile, fa na téta, che dovevi quasi masticare per gonfiarla a puntino e perciò ti lasciava in bocca quell’indefinibile sapore di plastica. Poco dopo riuscii ad ottenere anche la Susanna, ma l’incantesimo della novità era ormai infranto.

Oggi sarebbe improponibile associare la plastica, prodotto artificiale per antonomasia,  ad uno naturale a base di latte, ma allora erano entrambe idee di progresso: la plastica e i nuovi latticini morbidi e golosi. 


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