Il tredici di giugno il calendario della tradizione cristiana festeggia San’Antonio, caro al mondo intero, ma soprattutto alla diocesi di Padova. Sant’Antonio era nato in Portogallo e, dopo una vita breve, ma avventurosa, concluse i suoi giorni a Padova, nel 1231, a soli 36 anni. Viene chiamato da tutti semplicemente “Il Santo” o Sant’Antonio da Padova. Il Santo compì grandi miracoli, ma anche miracoli "umili" e vicini alla gente, forse ricamati in seguito, nei ricordi della tradizione popolare, e arricchiti dalla tradizione orale, ma vissuti tutti come eventi importanti e straordinari. E fu così che, in quegli anni di povertà e di estrema miseria dell’inizio del 1200, Sant’Antonio fece un piccolo, importante “miracolo” per la gente del tempo. All’inizio del 13° secolo i terreni erano prevalentemente incolti e selvatici e, quelli coltivati, appartenevano agli ordini religiosi o ai nobili latifondisti. Questi avevano a loro servizio i “caciari” coloro cioè che facevano il cacio, il formaggio, trasformando così il latte degli animali domestici. Ai caciari era permesso di regalare una ciotola di siero, un liquido biancastro residuo della trasformazione del latte (il nostro “scoro”), ai viandanti, ai pellegrini e ai poveri che chiedevano un po’ di conforto. La tradizione vuole che Sant’Antonio abbia insegnato loro a riscaldare nuovamente il siero, portandolo fino a circa 90 gradi, in modo che riaffiorasse da questo una sostanza bianca, granulosa, liquida e leggera, ma ancora nutriente: la ricotta. Ecco perché a Cesuna, paese devoto a Sant’Antonio con i suoi tanti capitelli e cappelle, anche oggi come avviene da sempre, il “caciaro” di malga Zovetto, il bravissimo ed esperto casaro ed allevatore Claudio Frigo “Stof” , dona a tutti coloro che passano per la sua malga un bicchiere di liquida, deliziosa e ancor tiepida ricotta. Un dolce "riaffiorare” un “rifiorire” dall’umile siero, considerato scarto o cibo per gli animali, di una tenera sostanza, buona per ogni abitante di Cesuna che, per rispettare la tradizione, si reca sul Monte Zovetto per onorare così sant’Antonio e il cuore generoso di Claudio. Ci sono andato, oggi, tredici giugno… Mi son fermato lungo la strada per una preghiera ad uno dei tanti capitelli e poi mi son gustato un bicchiere della “puìna de sant’Antonio” come facevano i pellegrini del medioevo, come faceva la nostra Gente di cinquanta o cento anni fa... come fa ancor oggi la Gente di Cesuna.
Lucio Spagnolo
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