Da sempre, al patrono di
una parrocchia, è dedicata la tradizionale festa paesana, la “sagra”,
che nel tempo ha cambiato immagine, evolvendosi in varie forme, per
attirare le persone e passare ore allegramente.
Il Santo patrono quindi
dà modo di festeggiare, prima con il culto e le celebrazioni, poi
con la festa, con il buon cibo e la musica.
Quest’anno, come tutti
sappiamo, le sagre non possono essere organizzate, oppure è meglio
dire che sarebbe difficile farlo, quindi tutta la festa è stata
interamente dedicata alla liturgia in onore di S. Antonio.
Dopo tanti mesi, la messa
è stata solenne, abbiamo risentito le note dell’organo che ha
accompagnato i canti, abbiamo pregato il nostro Santo con tutto
quello che avevamo nel cuore, con suppliche e preghiere.
Non potendo andare in
processione per le vie del paese, come da tradizione, don Sergio ha
recitato la Tredicina di S. Antonio, una serie di invocazioni e
preghiere intervallate da dei Gloria al Padre, che personalmente
ritengo siano state più efficaci della processione, se sono state
vissute con devozione.
Certo
è, che vedere la zona attigua alla canonica così vuota e
silenziosa, ha provocato un po’ di tristezza..., ma i cartelloni che
sono stati messi in vari luoghi nei giorni seguenti, ricordano la
volontà di impegnarsi per il proprio paese, anche a distanza di un
anno! Una giornata strana, senza musica, festa, buon cibo, allegria e
giochi, che dovrebbe farci pensare alle tante persone che si
prodigano per le nostre piccole comunità, donando il loro tempo e le
loro capacità: a tutti loro un grande grazie, anche ora che in
questo periodo, fuori dal comune, non smettono di far sentire che ci
sono e hanno a cuore il proprio territorio.
Lucia Damari
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