martedì 16 luglio 2019

L'altalena solitaria che aspettava le stelle


Nel piccolo borgo diviso tra ombra e sole, in estate, c'era sempre aria di festa. La notte sembrava non dormire mai, ma quel vento leggero che accarezzava di notte i muri di pietra e di cemento scrostrato dal sole, passando, spiava i sogni, i pianti, contava i battiti del cuore e li distribuiva come tante gocce di rugiada sui petali delle rose. 
Faceva dondolare le teste degli alberi, le tende bianche e ricamate delle case, lasciava che dondolassero le pannocchie lasciate ad asciugare ed i panni bianchi, a testa in giù, sotto la luna. E quel vento che somigliava a miliardi di mani piccole e delicate, spesso consolava le lacrime nascoste delle mamme e delle nonne, o spiava le righe scritte dalle innamorate lasciate impresse nei fogli gialli posti sul davanzale e che poi una notte avrebbe portato su un altro davanzale, forse quando era sarebbe stato troppo tardi. Accanto alla pineta, in mezzo ad una radura che a maggio era piena di iperico e viole, resisteva un'altalena di legno, che da anni, dondolava solitaria. 
A volte i bambini correvano a far volare il sedile in alto e poi ridendo scappavano via, tornando a casa spaventati perché dicevano che i fantasmi dondolavano, ridendo, su di essa. Altre volte gli innamorati restavano in silenzio a muoversi su quel sedile di legno, senza parlare, ascoltavo le rane che ripetevano antichi canti, e chiudevano gli occhi e respiravano, giungendo fino alla chiesa. In autunno accanto all'altalena nascevano i funghi e la nebbia avvolgeva gli spaghi che la legavano alla grande quercia e gli uccelli notturni la spaventavano quando il sole andava via presto. Invece in estate, in quelle sere luminose, dondolando piano, sembrava aspettare le stelle e ricordare il calore delle mani che la costruirono tanti anni prima, con amore. Erano mani delicate di un pastore che aveva costruito l'altalena per la figlia, che ogni sera, alla finestra, sognava di volare sopra i tetti del piccolo borgo. La fanciulla crebbe ed ogni estate, correndo in mezzo ai campi di grano ed ai papaveri, sedeva interi pomeriggi su quel giocattolo magico e volava in alto, toccando le foglie della quercia, avvicinandosi alle stesse, cercando l'ombra della luna. Ogni giorno si ripeteva quel gioco, finché il tempo atmosferico lo permetteva, e sotto i temporali o le grandi nevicate, l'altalena si muoveva ancora, solitaria, o velocemente, quasi impazzita, o lenta ed aspettava sempre la sua amica di una vita, di cui sentiva le confidenze e le paure. Dalla finestra, la ragazza, immaginava l'altalena dondolare da sola, quasi imbronciata, a testa bassa alzare la polvere o le gocce di pioggia rimaste sui fili duri che la facevano penzolare. Accanto ad essa passavano i pastori con gli animali e giungevano le canzoni degli zampognari sotto natale e l'odore di marzapane e di dolci al miele si mescolava con il manto di neve leggero. Stagione dopo stagione l'altalena resisteva al calore del sole ed alla luce leggera e quasi impalpabile della luna e crescevano insieme, lei e la bambina, all'unisono in mezzo alla valle del borgo, finché la giovane un giorno venne con l'uomo della sua vita e là trovò un sorriso in quel dondolio ad accoglierla, insieme ad un occhiolino che parve abbracciarla come la prima volta. Ed ogni anno ancora la fanciulla tornava a dondolare, mandando via paure e pensieri, muovendosi piano perché l'altalena iniziava ad invecchiare e non poteva più fare quei salti verso le stelle, ma piccoli movimenti per soffiare aria buona sulle margherite. Anche se con poca forza e con il sedile provato dai tanti anni e le corde indurite dalla neve e dal sole, la vecchia altalena ora lascia dondolare, come fece una sera al tramonto di luglio per la prima volta quella bambina, piano una donna anziana dai capelli grigi con in braccio un sorriso di bambino che indica la luna e le stelle a gesti finché non imparerà a pronunciare "nonna" in mezzo all'iperico ed alle viole.

racconti di campagna 
l'odore del fieno di giugno


1 commento:

La vignetta