Nel piccolo borgo diviso tra ombra e sole, in
estate, c'era sempre aria di festa. La notte sembrava non dormire
mai, ma quel vento leggero che accarezzava di notte i muri di pietra
e di cemento scrostrato dal sole, passando, spiava i sogni, i pianti,
contava i battiti del cuore e li distribuiva come tante gocce di
rugiada sui petali delle rose.
Faceva dondolare le teste degli
alberi, le tende bianche e ricamate delle case, lasciava che
dondolassero le pannocchie lasciate ad asciugare ed i panni bianchi,
a testa in giù, sotto la luna. E quel vento che somigliava a
miliardi di mani piccole e delicate, spesso consolava le lacrime
nascoste delle mamme e delle nonne, o spiava le righe scritte dalle
innamorate lasciate impresse nei fogli gialli posti sul davanzale e
che poi una notte avrebbe portato su un altro davanzale, forse quando
era sarebbe stato troppo tardi. Accanto alla pineta, in mezzo ad una
radura che a maggio era piena di iperico e viole, resisteva
un'altalena di legno, che da anni, dondolava solitaria.
A volte i
bambini correvano a far volare il sedile in alto e poi ridendo
scappavano via, tornando a casa spaventati perché dicevano che i
fantasmi dondolavano, ridendo, su di essa. Altre volte gli innamorati
restavano in silenzio a muoversi su quel sedile di legno, senza
parlare, ascoltavo le rane che ripetevano antichi canti, e chiudevano
gli occhi e respiravano, giungendo fino alla chiesa. In autunno
accanto all'altalena nascevano i funghi e la nebbia avvolgeva gli
spaghi che la legavano alla grande quercia e gli uccelli notturni la
spaventavano quando il sole andava via presto. Invece in estate, in
quelle sere luminose, dondolando piano, sembrava aspettare le stelle
e ricordare il calore delle mani che la costruirono tanti anni prima,
con amore. Erano mani delicate di un pastore che aveva costruito
l'altalena per la figlia, che ogni sera, alla finestra, sognava di
volare sopra i tetti del piccolo borgo. La fanciulla crebbe ed ogni
estate, correndo in mezzo ai campi di grano ed ai papaveri, sedeva
interi pomeriggi su quel giocattolo magico e volava in alto, toccando
le foglie della quercia, avvicinandosi alle stesse, cercando l'ombra
della luna. Ogni giorno si ripeteva quel gioco, finché il tempo
atmosferico lo permetteva, e sotto i temporali o le grandi nevicate,
l'altalena si muoveva ancora, solitaria, o velocemente, quasi
impazzita, o lenta ed aspettava sempre la sua amica di una vita, di
cui sentiva le confidenze e le paure. Dalla finestra, la ragazza,
immaginava l'altalena dondolare da sola, quasi imbronciata, a testa
bassa alzare la polvere o le gocce di pioggia rimaste sui fili duri
che la facevano penzolare. Accanto ad essa passavano i pastori con
gli animali e giungevano le canzoni degli zampognari sotto natale e
l'odore di marzapane e di dolci al miele si mescolava con il manto di
neve leggero. Stagione dopo stagione l'altalena resisteva al calore
del sole ed alla luce leggera e quasi impalpabile della luna e
crescevano insieme, lei e la bambina, all'unisono in mezzo alla
valle del borgo, finché la giovane un giorno venne con l'uomo della
sua vita e là trovò un sorriso in quel dondolio ad accoglierla,
insieme ad un occhiolino che parve abbracciarla come la prima volta.
Ed ogni anno ancora la fanciulla tornava a dondolare, mandando via
paure e pensieri, muovendosi piano perché l'altalena iniziava ad
invecchiare e non poteva più fare quei salti verso le stelle, ma
piccoli movimenti per soffiare aria buona sulle margherite. Anche se
con poca forza e con il sedile provato dai tanti anni e le corde
indurite dalla neve e dal sole, la vecchia altalena ora lascia
dondolare, come fece una sera al tramonto di luglio per la prima
volta quella bambina, piano una donna anziana dai capelli grigi con
in braccio un sorriso di bambino che indica la luna e le stelle a
gesti finché non imparerà a pronunciare "nonna" in mezzo
all'iperico ed alle viole.
racconti di campagna
l'odore del fieno di giugno
Bellissima!
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