Il mio primo
ricordo della Malga Campolongo risale all’estate 1966 quando, dopo
un'operazione importante di mia mamma, il dottor Stefani aveva
consigliato a mio papà di farle cambiare aria perché si potesse
ristabilire e recuperare peso. In quegli anni di fatiche e
tribolazioni, non era facile trovare una soluzione, ma mio papà
chiese al Corpo delle Guardie Forestali di Rotzo se poteva avere in
affitto per un mese, la casetta dei Forestali a Campolongo. Così la
mia mamma, mia sorella Paola di due anni, la Santola Mariella ed io,
andammo in quella casetta: non in ferie, ma per un motivo valido che
avrebbe giovato a tutte. Ricordo il lettino di Paola portato da casa
e le due brande legate con uno spago perché non si
muovessero… dovevamo dormire in tre. Di quei mesi ho ricordi
indelebili, ma parlando della malga mi rivedo la sera nella scura
“casàra” alla luce del “canfìn”; con i malgari, attorno al
tavolo a giocare a carte: mia sorella ed io lì ferme a guardare…
il focolare acceso formava sui muri anneriti delle sagome spaventose
e noi cercavamo di non guardare da quel lato; quasi addormentate,
aspettavamo l’ora di andare a letto.
In quella stanza l’odore del
latte, il profumo della polenta abbrustolita s'intrecciavano ad
altri odori e sapori ormai dimenticati…
Ho conosciuto più a fondo i
lavori dei malgari quando avevamo le nostre mucche all’alpeggio in
quella malga e in tante altre e ho appreso quanto dura fosse la loro
vita e quanto “sapere” ci fosse in ogni gesto, in ogni lavoro, in
ogni giorno e notte di quei mesi d’estate.
Nel 1991, grazie a un bando indetto dal
Consorzio degli Usi Civici di San Pietro, Pedescala e Rotzo, insieme
ad altre famiglie di Pedescala, abbiamo avuto la possibilità di
passare tre mesi nella solita casetta della Forestale.
In quell’anno,
il lavoro della malga non esisteva più, c’erano solo le manze e
vitelle giovani della vicina malga Campovecchio, che usavano il
territorio per pascolare. Veniva gestito un piccolo bar, con
possibilità di panini, polenta, formaggio e sopressa, pastasciutta…
qualche bicchiere di vino, un caffè per chi passava e vi assicuro
che durante la settimana non c’era movimento, si stava tranquilli e
beati. Il sabato e la domenica arrivava gente dalla città e così la
malga si movimentava: noi in quei momenti prendevamo gli zaini e con
i figli andavamo nel bosco per sottrarci alla confusione. La domenica
sera, quando tutto tornava tranquillo, assaporavamo in pieno quei
momenti indescrivibili di serenità, pace, quiete, che sono impressi
nella mia mente. La chiamavamo la “Casetta della Felicità”
perché felice è stato per noi tutti quel periodo: un’esperienza
di semplicità, di solitudine, dove tutti, ma specialmente i bambini
hanno apprezzato il vivere a contatto con la natura, senza pretese,
con le cose indispensabili, al caldo del camino, alla luce della
lampada a gas o delle torce. Per me è stato meraviglioso! Dopo vari
anni, grazie a un progetto impegnativo, ma rivolto al futuro, la malga
Campolongo ha cambiato faccia, è stata modificata come struttura con
un pensiero rivolto a un futuro dove nuovi sport, nuove motivazioni
potessero creare lavoro e far conoscere un luogo dove le persone
potessero trovare motivi per fermarsi. Ed ecco che la casetta della
felicità è stata inserita in un contesto dove le tre strutture
potessero abbracciarsi e formare un unico stabile, nel rispetto della
zona montana, piacevole da vedere e da frequentare. Dopo anni di
continua crescita, il Rifugio Campolongo è un luogo molto
frequentato sia d’estate sia d’inverno: le camminate o il riposo
sotto a un pino quando le temperature salgono, diventa un vero
ristoro, mentre lo sci, le ciaspole e le attrazioni per i bambini e
ragazzi che scivolano con gli slittini, hanno fatto conoscere la
zona a moltissime persone di tutte le età. Ogni anno viene inserito
qualcosa di nuovo, si continua a crescere nei vari settori cercando
sempre di accontentare i visitatori, curando la cucina, le piste ed
ogni proposta che viene fatta. Anche la piccola S.P.A. ha il suo
successo, il solarium, dove sdraiarsi e farsi accarezzare dal sole,
il parco giochi per i bambini… Vengono organizzati corsi di sci,
escursioni in motoslitta, gare e competizioni di vario tipo, momenti
di ritrovo. Pullman di studenti riempiono l’aria di grida e di vita
per una giornata sulla neve, mentre in estate è un brulicare di
persone in cerca di pace, di fresco, ma anche di tanti escursionisti
che raggiungono il vicino Forte, passeggiano per i boschi o vanno in
bicicletta. Ogni volta che mi fermo a Campolongo, è un riempirmi lo
sguardo di tanta bellezza, ma anche un ricordare con gioia. Mi stendo
sullo sdraio, chiudo gli occhi e rivedo la mia casetta della
felicità... nonostante un pizzico di nostalgia, sono certa che lo
sguardo al futuro è stato positivo anche se impegnativo, ma ha
portato alla rivalutazione di uno stabile che sarebbe andato
inesorabilmente in rovina. Apprezzare quello che abbiamo nelle nostre
zone, frequentando e facendo conoscere ad altri, è sicuramente un
modo per amare quello che ci circonda, rivalutandone le semplici
bellezze, che possono essere meravigliose!
Lucia Marangoni
Bellissimo racconto, grazie Lucia
RispondiEliminaOgni volta che faccio la curva per arrivare a Campolongo mi prende un nodo in gola .... Certo la nuova baita è bellissima, con tutti i comfort del caso ed è giusto così... I tempi cambiano... Ma la mia casetta, quella con i balconi rossi ed il caminetto acceso... Resterà sempre nel mio cuore !!!!
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