domenica 14 luglio 2019

La casetta della felicità

Il mio primo ricordo della Malga Campolongo risale all’estate 1966 quando, dopo un'operazione importante di mia mamma, il dottor Stefani aveva consigliato a mio papà di farle cambiare aria perché si potesse ristabilire e recuperare peso. In quegli anni di fatiche e tribolazioni, non era facile trovare una soluzione, ma mio papà chiese al Corpo delle Guardie Forestali di Rotzo se poteva avere in affitto per un mese, la casetta dei Forestali a Campolongo. Così la mia mamma, mia sorella Paola di due anni, la Santola Mariella ed io, andammo in quella casetta: non in ferie, ma per un motivo valido che avrebbe giovato a tutte. Ricordo il lettino di Paola portato da casa e le due brande legate con uno spago perché non si muovessero… dovevamo dormire in tre. Di quei mesi ho ricordi indelebili, ma parlando della malga mi rivedo la sera nella scura “casàra” alla luce del “canfìn”; con i malgari, attorno al tavolo a giocare a carte: mia sorella ed io lì ferme a guardare… il focolare acceso formava sui muri anneriti delle sagome spaventose e noi cercavamo di non guardare da quel lato; quasi addormentate, aspettavamo l’ora di andare a letto. 
In quella stanza l’odore del latte, il profumo della polenta abbrustolita s'intrecciavano ad altri odori e sapori ormai dimenticati…
Ho conosciuto più a fondo i lavori dei malgari quando avevamo le nostre mucche all’alpeggio in quella malga e in tante altre e ho appreso quanto dura fosse la loro vita e quanto “sapere” ci fosse in ogni gesto, in ogni lavoro, in ogni giorno e notte di quei mesi d’estate.
Nel 1991, grazie a un bando indetto dal Consorzio degli Usi Civici di San Pietro, Pedescala e Rotzo, insieme ad altre famiglie di Pedescala, abbiamo avuto la possibilità di passare tre mesi nella solita casetta della Forestale. 
In quell’anno, il lavoro della malga non esisteva più, c’erano solo le manze e vitelle giovani della vicina malga Campovecchio, che usavano il territorio per pascolare. Veniva gestito un piccolo bar, con possibilità di panini, polenta, formaggio e sopressa, pastasciutta… qualche bicchiere di vino, un caffè per chi passava e vi assicuro che durante la settimana non c’era movimento, si stava tranquilli e beati. Il sabato e la domenica arrivava gente dalla città e così la malga si movimentava: noi in quei momenti prendevamo gli zaini e con i figli andavamo nel bosco per sottrarci alla confusione. La domenica sera, quando tutto tornava tranquillo, assaporavamo in pieno quei momenti indescrivibili di serenità, pace, quiete, che sono impressi nella mia mente. La chiamavamo la “Casetta della Felicità” perché felice è stato per noi tutti quel periodo: un’esperienza di semplicità, di solitudine, dove tutti, ma specialmente i bambini hanno apprezzato il vivere a contatto con la natura, senza pretese, con le cose indispensabili, al caldo del camino, alla luce della lampada a gas o delle torce. Per me è stato meraviglioso! Dopo vari anni, grazie a un progetto impegnativo, ma rivolto al futuro, la malga Campolongo ha cambiato faccia, è stata modificata come struttura con un pensiero rivolto a un futuro dove nuovi sport, nuove motivazioni potessero creare lavoro e far conoscere un luogo dove le persone potessero trovare motivi per fermarsi. Ed ecco che la casetta della felicità è stata inserita in un contesto dove le tre strutture potessero abbracciarsi e formare un unico stabile, nel rispetto della zona montana, piacevole da vedere e da frequentare. Dopo anni di continua crescita, il Rifugio Campolongo è un luogo molto frequentato sia d’estate sia d’inverno: le camminate o il riposo sotto a un pino quando le temperature salgono, diventa un vero ristoro, mentre lo sci, le ciaspole e le attrazioni per i bambini e ragazzi che scivolano con gli slittini, hanno fatto conoscere la zona a moltissime persone di tutte le età. Ogni anno viene inserito qualcosa di nuovo, si continua a crescere nei vari settori cercando sempre di accontentare i visitatori, curando la cucina, le piste ed ogni proposta che viene fatta. Anche la piccola S.P.A. ha il suo successo, il solarium, dove sdraiarsi e farsi accarezzare dal sole, il parco giochi per i bambini… Vengono organizzati corsi di sci, escursioni in motoslitta, gare e competizioni di vario tipo, momenti di ritrovo. Pullman di studenti riempiono l’aria di grida e di vita per una giornata sulla neve, mentre in estate è un brulicare di persone in cerca di pace, di fresco, ma anche di tanti escursionisti che raggiungono il vicino Forte, passeggiano per i boschi o vanno in bicicletta. Ogni volta che mi fermo a Campolongo, è un riempirmi lo sguardo di tanta bellezza, ma anche un ricordare con gioia. Mi stendo sullo sdraio, chiudo gli occhi e rivedo la mia casetta della felicità... nonostante un pizzico di nostalgia, sono certa che lo sguardo al futuro è stato positivo anche se impegnativo, ma ha portato alla rivalutazione di uno stabile che sarebbe andato inesorabilmente in rovina. Apprezzare quello che abbiamo nelle nostre zone, frequentando e facendo conoscere ad altri, è sicuramente un modo per amare quello che ci circonda, rivalutandone le semplici bellezze, che possono essere meravigliose!
Lucia Marangoni


2 commenti:

  1. Bellissimo racconto, grazie Lucia

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  2. Ogni volta che faccio la curva per arrivare a Campolongo mi prende un nodo in gola .... Certo la nuova baita è bellissima, con tutti i comfort del caso ed è giusto così... I tempi cambiano... Ma la mia casetta, quella con i balconi rossi ed il caminetto acceso... Resterà sempre nel mio cuore !!!!

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