martedì 9 luglio 2019

Il Museo della memoria: piccoli passi per una coscienza responsabile

Il progetto del Museo della Memoria è un percorso lungo e impegnativo che ha bisogno dei suoi tempi per trovare il giusto terreno dove, dopo aver dissodato, il seme possa trovare dimora e crescere. Un processo che va molto più in profondità di un progetto su carta, è un lento lavoro che ha come scopo, preparare le persone con situazioni, appuntamenti, incontri che diventano motivi per creare le giuste potenzialità, permettendo quindi di arrivare gradatamente all’idea che l’architetto Domenico Molo, ha elaborato insieme al suo gruppo di lavoro. 
Per questo, anche la serata del 17 maggio 2019 all’interno del FESTIVAL BIBLICO, se pur con i molteplici imprevisti, è stata un momento di ascolto e di comprensione. Con l’introduzione di Domenico Molo, i relatori Caterina Di Pasquale e don Maurizio Mazzetto, accompagnati dal moderatore Leopoldo Sandonà, si è meditato sugli spazi della memoria, su come la nostra società tende a dimenticare, spesso perché ogni giorno siamo bombardati da tante notizie per cui è più facile dimenticare. 
La relazione della ricercatrice di antropologia, storia e memoria dell’Università di Pisa, Caterina di Pasquale, portando l’esempio del piccolo paese di Sant’Anna Di Stazzema dove si è consumato un efferato sterminio, ha spiegato quanto lavoro ci sia per fare riconciliazione, quando una comunità vive avvenimenti tragici che ne cambiano l’aspetto. 
Sicuramente serve fare un salto tra dolore, condanna, perdono e riconciliazione, per guardare a un futuro dove poter mantenere una memoria accessibile a tutti. 
La serata è stata intervallata da Gabriele De Rosso che con chitarra e viola, ha contribuito a creare un clima di meditazione.
Un altro momento importante è stato il 22 giugno 2019 dove, ripercorrendo una strada per molti conosciuta e usuale, si ha avuto modo di fermarsi, ascoltare, soffermarsi e meditare. Penso che ci sia una grande differenza nel fare una passeggiata, godendo delle bellezze della natura, gustando il paesaggio e discorrendo con gli amici, da quello che percorrendo “La via del dolore” con lo spirito giusto, si è sperimentato. Nonostante la pioggia, un bel gruppo ha iniziato il cammino partendo dalla Chiesa di Pedescala, percorrendo il Viale dei Martiri, portandosi poi verso la Val d’Assa fino alla calcara; da qui il ritorno passando per il Mulino, stele ricordo, ponte di Pedescala, ciclabile, Settecà, ponte di Forni, per terminare sul sagrato della Chiesa di Forni. 
Durante il percorso, nei luoghi stabiliti, sono stati letti da alcuni partecipanti, brani appositamente scelti da don Maurizio Mazzetto con Pax Christi di Vicenza e commentati da Domenico, che hanno dato modo di soffermarsi, pregare, meditare, interiorizzare.
La mattina del 4 luglio 2019, un gruppo di persone, ha incontrato il giornalista della Difesa del Popolo e del quotidiano Avvenire, dott. Luca Bortoli che nella quiete della chiesa di Pedescala, ha ascoltato con attenzione le spiegazioni dettagliate di Domenico Molo riguardanti il progetto, per poi soffermarci sui pensieri e le testimonianze delle persone presenti. 
Con pazienza ha ascoltato ogni particolare, ha visionato le foto dell’eccidio esposte nella cappellina attigua alla chiesa, ha percorso il Viale dei Martiri, soffermandosi su quello che gli veniva raccontato, con rispetto e professionalità. 
Ha promesso che darà ampio spazio sul settimanale Diocesano, per portare a conoscenza quello che con pazienza e impegno sta avvenendo nelle comunità di Pedescala, Settecà e Forni.
Altre saranno le occasioni di incontro, per fare piccoli passi necessari per costruire, prima di tutto nell’intimo delle persone, una nuova maturità, una rinnovata coscienza che sia rivolta alla comprensione che noi tutti abbiamo una grande responsabilità: una memoria da salvaguardare!
Ognuno con il proprio contributo può essere quel seme che germogliando e crescendo lentamente, può dar vita a qualcosa di nuovo, diverso e buono.
Il percorso sarà senza dubbio lungo e impegnativo, ma se ci crediamo fermamente, possiamo aiutare a trasformare le ceneri di un disastro, in qualcosa di veramente importante.
Lucia Marangoni





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