La storia del Bacalà alla Vicentina è antica e avventurosa. Per
ritrovarne le origini bisogna tornare indietro al 1431 quando una nave
mercantile veneziana, chiamata la Querina, salpa da Candia (l’odierna
Creta) con destinazione le Fiandre.
La nave, carica di vino, è
capitanata da Petro Querino, ricco armatore e mercante veneziano. Ben
presto la Querina si trova a fronteggiare una tempesta al largo di Capo
Finisterre; in balia delle onde, viene trascinata per giorni dalle acque
tumultuose fino a quando l’equipaggio, stremato, abbandona la nave e si
divide in due scialuppe. Quella con il capitano Querino continua il suo
viaggio fino a che i 18 uomini a bordo avvistano le isole Lofoten,
all’estremo nord della Norvegia! Della seconda scialuppa non si saprà
mai più nulla.
I superstiti riescono a farsi scorgere da alcuni pescatori che li portano in salvo nel loro villaggio, dove li nutrono e li rimettono in sesto dopo l’estenuante odissea. Querini rimane colpito dalla singolare abitudine degli isolani di lasciare ad essiccare il merluzzo sui tetti delle loro case: appenderlo fuori dalle case, esponendolo al freddo vento del Nord, e lasciarlo essiccare per mesi. Era lo "stockfiss", così duro da poter essere accatastato come la legna, che doveva essere "battuto" al momento di venire mangiato. Dopo una permanenza di qualche mese sulle isole, il veneziano ritorna a casa portando con sé alcuni esemplari di stoccafisso, che però non destano particolare interesse tra gli acquirenti veneziani.
Querini non demorde e l’anno successivo, tornato alle Lofoten, scambia spezie e vino con stoccafisso, ma il suo spirito di marinaio, non pago di essere arrivato già tanto a nord, lo spinge ancora più sù tra i ghiacci perenni, da cui mai ritornerà. Ancora oggi il marinaio veneziano è un personaggio famoso e ricordato dalle popolazioni delle Lofoten, che recentemente hanno ribattezzato un’isola dell’arcipelago Sandrigoya, ovvero isola di Sandrigo, in omaggio alla cittadina vicentina dove ogni anno si tiene un’importante sagra del bacalà, il nome con cui i vicentini hanno ribattezzato lo stoccafisso. Dopo l’iniziale riluttanza intatti, il bacalà venne apprezzato dai veneziani che iniziarono a cucinarlo a modo loro.
A distanza di secoli, il bacalà rimane uno dei piatti cardine della cucina veneta e vicentina in particolare.
I superstiti riescono a farsi scorgere da alcuni pescatori che li portano in salvo nel loro villaggio, dove li nutrono e li rimettono in sesto dopo l’estenuante odissea. Querini rimane colpito dalla singolare abitudine degli isolani di lasciare ad essiccare il merluzzo sui tetti delle loro case: appenderlo fuori dalle case, esponendolo al freddo vento del Nord, e lasciarlo essiccare per mesi. Era lo "stockfiss", così duro da poter essere accatastato come la legna, che doveva essere "battuto" al momento di venire mangiato. Dopo una permanenza di qualche mese sulle isole, il veneziano ritorna a casa portando con sé alcuni esemplari di stoccafisso, che però non destano particolare interesse tra gli acquirenti veneziani.
Querini non demorde e l’anno successivo, tornato alle Lofoten, scambia spezie e vino con stoccafisso, ma il suo spirito di marinaio, non pago di essere arrivato già tanto a nord, lo spinge ancora più sù tra i ghiacci perenni, da cui mai ritornerà. Ancora oggi il marinaio veneziano è un personaggio famoso e ricordato dalle popolazioni delle Lofoten, che recentemente hanno ribattezzato un’isola dell’arcipelago Sandrigoya, ovvero isola di Sandrigo, in omaggio alla cittadina vicentina dove ogni anno si tiene un’importante sagra del bacalà, il nome con cui i vicentini hanno ribattezzato lo stoccafisso. Dopo l’iniziale riluttanza intatti, il bacalà venne apprezzato dai veneziani che iniziarono a cucinarlo a modo loro.
A distanza di secoli, il bacalà rimane uno dei piatti cardine della cucina veneta e vicentina in particolare.
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