sabato 13 luglio 2019

Il viaggio della luna sulla casa nella vallata


Scorreva lento luglio, giorno dopo giorno, in mezzo alle spighe di grano. 
Scorreva come le mani del contadino che accarezzavano le spighe camminando dentro il campo ed ogni testa si piegava sotto il palmo per ricevere quella carezza e poi tornava fiera a guardare il cielo. 
Scorreva lento, come lenti due occhi neri da una staccionata guardavano la luna sorgere dal bosco e poi la vedevano brillare in mezzo ad un manto che diventava scuro e quella sembrava grandissima, come grande non era mai stata. Scorreva lento come le lucciole, ora più rare, che danzavano ancora negli orti e tra le foglie, nelle strade grandi e piccole, con un moto quasi statico rispetto ai giorni di giugno, in cui vibravano insieme agli archi suonati dai grilli. 
Scorreva lento, come lenti si muovevano i drappi rossi della festa del patrono appesi alle finestre e come lenti poi scendevano i petali dei fiori dai piccoli balconi pieni di giorni, quando la statua passava prima del tramonto. 
Un vento leggero muoveva la natura ed i pensieri e giungeva lontano, attraversando piccole vie che erano il nascondiglio dei bambini, dove, giocando, si vedeva l'oceano con i pesci oppure le streghe in autunno. 
Oltre i campi di orzo e di grano, c'era infatti una casa rosa senza balconi che riceveva al mattino, nel silenzio del paese arroccato, il primo sole della terra. 
Era circondata da viottoli dove nascevano le fragole selvatiche a maggio e le more ad agosto e sui faggi si innamoravano ogni primavera le allodole. 
Tutto intorno profumava di buono e di magnolia, di menta e di gelsomino e gli uccelli notturni vegliavano sulle finestre grandi, sempre aperte in estate, da cui a volte entravano le lucciole ad illuminare i volti stanchi di chi riposava dopo giornate sotto il caldo del sole. 
Due occhi grandi e neri, prima di dormire, guardavano sempre, ogni sera, la luna uscire dalla punta mordida della montagna ed esser, prima chiarissima e nascosta tra le fronde più alte, poi divenire gialla e poi brillare ancora più intensamente, nel mezzo del cielo. 
A quella luna ogni sera un sussurro leggero si rivolgeva per pregare, per chiedere, per non lasciar andare via un amore, un sogno, un desiderio, ora che le sere più belle diventavano forti e reali, ora che in mezzo al cielo si nascondevano le promesse più vere, ora che quelle sere nel grande cerchio dell'anno non si sarebbero ripetute più. E tra gli anziani si era soliti raccontare di un pensiero grande e di un amore nascosto che, come un laccio argentato, per anni aveva tenuto legati due giovani, un filo che ogni sera la luna tesseva e con cui legava le due finestre, come fossero coriandoli luminosi, posti tutti l'uno accanto all'altro. 
La luna così viaggiando passava nelle vigne e donava un profumo dolce all'aria che si respirava e che al mattino faceva svegliare il giovane con un sorriso. Giungeva fino a quella casa lontana, che dormiva sotto il bosco e abbracciava quel respiro, abbracciava il corpo stanco che sotto un lenzuolo sembrava brillare anch'esso. Così, come una magia raccontata, a cui in pochi credevano, quella luna vegliava sulla casa antica, illuminandone il giardino, i campi intorno, l'orto profumato: vegliava e proteggeva il cuore che dormiva, lo copriva come fosse un lenzuolo leggero, lo guardava finché il sole non veniva a bussare nuovamente per quel cambio di guardia voluto da una promessa fatta un giorno in chiesa, nell'attesa di guardarsi di nuovo, questa volta senza la paura di perdersi ancora.
racconti di campagna-l'odore del fieno di giugno

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