sabato 20 febbraio 2016

PARLIAMONE - il patriarcato


Oggi due giovani decidono di sposarsi o di convivere, escono dalla casa dei genitori, ne cercano una tutta loro, vanno a viverci e lì arriveranno e cresceranno i loro figli.
Ma non è sempre stato così.
Fino agli anni '40-'50 in molte parti d'Italia, nelle aree rurali e soprattutto nel nord-est, vigeva un'organizzazione familiare completamente diversa, il patriarcato.
Che cos'era il patriarcato?
Nel patriarcato, la famiglia originaria, quella fondata dai due capostipiti, non si frazionava e non si divideva al momento in cui i figli diventavano adulti e convolavano a nozze.
La prima regola fondamentale dell'organizzazione patriarcale era che la discendenza maschile, anche dopo il matrimonio, restava nella casa paterna.
La discendenza femminile invece, con il matrimonio, si trasferiva nella casa dello sposo, presso il suocero-patriarca.
I figli dei figli, perciò, cioè i nipoti e le nipoti del patriarca, vivevano e crescevano in quella stessa casa.
Seconda regola fondamentale era che in casa comandava uno solo. Il Patriarca. Il "vecio". Il capostipite.
Potere assoluto! Ciò che lui stabiliva era legge per tutti i familiari, compresi tutti i figli maschi adulti.
Quando l'età avanzata o una malattia invalidante non gli permettevano più di curare gli interessi della famiglia, solo in quel momento il Patriarca poteva decidere di "passare la mano".
A chi? In genere al primo figlio maschio.
Se poi un decesso o un'invalidità coglieva i figli ancora in tenera età, la moglie del patriarca assumeva le redini della situazione. Oppure talvolta un fratello del capostipite.
Ma in genere la cosa era temporanea, il primogenito maschio alla fine, raggiunta la maggiore età, diveniva lui il capofamiglia, ristabilendo così una normale discendenza, una prosecuzione, dai capostipiti.
Nuovi nuclei si formavano solo in caso di dissidi tali che un figlio maschio, per esempio, decideva di uscire di casa con la sua famiglia, moglie e figli.
Ovvero per fratelli del capostipite che decidevano di andare a cercar fortuna altrove.
Oppure, ovviamente, nel caso dell'emigrazione di una parte dei componenti.
Questa organizzazione sociale della famiglia era diffusa nelle aree rurali del Paese.
In alcune zone, per esempio in Toscana, nelle Marche o nel Lazio e tra le stesse famiglie dei paesi collinari del Pontino, le regole erano più elastiche, più adattabili a situazioni contingenti, in genere economiche.
Al matrimonio di una figlia poteva seguire il trasferimento dello sposo, cioè del genero, nella casa del suocero. O la creazione di una nuova famiglia indipendente.
In altre zone, per esempio nel ferrarese, ma soprattutto nel Meridione, il patriarcato non era così diffuso.
Alle tradizioni di ogni territorio si sommavano le condizioni del lavoro agricolo.
Dove prevalevano la mezzadria e le varie forme di colonia e compartecipazione alla coltivazione della terra, l'unità e la numerosità familiare era decisiva per assicurare la massima forza produttiva.
Dove prevaleva il bracciantato, la stagionalità o addirittura, come al Sud, il precario salariato giornaliero, famiglie troppo numerose da mantenere potevano divenire d'ostacolo, meglio più nuclei separati della stessa famiglia originaria.
In Veneto invece, Friuli compreso, il patriarcato era esattamente quello descritto. Esattamente in quelle forme, da secoli.
Le famiglie così, erano (divenivano) di dimensioni incredibili.
In Veneto e in Friuli, come nell'intero nord-est, l'ISTAT non a caso rilevava il più alto numero medio di componenti per famiglia di tutta Italia!
Il più alto numero di figli per donna si rilevava al Sud. Ma erano in Veneto le famiglie più numerose.
Una contraddizione? Un abbaglio dell'ISTAT?
No, la differenza la faceva appunto il patriarcato!

5 commenti:

  1. Che brutto.. bisogna lasciare che i propri figli prendano la loro strada, devono essere liberi di fare quello che vogliono. Non e' giusto rovinare loro la vita tenendoseli stretti in casa e imponendogli le nostre scelte.... purtroppo questa e' una realta' che esiste ancora, almeno in altre religioni.

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    1. Almeno in quei tempi (i miei )comandava uno solo e nella maggioranza dei casi era una persona saggia.Oggi invece comandano tutti peccato che la stragrande maggioranza siano degli incompetenti per non dire altro.

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    2. Tutti gli esseri viventi, per sopravvivere devono adattarsi all’ambiente in cui vivono. Questo principio fondamentale vale anche per l’uomo che, grazie all’intelligenza di cui è dotato, si adatta all’ambiente modificandone pure le condizioni di vita.
      Il patriarcato, come bravamente esemplificato nel post, è una espressione delle capacità di adattamento dell’uomo per sopravvivere in un ambiente difficile.
      È soprattutto la piccola proprietà, costituita da campi, pascoli e boschi, che ha generato il patriarcato, nucleo di persone “libere”, in cui quello che contava era l’unione famigliare, cioè l’esistenza di un unico portafoglio (potere economico), la ferrea disciplina (potere dispositivo) e una conoscenza approfondita su ogni componente del gruppo (potere cognitivo). Questi tre poteri erano tutti in capo al patriarca, che era, come si suole dire, il padre-padrone dei famigliari.
      Laddove esisteva il latifondo, praticamente in tutta Italia, ad eccezione delle zone alpine e un po’ di quelle appenniniche, i braccianti erano al completo servizio del “signore”, il padrone della terra, cioè la loro vita era servile e la famiglia era costituita dai genitori e dai loro figli. I vecchi erano assistiti dalla famiglia, però non avevano poteri.
      Mentre il latifondo ha favorito la nascita della grande industria al nord, il patriarcato, cioè la piccola proprietà, ha creato le condizioni preliminari nella formazione della imprenditorialità veneta e friulana, con la creazione diffusa delle micro e medio-piccole aziende, realtà che caratterizza queste terre.
      Quello che ho descritto, peraltro in forma molto schematica, avrebbe bisogno di maggiore spazio, cosa che le leggi che regolano il blog non consentono.
      Vorrei fare, però, un’ulteriore piccola precisazione.
      La vita nella famiglia patriarcale era molto dura, anche se migliore di quella vissuta dai servi-braccianti.
      Il patriarcato garantiva la migliore assistenza, per quei tempi, alle persone anziane e financo un futuro certo ai giovani. Il giovane, come sempre pieno di ideali e di energia, poteva sposarsi e condurre la sposa nella casa paterna senza problemi: la sua vita, anche se molto dura, era scandita e garantita dagli altri componenti della famiglia e poteva anche avere figli di cui le donne, cognate, sorelle o zie, potevano accudire.
      Ora, invece, Cuorenero, gran parte dei giovani e delle giovani, purtroppo, protraggono sine die la data del matrimonio, preferiscono convivere, evitano di avere figli, fuggendo dalle difficoltà che ne potrebbero derivare, preferiscono la libertà, vogliono una vita priva di problemi, hanno terrore degli ostacoli, tutto perché sono, loro malgrado, immersi in un liquido amniotico ostile, cioè in una società individualista dove il dio imperante, purtroppo, è il successo facile e immediato.

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    3. Il patriarcato e' la massima espressione del maschilismo, del padre che comanda su tutto, che addirittura interferisce sulla scelta dello sposo della figlia o della sposa del figlio. Poi quel termine, padre-padrone... fa rabbrividire.
      Ora, Claudio, e' vero che i giovani preferiscono la convivenza o l'unione civile al classico matrimonio cristiano (con quello che costa)... ma non mi sembra che abbiano smesso di fare fare figli.. certamente non meno della nostra generazione. E' stata la nostra generazione che ha ridotto sensibilmente il numero di figli, anche chi viveva in stile simil-patriarcale.

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    4. Il maschilismo non era qualcosa dovuto al patriarcato, ma dell’epoca e della cultura in cui il patriarcato stesso esisteva.
      In quell’epoca, a voler scendere nei particolari, per esempio, mentre gli uomini stavano seduti a tavola a consumare il frugale pasto, le donne dovevano rimanere in piedi ed avevano il compito di servirli. Solo al termine, quando gli uomini si alzavano da tavola per andare a lavorare, le donne potevano sedersi e mangiare a loro volta.
      Erano anni di grande povertà e molto difficili quelli vissuti da mia mamma durante la sua giovinezza, sia per le donne, che per gli uomini.

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