lunedì 29 settembre 2014

In malga se magna, se beve, se ride...


I carbonari in trasferta in Trentino

Giazza esporta carbonari e questa mattina, a tre giorni dall'accensione, ci sarà l'estrazione del carbone di legna dalla carbonaia allestita accanto ai campi sportivi di Luserna, in provincia di Trento, a cura del Kulturinstitut Lusern.
Si tratta dell'istituto di cultura cimbra di Luserna che l'ha inserita nel contesto dell'incontro organizzato in paese dal Comitato unitario isole linguistiche storiche germaniche in Italia.
Da lunedì scorso Giorgio Boschi, l'apprezzato oste di Giazza che ha appreso l'arte della carbonaia dal padre Nello, è a Luserna per la preparazione, coadiuvato da due volontari del paese e dalla consulenza dell'esperto Nello.
Mercoledì alle 9 l'accensione e poi la visita ogni giorno di scolaresche e persone del paese interessate.
«L'abbiamo voluta in paese perché tanta gente possa vederla. Qui le carbonaie si facevano in passato. L'ultima sembra sia stata negli anni Trenta, ad opera di carbonai venuti da fuori. Purtroppo nessuno ricorda più la tecnica e in tanti hanno perso anche il ricordo di questo evento», fa sapere Fiorenzo Nicolussi Castellan, consulente del Kulturinstitut. «Per questo, avendo conosciuto la tradizione di Giazza e la perizia di Nello e Giorgio, abbiamo chiesto di ripetere anche qui l'evento».


Le azioni, dalla preparazione allo spegnimento, sono state costantemente seguite dalla videocamera di EcoC@m che ha messo in rete le varie fasi: chi ha potuto invece è stato sul posto ad annusare il profumo della legna che si trasformava e di cui il fumo bianco di puro vapore era il segnale che tutto funzionava secondo le regole. Dentro la carbonaia, Giorgio ha messo medaglioni commemorativi realizzati dall'artista Michelangelo Marchi: terrecotte nere, sul modello di quelle etrusche che serviranno come fermagli per i sacchetti di carbone che il Kulturinstitut Lusern ha deciso di offrire a tutti i capifamiglia del paese. «Manteniamo fede allo spirito dell'iniziativa», commenta Nicolussi Castellan. «Abbiamo voluto intitolarla Dar Geshenkhate kholl, il dono del carbone». Domani sarà presentato un piccolo dizionario di base con le dodici versioni delle parole più comuni nelle lingue delle popolazioni tedescofone del Nord Italia.
V.Z.L'Arena.it
(segnalata da Odette)

29 settembre


dedicata a tutti i nostalgici 
dei mitici , indelebili, irripetibili anni '60!



Seduto in quel caffè
io non pensavo a te.
Guardavo il mondo che
girava intorno a me.
Poi d'improvviso lei sorrise
e ancora prima di capire
mi trovai sottobraccio a lei
stretto come se
non ci fosse che lei.
Vedevo solo lei
e non pensavo a te.
E tutta la città
correva incontro a noi.
Il buio ci trovò vicini
un ristorante e poi
di corsa a ballar sottobraccio a lei
stretto verso casa abbracciato a lei
quasi come se non ci fosse che,
quasi come se non ci fosse che lei.
Mi son svegliato e
e sto pensando a te...

Rimpatriata


Si sono incontrati venerdì sera, come solitamente fanno ogni anno davanti ad una pizza da Cioci's gli alunni con la loro Maestra: la mitica Giuliana Casentini. Accanto a lei vediamo qui sopra Andrea Fontana campanaro e Maria Grazia Giancane, dietro da sx Giuseppe Carotta, Giusy Bonato, Mirco Toldo, Riccardo Sartori, Claudia Lorenzi, Alessandro Slaviero. In quella sopra si aggiunge Sabrina Sella che in quella sotto sarà stata fotografa.

domenica 28 settembre 2014

Il corpo grida quello che la bocca tace


Il nostro corpo ci invia di continuo messaggi che però rimangono inascoltati. Cerchiamo in tutti i modi di mettere a tacere questi messaggi con farmaci, terapie, pillole di qualsiasi genere.
Ma i sintomi rimangono. Forse mutano d’aspetto, ma rimangono.
I sintomi non sono altro che allarmi inviati dal nostro corpo. E proprio per questo motivo vanno accettati, ascoltati, compresi e non allontanati.




Le malattie denominate psicosomatiche sono appunto quegli stati deboli che originano dalla psiche, dalla nostra mente: il soma, cioè il corpo, non ha nulla di rotto o malato… si rende solo veicolo di ciò che la nostra mente vuole tacere o non affrontare. E così originano mal di pancia senza causa, mal di testa che insorgono solo in determinate situazioni sociali, malattie della pelle inspiegabili.

Ma a ben vedere tutto ciò che ha a che fare con il corpo è anche collegato con la mente. Tutte le malattie, quindi, hanno una componente mentale non irrilevante.
A spiegarci in modo quasi poetico ma efficace questo collegamento corpo-mente è Alejandro Jodorowsky, uomo dalle mille virtù: è infatti poeta, scrittore, fumettista, saggista, drammaturgo e anche regista.
Egli ha scritto:

Il corpo grida quello che la bocca tace
La malattia è un conflitto tra la personalità e l’anima.
Molte volte…

Il raffreddore “cola” quando il corpo non piange.
Il dolore di gola “tampona” quando non è possibile comunicare le afflizioni.
Lo stomaco “arde” quando le rabbie non riescono ad uscire.
Il diabete “invade” quando la solitudine duole.
Il corpo “ingrassa” quando l’insoddisfazione stringe.
Il mal di testa “deprime” quando i dubbi aumentano.
Il cuore “allenta” quando il senso della vita sembra finire.
Il petto “stringe” quando l’orgoglio schiavizza.
La pressione “sale” quando la paura imprigiona.
Le nevrosi “paralizza” quando il bambino interno tiranneggia.
La febbre “scalda” quando le difese sfruttano le frontiere dell’immunità.
Le ginocchia “dolgono” quando il tuo orgoglio non si piega.
Il cancro “ammazza” quando ti stanchi di vivere.
Ed i tuoi dolori silenziosi? Come parlano nel tuo corpo?
La malattia non è cattiva, ti avvisa che stai sbagliando cammino.

Provate ad ascoltare i vostri sintomi fisici, a capirli, ad elaborarli. Il vostro corpo e la vostra mente vi ringrazieranno!
Solo in questo modo possiamo finalmente assemblare il puzzle della nostra vita…

Dedicata a tutti quelli che amano la montagna


Evoluzione?

La teoria è quando si sa tutto e niente funziona. 
La pratica è quando tutto funziona e nessuno sa il perché. Noi abbiamo messo insieme la teoria e la pratica: 
non c'è niente che funzioni... e nessuno sa il perché!




Presentazione progetto



CLICCATE QUI PER VISUALIZZARE TUTTA LA DOCUMENTAZIONE DEPOSITATA DALLA FASSA BORTOLO

Valdastico-Pedemonte: Il calcifico Fassa diventa realtà, ma porta scompiglio nella Valle

Primo vero scontro con l’opinione pubblica a Valdastico in relazione alla tormentata questione del nuovo calcificio che dovrà essere costruito nei pressi di contrà Sella, sul sito della cava Marogna. La ditta Fassa Bortolo ha ufficialmente presentato il progetto martedì 23 settembre nella saletta ex elementari di Forni alla popolazione di Valdastico e Pedemonte, comuni interessati dalla controversa questione delle emissioni inquinanti e dai rumori molesti. L’iter formale per la realizzazione dello stabilimento è quindi ormai avviato, visto che la Fassa ha infatti già presentato il progetto in Regione e sembrerebbe che non ci siano al momento ostacoli alla sua messa in opera.

Il futuro calcificio di Valdastico sarebbe il 13° stabilimento in Italia della Fassa Bortolo che ha sede a Spresiano (TV) e vanta una storia di prestigio nel campo della produzione di calce. Nata nel 1710 e in ininterrotta attività fino ad oggi, la Fassa ha attualmente alle sue dipendenze 900 persone, esclusa la rete commerciale, ben dislocata anche in Europa.

Il progetto, che dovrebbe impegnare la Fassa sul terreno per 30 anni, è stato presentato solo il 18 settembre, ma in Valle se ne parla ormai da un anno, e non a caso. Le valutazioni preliminari sono infatti iniziate da un bel po’ con tutti gli Enti che hanno potere decisionale riguardo la costruzione del nuovo stabilimento, tra cui l’ufficio tecnico di Valdastico, la Provincia, la Regione, la Società autostrade e la Sovrintendenza beni architettonici e paesaggistici. La scelta del sito di contrà Sella è stata valutata e definita perché vicina alla cava e alla Provinciale, bocciando altri siti giudicati meno idonei nelle frazioni di San Pietro e Pedescala. La struttura interesserà 27.000 metri quadrati complessivi, considerando edificio produttivo coperto, zone di manovra e parcheggi.

Il calcificio, una volta a regime, prevede che siano prelevate giornalmente 600 tonnellate di materiale dalla cava di Marogne, con le quali si produrranno 300 tonnellate di calce, che servirà soprattutto a rifornire acciaierie e industrie farmaceutiche. È facile quindi prevedere 20 camion che porteranno ghiaia per la lavorazione e 10 che usciranno con la calce ogni giorno, e sempre ogni giorno saranno necessarie 60 tonnellate di segatura pura non trattata con agenti chimici per il processo di combustione, che avviene a 1.100 gradi centigradi all’interno del forno. Un unico silos conterrà le scorte di segatura e verrà costruito un unico camino per l’emissione dei fumi di combustione alto 37 metri. Per la pulitura dei sassi saranno utilizzate le acque meteoriche, raccolte in trincee drenanti riempite di ghiaione, e dopo l'uso l'acqua sarà chiarificata e riutilizzata, senza nessun scarico idrico.

Ma cosa ne guadagnerà Valdastico? Chi non vuole il calcificio sottocasa ha l'impressione che un pezzo di vallata sia stato venduto per un piatto di lenticchie, e i 20 posti di lavoro previsti dal progetto (operatori vari, elettricisti e custode), sembrano ben misera cosa rispetto al possibile fastidio derivato da polveri e rumori. Tuttavia gli oneri di urbanizzazione che il comune incasserebbe grazie alla nuova struttura, per un piccolo paese come Valdastico possono senza ombra di dubbio rivoluzionare il bilancio, e ovviamente non sono da buttar via nemmeno le imposte municipali che se ne ricaveranno annualmente, senza contare infine (ma solo ipotetico) l'indotto economico relativo all’utilizzo di imprese di costruzioni locali e il tornaconto per le attività commerciali della zona.

“Gli impatti ambientali”, hanno provato ad assicurare i tecnici della Fassa, “sono stati valutati dai tecnici competenti degli Enti preposti per legge, così l'impatto acustico e le emissioni lo saranno a cadenza regolare". Anche per quanto riguarda la ben nota fragilità idrogeologica del territorio gli esperti hanno garantito che sono state fatte le valutazioni del caso e controlli a cadenza mensile saranno fatti per
prevedere i movimenti del versante che potrebbero causare frane. Per il pericolo di caduta massi è stata invece pensata una contropendenza della cava che fermerebbe i sassi prima della caduta a valle. Il titolare stesso Paolo Fassa ha invitato la popolazione a non preoccuparsi e come controprova a contattare i 12 sindaci dei paesi dove hanno sede gli altri calcifici: “Ho visto passare molte amministrazioni, ma vi assicuro che mai nessuna ha reclamato perché il nostro calcificio non funzionava bene o inquinava. A Valdastico stiamo investendo 22 milioni di euro. Questa cifra vi deve dire tutto sull’altissima tecnologia usata per l’impianto, che è migliore anche di quelli tedeschi. Sono abituato che a questi incontri venga la popolazione contraria all’insediamento, ma ci tengo a precisare: io non faccio barricate. Se i cittadini di Valdastico e Pedemonte vogliono la Fassa, bene, altrimenti andrò a produrre da un’altra parte.”

Ma la paura di dover respirare ancora la polvere, i fumi della combustione e subire il rimbombo dei camion che caricano e scaricano ha reso scettici i quasi 200 cittadini di Valdastico e Pedemonte presenti all'incontro e a poco sembrano valere al momento le rassicurazioni dei tecnici della Fassa e dei sindaci dei due comuni presenti, e verso questi ultimi si sono riversati i malumori, colpevoli, prima di tutto, di non aver mantenuto quanto promesso prima delle elezioni. Chiamato in causa, Stefano Stefani, vicesindaco di Valdastico, ha spiegato ai presenti: “In campagna elettorale non ci siamo volutamente esposti poiché non avendo visto il progetto non eravamo in grado di fare una valutazione adeguata. Quelli che ci accusano di essere dei voltafaccia parlano perché non sono sufficientemente informati. Da sempre abbiamo detto che avremmo ascoltato il parere della popolazione sul calcificio, e lo faremo con un sondaggio o con una inchiesta a campione. Ma permettetemi una osservazione. In questi tempi di crisi, 20 posti di lavoro non mi sembra il caso di rifiutarli a priori”.

Anche Roberto Carotta, sindaco di Pedemonte, non ci sta a farsi dare del voltagabbana dai suoi cittadini e nel suo intervento ha giocato a carte scoperte: “Prima delle elezioni non potevamo sapere se il progetto, visto che non esisteva, fosse conveniente o no per noi. Solo dopo la visita allo stabilimento di Montichiari del 15 settembre mi sono convinto che la ditta Fassa è una ditta seria, e che erano assurde le chiacchiere da bar che prevedevano che la valle sarebbe diventata tutta bianca a causa delle polveri del calcificio”.

Alberto Toldo, ex sindaco di Valdastico e attuale consigliere di minoranza, sotto la cui amministrazione è iniziata l'acquisizione delle informazioni per trovare il sito idoneo al calcificio, non si lascia scappare la stoccata finale alla nuova amministrazione, e l'ha accusata di aver "cavalcato il dissenso senza conoscere il progetto, solo per ottenere dei voti facili". E ha concluso: "La decisione vincolante per l'inizio lavori spetta a loro, e attendo quel momento con estrema curiosità. Il progetto è infatti incompatibile con gli attuali vincoli urbanistici. Se il calcificio si farà, sarà solo con il benestare dell'amministrazione Guglielmi".

(Marta Boriero Thiene on line)

sabato 27 settembre 2014

Andrea Nicolussi Golo: Guardiano di stelle e di vacche - 3 - (22-27)


... Lassù nel piccolo Paese basta dire la parola "opzioni" anche sottovoce, per essere immediatamente zittiti in malo modo, ma anche questa è un'altra storia, ne parlerò più avanti, quando la ragazza dentro







Colpa o merito del tempo?




Quest'anno, grazie alla piovosità estiva, abbondano le finfarle e/o trombette (Cantarellus lutescens). 
Nello stesso ambiente, abbonda anche la micidiale amanita falloide, che comunque cresce soltanto nel bosco di latifoglia (faggio, nocciolo, carpino, ecc.) e non in quello di aghifoglia (abeti, larici). La sua pericolosità sta nel fatto che può avere un'incubazione di 15/18 giorni, durante i quali va a  distruggere le cellule epatiche, causando di conseguenza la cirrosi epatica. 
(by Riccardo)

Lago di Lavarone al tramonto

El lago de Lavaròn, (tirà dai Fiorentini, col tubo dela fornéla de Alago)

venerdì 26 settembre 2014

Viaggio nel paese ferito da buchi e schei: ci hanno comprati, ora le oasi


 

Il Piano cave torna in commissione

il sindaco: 

non possiamo fermarli

VEDELAGO (TREVISO) - All’inizio era il far west, erano gli anni Sessanta. I pionieri della ghiaia arrivavano qui con le pale. Ogni qualche centinaio di metri, una buca: i veci al bar tra un’ombra e l’altra raccontano che si scavava al massimo due metri. La ghiaia serviva per la ferrovia, per il bisonte di acciaio che collegava il Veneto dei capannoni nascenti. Fotografie in bianco e nero di operai con la terra incollata alla fronte, gli uomini che per primi ficcarono le mani nell’oro bianco di Vedelago, la giara. Per narrare la storia di questo piccolo comune trevigiano – sedicimila abitanti, un milione e ottocentomila metri quadri di terreno evaporati su camion che hanno trasportato via da qui trenta milioni di metri cubi di materiale e altri 17 pronti ad essere estratti nei prossimi anni – servirebbe forse una telecamera fissata in cielo, appesa ad un satellite che sparasse in velocità l’ultimo mezzo secolo.
«Vi si vedrebbe una campagna che si apre, che si squarcia, buchi enormi che si riempiono di acqua e campi che spariscono», scuote la testa Fiorenza Morao, ex consigliere comunale e tra le più battagliere nei comitati civici. Uno scenario peraltro provato dai numeri. Stando al Prac della Regione, infatti, dal 1990 al 2011 in tutta la Regione si sono scavati milioni di metri cubi all’anno, con picchi (in positivo e in negativo) di 12 nel 1990 e di 5,4 nel 2010. Prima, non vi sono rilevamenti statistici, ma i valori stimati complessivi si aggirano attorno ai 180 milioni di metri cubi scavati nel corso di 24 anni. Il destino del Comune, in casi come questi, è scritto da milioni di anni. «Il materasso di ghiaia di questo territorio è il conoide, ossia il deposito alluvionale, che si è formato allo sbocco dei fiumi», spiega Giacinto Cecchetto, storico e assessore alla cultura negli anni Ottanta a Vedelago. Tradotto: la giara migliore che potesse esistere si è accumulata qui, per decine, centinaia di metri sotto terra, coperta da un cappello di sabbie e argilla. 
Così Vedelago è diventato il comune groviera. Perché, finita la fase di far west, è arrivata la dittatura delle regole: era il 1979 quando apparvero le prime (lievi) norme. Ed è così iniziata la battaglia del popolo contro i signori della ghiaia, una guerra dal sapore feudale, latifondista. Anche se all’inizio, tutto sommato, non era così male farsi conficcare in pancia quei corpi meccanici. «La squadra di calcio per anni aveva garantito lo sponsor», dicono i soliti veci al bar. «Decine di persone hanno trovato un lavoro. E i contadini che hanno venduto terreno agricolo a prezzi venti, trenta volte maggiori rispetto a quanto fruttavano le pannocchie. A Vedelago piovevano schei». Ma poi passarono gli anni. Ecco i camion, a tutte le ore. «Rumori fortissimi, polvere che imbianca la biancheria, è il caos», urlano i vicini di casa ancora oggi. E, infine, l’orrore: le cave riempite di rifiuti che lambivano la falda e «chissà cosa stanno davvero buttando, la sotto».
I sindaci ci hanno provato in tutti i modi, a bloccarli. Piero Pignata ha usato il raffinato linguaggio dell’avvocato con ricorsi civili e denunce penali. «Ma è stato inutile », scuote la testa il sindaco dal 1973 al 1987. «É stato violato l’articolo 41, l’ecologia e l’urbanistica hanno perso di fronte alla logica del guadagno». Paolo Quaggiotto, fascia tricolore dal 2004 al 2012, è riuscito solo ad impedire che estendessero al 4% la superficie del territorio agricolo utilizzabile. «Ho persino messo i blocchi di cemento sulla strada per fermare i camion», s’infervora. «Ho dato loro 50 mila euro di multe per i divieti di transito e hanno vinto il ricorso. Ho cercato un patto, l’hanno violato». Loro, i quattro Signori delle cave (Telve, Telve Giambruno, Maccatrozzo e Trentin), rinchiusi nei loro paradisi artificiali fatti di montagne di ghiaia e giganti di acciaio che ribollono di asfalto e smistano sassi di ogni genere, osservano in silenzio la polemica.
Tra tutte, cava Bonelle, è emblema della tensione verso il futuro. «Noi scaviamo in falda e non impattiamo più sul territorio», dice Nicola Trentin, amministratore delegato della Trentin Asfalti. Attorno, il paesaggio è surreale. Due enormi laghi, solcati di aree verdi con asini, caprette e quattrocento oche. «Mangiano l’erba: abbiamo clonato l’idea di Zaia», sorride. Sembra il paese delle fiabe, non fosse che spostando lo sguardo di là spuntano bracci meccanici e una piattaforma dove svetta il redinger, una draga che si conficca decine di metri dentro la terra e ne estrae la linfa, la ghiaia, che poi viene fatta rotolare coi nastri trasportatori verso il business. «Finito di sfruttare la ghiaia qui nascerà un’oasi», dice il presidente di Trentin Ghiaia, Gianfranco Trentin, che però piange una flessione negli affari, come tutti i cavatori in era di rallentamento di maxi opere pubbliche: dai venti milioni di euro di fatturato annui, ora si viaggia a sedici. Per cinquanta dipendenti. Cifre che fanno impressione se confrontate col denaro finito nelle tasche dei cittadini.
Il vicesindaco Marco Perin tira fuori una calcolatrice e tenta improbabili conti legati all’inflazione per arrivare a quantificare che, «da quando c’è l’euro, da tutti i cavatori sono arrivati sì e no cinque milioni di euro ». Lo scorso anno, in tutto, furono 256 mila euro, cifra che probabilmente non cambierà per i prossimi dieci anni. «Ma poi tanto non ci pagano, ci tocca ogni volta aggredire la fidejussione che hanno depositato», scuote la testa. Così, la sfida verso il futuro è quella che propone l’assessore all’Ambiente, Sergio Squizzato. «Riqualificare quelle aree». E mentre lo dice, mostra foto di progetti, rendering, con ponti che entrano nei laghetti e bambini portati per mano da genitori premurosi. Il sindaco, Cristina Andretta, dà l’assenso. È giovane, è classe 1979, veste la fascia da pochi mesi. Tutta questa storia, lei, l’ha sentita raccontare. E mentre guida la sua auto fuori dalla cava si arrabbia per la polvere e fa partire il tergicristallo. «Non possiamo più fermarli», dice. «Possiamo solo attendere e obbligarli a restituirci oasi e parchi splendidi. Lo devono alla terra che li ha arricchiti».
(segnalato da T.G. ns. follower)

Oggi avete voglia di evadere un po' con zero fatica e zero spesa? Eccovi accontentati!




(segnalato da Odette)

Amministrazione Separata di San Pietro e Pedescala: elezione del Presidente


Per San Pietro: 
Sberze Massimo 
con 5 voti su 5
Per Pedescala: 
Antonio Dal Pozzo 
con 4 voti su 5 (1 scheda bianca)
Auguri ai neo eletti!

I Giovani del Luppolo vi invitano alla proiezione del video:




giovedì 25 settembre 2014

I primi del '900 nella Bassa Padana 6

La carbonaia di Luserna: stato avanzamento lavori



L'ANGOLO DI BRONTOLO - 1 -


Questa finestra de “L'Angolo di Brontolo" apparirà costantemente nella seconda riga del Blog. Abbiamo valutato questo cambiamento, considerando i vostri suggerimenti giunti sulla mail di bronsescoverte o comunque riportati.

Si vuole creare un forum 
di discussione libero
su tutto quello che 
nel territorio non va.

Solo a titolo d'esempio, l'angolo di Brontolo potrebbe ospitare il vostro dissenso per il calcificio, piuttosto che per la cava o per l'autostrada, ma anche brontolare perché tutte le mattine trovate il lascito di un cane davanti la vostra porta di casa o perché le auto sono parcheggiate in posti impensabili, ecc.; penso che non ci sia che l'imbarazzo della scelta.
Vi suggerisco, ma questo solo per praticità, che quando postate dei messaggi in risposta ad un altro, lo facciate sempre in ultima, possibilmente richiamandolo così:
"rispondo ad anonimo delle 13.30", oppure "rispondo a Pippo delle 17.15"; questo perché, soprattutto quando ci sono tanti interventi, chi legge, è poco incline ad andare a cercarsi quelli nuovi che si trovano magari in cima o a metà e così il più delle volte non vengono letti. Ciò vale ovviamente per tutti i post. Poi, quando si arriva a 50, compare in fondo CARICA ALTRO e allora riuscirete a leggere anche quelli dopo il n° 50. Penso però che a ridosso dei 50 messaggi rinnoverò la finestra azzerandola e numerandola (l'angolo di Brontolo 1 – 2 – 3 – ecc. e la più vecchia non sparisce, ma va a ritroso. Se consultate la barra nera a destra li troverete tutti poi nella categoria: l'Angolo di Brontolo.
Considerato che tanti mi dicono che non ce l'hanno, sono portata a pensare che sia un servizio esclusivo di GMAIL; provate a guardare in fondo ad ogni post a destra che c'è un piccolo quadratino con scritto: INVIAMI NOTIFICHE. Se lo selezionate, vi arriveranno direttamente sulla vostra mail, tutti i messaggi relativi a quel post, così non ne perdete uno. Il Blog, come già più volte detto, è un piccolo giornalino che, chi lo conosce, lo frequenta tutti i giorni o quasi. Difficilmente dopo un tot di tempo va a rileggersi quello già letto. Però se entra qualche nuovo follower o qualcuno entra più raramente, potrebbe postare dei messaggi che a voi sfuggiranno. E' un servizio molto comodo apprezzato da chi ha imparato a servirsene. Questo lo potete fare su ogni post di vostro interesse.
Per annullare il servizio è sufficiente deselezionare.
Tenendo in considerazione i suggerimenti arrivati, proviamo anche a scrivere per favore in italiano in maniera che sia comprensibile per tutti.
Faccio appello sempre al vostro buon senso: ci sta l'anonimo, il nickname, la battuta, la cretinata..., però vedete di non farla fuori dal vasino.
Bandite le offese personali, altrimenti sarò costretta a cancellare; cercate di capire.
Sono certa che farete i bravi!

GRAZIE A TUTTI!

mercoledì 24 settembre 2014

Ricordando il dr. Ernesto Stefani

Trovo bellissima la foto con il caro Armando (mi manca tanto) - nella seconda vediamo a dx sempre il dr. Stefani, poi dietro Gianni campanaro, Lidio Lucca postìn, Alessi Nerino, Placido Fondasi, mi pare Bepi tapùni, un Botti, avanti quelli più bravi di me...

(le foto me le ha prestate il figlio Riccardo che ringrazio)

Il dr. Stefani con Genio e Piero

Lo ricordiamo oggi  a 15 anni dalla sua morte. 
L'8 maggio scorso avrebbe compito anche 100 anni!


Potenza del nome

[Gianni Spagnolo © 25A20] A ben pensarci, siamo circondati da molte cose che non conosciamo. Per meglio dire, le vediamo, magari anche frequ...