a cura di Gino Sartori che ringrazio
Il futuro calcificio di Valdastico sarebbe il 13° stabilimento in
Italia della Fassa Bortolo che ha sede a Spresiano (TV) e vanta una
storia di prestigio nel campo della produzione di calce. Nata nel 1710 e
in ininterrotta attività fino ad oggi, la Fassa ha attualmente alle sue
dipendenze 900 persone, esclusa la rete commerciale, ben dislocata
anche in Europa.
Il progetto, che dovrebbe impegnare la Fassa sul terreno per 30 anni,
è stato presentato solo il 18 settembre, ma in Valle se ne parla ormai
da un anno, e non a caso. Le valutazioni preliminari sono infatti
iniziate da un bel po’ con tutti gli Enti che hanno potere decisionale
riguardo la costruzione del nuovo stabilimento, tra cui l’ufficio
tecnico di Valdastico, la Provincia, la Regione, la Società autostrade e
la Sovrintendenza beni architettonici e paesaggistici. La scelta del
sito di contrà Sella è stata valutata e definita perché vicina alla cava
e alla Provinciale, bocciando altri siti giudicati meno idonei nelle
frazioni di San Pietro e Pedescala. La struttura interesserà 27.000
metri quadrati complessivi, considerando edificio produttivo coperto,
zone di manovra e parcheggi.
Il calcificio, una volta a regime, prevede che siano prelevate
giornalmente 600 tonnellate di materiale dalla cava di Marogne, con le
quali si produrranno 300 tonnellate di calce, che servirà soprattutto a
rifornire acciaierie e industrie farmaceutiche. È facile quindi
prevedere 20 camion che porteranno ghiaia per la lavorazione e 10 che
usciranno con la calce ogni giorno, e sempre ogni giorno saranno
necessarie 60 tonnellate di segatura pura non trattata con agenti
chimici per il processo di combustione, che avviene a 1.100 gradi
centigradi all’interno del forno. Un unico silos conterrà le scorte di
segatura e verrà costruito un unico camino per l’emissione dei fumi di
combustione alto 37 metri. Per la pulitura dei sassi saranno utilizzate
le acque meteoriche, raccolte in trincee drenanti riempite di ghiaione, e
dopo l'uso l'acqua sarà chiarificata e riutilizzata, senza nessun
scarico idrico.
Ma cosa ne guadagnerà Valdastico? Chi non vuole il calcificio
sottocasa ha l'impressione che un pezzo di vallata sia stato venduto per
un piatto di lenticchie, e i 20 posti di lavoro previsti dal progetto
(operatori vari, elettricisti e custode), sembrano ben misera cosa
rispetto al possibile fastidio derivato da polveri e rumori. Tuttavia
gli oneri di urbanizzazione che il comune incasserebbe grazie alla nuova
struttura, per un piccolo paese come Valdastico possono senza ombra di
dubbio rivoluzionare il bilancio, e ovviamente non sono da buttar via
nemmeno le imposte municipali che se ne ricaveranno annualmente, senza
contare infine (ma solo ipotetico) l'indotto economico relativo
all’utilizzo di imprese di costruzioni locali e il tornaconto per le
attività commerciali della zona.
“Gli impatti ambientali”, hanno provato ad assicurare i tecnici della
Fassa, “sono stati valutati dai tecnici competenti degli Enti preposti
per legge, così l'impatto acustico e le emissioni lo saranno a cadenza
regolare". Anche per quanto riguarda la ben nota fragilità idrogeologica
del territorio gli esperti hanno garantito che sono state fatte le
valutazioni del caso e controlli a cadenza mensile saranno fatti per
prevedere i movimenti del versante che potrebbero causare frane. Per
il pericolo di caduta massi è stata invece pensata una contropendenza
della cava che fermerebbe i sassi prima della caduta a valle. Il
titolare stesso Paolo Fassa ha invitato la popolazione a non
preoccuparsi e come controprova a contattare i 12 sindaci dei paesi dove
hanno sede gli altri calcifici: “Ho visto passare molte
amministrazioni, ma vi assicuro che mai nessuna ha reclamato perché il
nostro calcificio non funzionava bene o inquinava. A Valdastico stiamo
investendo 22 milioni di euro. Questa cifra vi deve dire tutto
sull’altissima tecnologia usata per l’impianto, che è migliore anche di
quelli tedeschi. Sono abituato che a questi incontri venga la
popolazione contraria all’insediamento, ma ci tengo a precisare: io non
faccio barricate. Se i cittadini di Valdastico e Pedemonte vogliono la
Fassa, bene, altrimenti andrò a produrre da un’altra parte.”
Ma la paura di dover respirare ancora la polvere, i fumi della
combustione e subire il rimbombo dei camion che caricano e scaricano ha
reso scettici i quasi 200 cittadini di Valdastico e Pedemonte presenti
all'incontro e a poco sembrano valere al momento le rassicurazioni dei
tecnici della Fassa e dei sindaci dei due comuni presenti, e verso
questi ultimi si sono riversati i malumori, colpevoli, prima di tutto,
di non aver mantenuto quanto promesso prima delle elezioni. Chiamato in
causa, Stefano Stefani, vicesindaco di Valdastico, ha spiegato ai
presenti: “In campagna elettorale non ci siamo volutamente esposti
poiché non avendo visto il progetto non eravamo in grado di fare una
valutazione adeguata. Quelli che ci accusano di essere dei voltafaccia
parlano perché non sono sufficientemente informati. Da sempre abbiamo
detto che avremmo ascoltato il parere della popolazione sul calcificio, e
lo faremo con un sondaggio o con una inchiesta a campione. Ma
permettetemi una osservazione. In questi tempi di crisi, 20 posti di
lavoro non mi sembra il caso di rifiutarli a priori”.
Anche Roberto Carotta, sindaco di Pedemonte, non ci sta a farsi dare
del voltagabbana dai suoi cittadini e nel suo intervento ha giocato a
carte scoperte: “Prima delle elezioni non potevamo sapere se il
progetto, visto che non esisteva, fosse conveniente o no per noi. Solo
dopo la visita allo stabilimento di Montichiari del 15 settembre mi sono
convinto che la ditta Fassa è una ditta seria, e che erano assurde le
chiacchiere da bar che prevedevano che la valle sarebbe diventata tutta
bianca a causa delle polveri del calcificio”.
Alberto Toldo, ex sindaco di Valdastico e attuale consigliere di
minoranza, sotto la cui amministrazione è iniziata l'acquisizione delle
informazioni per trovare il sito idoneo al calcificio, non si lascia
scappare la stoccata finale alla nuova amministrazione, e l'ha accusata
di aver "cavalcato il dissenso senza conoscere il progetto, solo per
ottenere dei voti facili". E ha concluso: "La decisione vincolante per l'inizio lavori spetta a loro, e attendo quel momento con estrema
curiosità. Il progetto è infatti incompatibile con gli attuali vincoli
urbanistici. Se il calcificio si farà, sarà solo con il benestare
dell'amministrazione Guglielmi".
(Marta Boriero Thiene on line)