Quella volta che Giacomo
Leopardi
(forse)
salì sulla Jóa.....
... Sempre cara mi fu
quest'erma valle,
e queste montagne,
e queste montagne,
che da tanta parte de
l'ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando,
Ma sedendo e mirando,
interminati spazi di là da
quelle,
e sovrumani silenzi,
e profondissima quïete
io nel pensier mi fingo,
io nel pensier mi fingo,
ove per poco il cor non si
spaura.
E come il vento odo stormir
tra queste rocce,
io quello infinito silenzio
a questa voce vo
comparando:
e mi sovvien l'eterno, e le
morte stagioni,
e la presente e viva, e
il suon di lei.
Così tra questa
immensità s'annega il pensier mio:
e il naufragar m'è dolce in
questo mare ...
Ma sì che l'è vegnù! A me ricordo chel gà magnà le trippe dal Tones dopo.
RispondiEliminaMa cosa sei apina? Un highlander?
EliminaI me gà lassà qua par soménsa
EliminaBrillante idea. Bravo Gianni.
RispondiEliminaHai scelto anche la foto giusta
per le sensazioni di interminati spazi
e sovrumani silenzi e le morte stagioni
e la presente e viva, e il suon di lei...
Sembra di stare a.... Valdastico.
A proposito, da dove è stata scattata la foto?
Ve ne sono di simili con veduta più completa
del centro del paese (piazza e dintorni)?.
Mi piacerebbe vederne tante. Alla prossima tua
genialità.
L'AIRONE
Grazie leggiadro uccello, ma la genialità è solo del recanatese.
EliminaProvo a risponderti io: la fotografia sembra sia stata scattata dal Capitello della Gioia (La Jòa) che domina su San Pietro.
RispondiEliminaDeve essere una fotografia recente, in quanto dietro al campo da calcio si notano i segni del raduno di motocross avvenuto a settembre, mentre in zona Campagna si vede la nuova strada che passa dietro la Pro Loco.
(Adesso provo ad osare, spero il fotografo mi correggerà in caso di errore: dalla neve abbondante sul Cornetto deduco che il periodo sia novembre, forse primi di dicembre; l'inclinazione delle ombre mi fa pensare che sia all'incirca l'una di pomeriggio!)...
In caso di errori sarò ben lieto di recitare il mea culpa!
Un saluto,
Nicolò
wow Nicolò...
RispondiEliminastai superando te stesso...
Non c'è che dire Nicolò, ..sei pronto per il R.I.S., ..ma che dico, ..per l'N.C.I.S.!
RispondiEliminaCentrato in pieno! L'ho scattata col telefonino un primo pomeriggio soleggiato di quest'inverno che sono andato lassù, dopo tanto tempo, per documentare il post sul capitello della Gioa di prossima pubblicazione. Mi sono seduto sulla panchina di fronte al capitello e ho ammirato il colpo d'occhio sulla Valle, carezzato dal tiepido sole. Da qui le riflessioni leopardiane...
Bel colpo Gianni! Però io non avrei distrutto la metrica...
RispondiEliminasono un "Leopardiano".
Allora la ripropongo, posso? Si, mi prendo la licenza.
Sperando che l'inserimento nel post mantenga le righe...
altrimenti ripeto il post mettendo le barre (/) per separare i versi.
E subito dopo ne posto una che è pure molto in tema, in questi tempi
che politici-amministratori capiscono una beata fava (concedi la licenza?!)
ignorando, ed anzi rinnegando le proprie origini.
alago
Sempre caro mi fu quest'ermo colle,
e questa siepe, che da tanta parte
dell'ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quïete
io nel pensier mi fingo, ove per poco
il cor non si spaura. E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio a questa voce
vo comparando: e mi sovvien l'eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei. Così tra questa
immensità s'annega il pensier mio:
e il naufragar m'è dolce in questo mare.
Eccola! del Carducci.
RispondiEliminaNon può non prenderti, quando rientri nella tua valle,
come successe, succede e succederà, senza manco sapere del Carducci,
ai nostri rientrati dopo l'esodo, o rientrati dalle trincee, dai cantieri lontani,
dai figli dei nostri emigranti che arrivano a trovare la terra degli antenati.
TRAVERSANDO LA MAREMMA TOSCANA
Dolce paese, onde portai conforme
l’abito fiero e lo sdegnoso canto
e il petto ov’odio e amor mai non s’addorme,
pur ti riveggo, e il cor mi balza in tanto.
Ben riconosco in te le usate forme
con gli occhi incerti tra ’l sorriso e il pianto,
e in quelle seguo de’ miei sogni l’orme
erranti dietro il giovenile incanto.
Oh, quel che amai, quel che sognai, fu in vano;
e sempre corsi, e mai non giunsi il fine;
e dimani cadrò. Ma di lontano
pace dicono al cuor le tue colline
con le nebbie sfumanti e il verde piano
ridente ne le pioggie mattutine.
La sostituzione di"colline" con "montagne"
la possiamo fare mentalmente.
(sopra hai fatto stormire il vento fra le rocce...
potevi lasciare le piante.. anzi, mi pare di ricordare
fronde, non piante, nel mio libro di scuola..)
alago
Lo so che ho distrutto la metrica, ingarbugliato gli aggettivi e sostituito fronde con rocce, ma queste si attagliavano meglio al luogo (e poi c'era veramente il vento che accarezzava le rocce dei soji). Tanto il mio amico Jack mi perdonerà.
EliminaTi vedo con piacere cultore delle patrie lettere e allora bisogna arruolarti d'ufficio fra i cantori del blog. Non servirà neanche fare il CAR, hai già fatto l'AUC. Adesso arma la penna e irroraci di bit....