Ci eravamo alzati di buon mattino per andare "in passeggiata" fino al monte Verena con il prete.
A parte le difficoltà che la salita della singéla comporta, (ma che per alcuni di noi non era troppo dura, obbligati come eravamo a doverla percorrere anche due o tre volte la settimana per andare a prendere i due o tre litri di latte nelle malghe)... il poco piacevole era il lungo falso piano dalla porta alla pozza delle carezze, il rapido pendio e l'attraversamento degli àlzeri di Mandrielle e la successiva salita per val Carbonara dove il sentiero era ripido e poco segnalato.
Arrivammo al forte sfiniti e pieni di fame. Abbiamo avuto poco tempo per visitare e osservare lo stupendo panorama che si vede di lassù perché il Verena é una montagna imprevedibile.
Arrivati con un splendido sole, all'improvviso dalla Valdassa cominciò a salire un fitta, gelida nebbia con qualche goccia d'acqua che ci costrinse a partire. Per abbreviare il cammino passammo per i Crosaroni, Trugule e giù per la singéla. Al capitello ebbimo diritto alle tre ave maria e a varie giaculatorie. -"Adesso, disse il prete, tutti assieme perché a metà pontaròn devo farvi vedere qualcosa.
"ALLA CARA MEMO-RIA DI----VALE-RIO PI----ETRO LUCCA-----MORTO LI 28-----AGOSTO 1893---------REQUIE---
- "Adesso fermarsi al Buso" - Là vi racconterò la storia."
Una volta la contrà Valeri, era abitata solo da famiglie "Lucca". Una di queste era composta da padre, madre e dai figli Valerio Pietro e Valerio Paolo.Vivevano di contrabbando con la vicina Austria e del poco che fruttava la montagna. Era inverno, aveva nevicato parecchio, ma nonostante ciò decisero di andare a stanghe nel lotto in cima la singéla.
Paolo fu il primo a fare el stroso, dovette attendere gli altri perché suo padre gli aveva detto: "Fermo toso che in strada non se sa mai...".
Partirono Paolo, Pietro ed il padre...
Arrivato alla curva che da sul buso, Pietro emise un urlo che rimbombò con l'eco per tutta la Torra. Una valanga di neve era scesa dal salto di sopra, aveva sollevato il fratello Paolo e come un fuscello su un'onda, l'aveva scagliato giù dal burrone. Come un pazzo corse sotto dove
pensava si fosse fermata la slavina. Vide sull'orlo del burrone le stanghe del stroso del fratello... Sfinito e mezzo congelato si diresse verso casa, si cambiò e salendo le scale, sentì il padre che parlava forte con la madre. A tastoni si coricò, stese la mano ed emise un urlo che svegliò tutti.
I genitori accorsi trovarono Pietro, accovacciato con lo sguardo stralunato ed il dito che indicava la camera. La madre prese il canfin ed in un secondo fu davanti la porta della camera.
Mancò poco che non svenisse, davanti ai suoi occhi, disteso sul letto con la faccia bianca giaceva Paolo.
Paolo il miracolato, impiegò molto a rimettersi, ma la sua forte fibra ebbe il sopravvento.
Fu nell'estate successiva. Pietro era andato a tagliare una pianta là. Questa era situata in una posizione difficile e, pur avendo prese tutte le precauzioni possibili, nel cadere si avvitò su se stessa e lo investì non lasciandogli alcun scampo.
Il padre, a perenne ricordo, incise su quel sasso con lo scalpello il nome del figlio e la data.
Lino Bonifaci
Bene, Lino, bravo; così dal tuo racconto ricaviamo anche l'origine di due toponimi locali: "Buso de Paulo" e "Valergi". Siccome in Valle ci sono molti toponimi legati a persone e fatti loro accaduti, dei quali s'è persa la memoria, ti invito a proseguire in questa direzione.
RispondiEliminaBravo Lino fai conoscere storie e fatti che altrimenti andrebbero perse...Grande GiNO
RispondiEliminaQuanti avvenimenti custodisce la Singela. è sempre molto commovente venirne a conoscenza e poi tu Lino li racconti con tanto cuore!!!!!!Floriana
RispondiEliminaintanto complimento a tutti per il lavoro svolto! è facile è veloce per la ricerca' bravo a Lino chè ci manda sempre racconti belli è sempre precisi continuate cosi !!!!!!!! ciao a tutti
RispondiEliminafinalmente la storia della lapide e del buso xe saltà fora, bravo lino e la prossima dine perchè la località " la bote" se ciama così
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