Fora Febraro
Quest’inverno, che all’inizio è stato mite, sarà ricordato per le abbondanti nevicate che anche in valle sono arrivate copiose. Abbiamo avuto la fortuna di ammirare paesaggi meravigliosi, cartoline stupende, fotografie fantastiche che solo Madre Natura sa regalarci. Ma come spesso accade, quando le cose vanno per le lunghe,anche la magia sparisce: le nevicate, susseguendosi anche in modo ravvicinato, hanno richiesto i continui interventi dei mezzi spazzaneve in strade, paesi, vie e contrà. Mi viene da sorridere, quando alla televisione ci fanno vedere 5 centimetri di neve in città e il traffico in crisi: ora le previsioni sono quasi esatte e si sa quando e a cosa ci si deve preparare. Credo che tutti abbiamo un po’ voglia di bruciare l’inverno, di dimenticare il freddo e la neve, i disagi e i problemi, ma anche la voglia di liberarsi e di fare posto ad una nuova stagione (anche se guardandoci attorno sembra ancora tanto lontana…), ad un nuovo ciclo di vita che ha il potere di rinnovare la natura che ci sta intorno, ma può rinnovare anche ognuno di noi. Tradizione, cultura contadina, modi e usi, costumi che cambiano anche di paese in paese, anche a pochi chilometri di distanza, anche di qua e di là di un torrente… . Così, come accade da molti anni, anche quest’anno speriamo di vedere le grandi cataste pronte per essere bruciate, dove poter ritrovarsi per assolvere questo antico rito al grido di: “FORA FEBRARO CHE MARSO L’E’ QUA”, tra le fiamme alte, le faville, il calore del fuoco, lo scoppiettio; intorno a tutto questo come un tempo, ritrovarsi e stare in compagnia acquista un significato importante. Ai nostri tempi, dove ci si chiude sempre di più in casa, dove la tv ci propone di tutto e di più, dove sempre meno si cercano rapporti con le persone, anche l’uscire di casa per aiutare a tenere viva un’importante tradizione, è una cosa che, pur non essendone consapevoli, ci fa sentire parte di tutto quello che è stata la vita, le usanze, le radicate volontà che ci hanno tramandato i nostri avi.
Momenti di festa che un tempo erano attesi con trepidazione: si andava in cerca di “spinàri” per molte settimane, per poter vedere un grande fuoco ardere cercando di farlo più grande degli altri. Questa competizione avveniva a San Pietro dove i fuochi accesi erano uno per Contrà: Cerati, Lucca, Pertile, S. Pietro, Righele. I grandi cumuli di rovi erano fatti con l’aiuto di un palo centrale e poi salendo sulle scale si disponeva il resto di quello che sarebbe servito per fare un fuoco che avrebbe fatto parlare della sua grandezza per giorni e giorni. Si stava di guardia a turno anche di notte, perché spesso capitava che le cataste sparissero…. A Pedescala, la tradizione vuole che in questa serata si formino coppie “impossibili” , con un‘impiria da damigiane, si grida alla notte i nomi delle coppie (sono stata maritata spesso anch’io in gioventù con uno che non potevo sopportare … che però è diventato mio … marito!!!), credo che questa sia una tradizione di tutti i paesi della valle, che però è quasi scomparsa (un tempo si accettava lo scherzo, ora bisogna stare attenti). Era una vera festa popolare, un modo per fare qualcosa insieme, che ai nostri giorni ha perso molto di quello che era, ma che continua, in modo un po' diverso, a essere una festa che va salvaguardata. Le associazioni che organizzano questo appuntamento, sono ben attente a rispettare le norme di sicurezza che non devono mancare: la bellezza di un grande fuoco è senza dubbio un momento di gioia, ma non vanno tralasciati gli accorgimenti da tener presenti. A San Pietro, a Pedescala e a Forni, solitamente questi punti luminosi nella buia notte, sono molto partecipati: una chiacchierata, un bicchiere di brulè, un panino con la luganega, sono fonte di aggregamento, che trasformano una serata d’inverno, in momento da ricordare. Il fuoco, con il suo calore, la magia, le faville che si alzano verso il cielo e disegnano personaggi fantasiosi, sono un momento di gioia per grandi e piccini, un momento che merita di essere salvaguardato e tenuto vivo. Un ringraziamento va alle Pro Loco e ai Comitati della Valle che sanno sempre essere presenti in queste occasioni e a tutti quelli che con la loro presenza fanno sì che questo modo antico ma sempre nuovo di stare insieme, possa continuare ad essere tradizione e amore per la nostra terra.
FORA FEBRARO, CHE MARSO L’E’ QUA’ !!!!!!!!!!!!!!
Lucia Marangoni
Bei tempi!!!Dolci ricordi!!!Il fora febraro e la notte dei dispeti,la vigilia delle Palme,
RispondiEliminaerano gli eventi maggiori del periodo invernale.Si preparavano montagne di spinari,di quelli
c'era sempre una grande produzione nei nostri paesi!!!Il pomeriggio del ventotto li portavamo
sotto el Muro Alto,su per la strada dei Lucca.Aspettavamo sempre d'essere gli ultimi ad accendere il fuoco.E come che ci tenevamo d'averlo il piu' bello,il piu'grande,il piu' alto!!!
Ci restavamo accanto fino a notte tarda,cantando ,ballando e maritando le coppie piu' strane
della contrà.Nel '56 ci fu un tentativo di coordinare l'accensione dei fuochi,cominciando dalla montagna prima giu' giu' fino alla pianura,in modo d'avere sempre un fuoco acceso!!!!!