[Gianni Spagnolo © 23G21]
Vien da chiedersi come sarebbe stato lo sviluppo delle nostre zone se non fossero state interessate dalla Prima Guerra Mondiale. La domanda è ovviamente oziosa e senza risposta, ma possiamo tentarne un’analisi da una piccola angolatura: quella della viabilità montana.
Andando per le nostre montagne, percorriamo infatti innumerevoli tracciati costruiti in quel periodo bellico per le esigenze logistiche delle truppe. Nelle varie fasi della guerra, tutti i nostri altopiani e le valli contermini sono stati coperti da una capillare rete di vie di comunicazione, di cui oggi noi beneficiamo nelle nostre escursioni. Un piacevole beneficio, dobbiamo riconoscerlo, perché questi tracciati vennero costruiti secondo i criteri della logistica bellica allora in vigore, molto più confortevole di quella della nostra gente. Particolarmente apprezzata è la pendenza di queste mulattiere, raramente superiore al 12%, pur risultando così i percorsi molto più lunghi e sinuosi.
Destinate al transito delle salmerie e per il traino di pezzi di piccolo calibro, le mulattiere di guerra dovevano avere una larghezza da 0,80 a 1,60 metri e pendenze massime del 12%. Questa rappresentava l'inclinazione massima affrontabile dal trasporto delle artiglierie da montagna, ossia i cannoni italiani 70A e 65/17, ma anche il temibile obice Skoda 75/13 sulle linee imperiali. Pezzi d’artiglieria che erano someggiabili, scomposti da 5 a 7 carichi imbastiti sui muli, ma anche trainabili mediante timonella a stanghe da un mulo pilota e uno di supporto (quindi uno dietro l'altro). L’artiglieria da montagna utilizzava allo scopo i muli di prima classe, del peso superiore ai 460 kg, mentre quelli più piccoli, di seconda e terza classe, erano destinati ai trasporti di munizioni e salmerie. Nella costruzione delle strade si dovevano perciò considerare le esigenze di questi quadrupedi e anche dei primi trasporti meccanici, per garantire l’efficacia e la costanza dei rifornimenti.
Questo criterio era arrivato però a sconvolgere la rete di sentieri che prima connetteva valli e montagne. I nostri Vecchi non avevano infatti necessità di questo tipo e i tracciati dei sentieri dovevano essere il più possibili corti e diretti; la pendenza era determinata più dalla conformazione naturale del terreno, che dalla fatica di percorrerla.
I trasporti avvenivano più a spalla che a soma e non si avevano i mezzi per costruire i terrapieni e le infrastrutture richieste da mulattiere fatte come si deve. A parte le strade costruite sul finire del 1800, quali: la Singèla, il Piovan, la Costa del Vento, il Costo, ecc. quelle precedenti obbedivano a questa logica, anche perché dovevano consumare meno terreno possibile e richiedere la minima manutenzione. Entrambe cose che costavano.
Il diverso approccio lo si vede percorrendo i vecchi sentieri che portano in montagna, non interessati o manomessi dalle opere belliche, ossia quelli di Scalon, dei Salti, delle Scalette, il Belfiore-Luserna, quello del Bosco Scuro, di Ponteposta, ecc. Solo la Via del Lanzin (Cavallara-Strada di Maria Teresa-Lanzin) poteva avvicinarsi ad una mulattiera in senso moderno, ma erano opere settecentesche e già evolute, destinate al servizio di diligenza postale.
Bravo Gianni sempre preciso nelle spiegazioni 👋🏻
RispondiEliminaGrazie Gianni, sempre bello imparare cose nuove
RispondiEliminaSempre gradite le spiegazioni
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