Nella Valle dell’Astico la devozione per Sant’Antonio di Padova, protettore dei poveri e degli oppressi, ha origini antichissime e fin dalla seconda metà del 16° secolo esso è titolare della Chiesa di Pedescala (in origine dedicata a San Rocco), vi troviamo inoltre numerose edicole votive a suo nome sparse in tutto il circondario.
Una di queste la ricordo bene fin dai tempi alle scuole elementari ”Dante Alighieri” di Pedescala in quanto si notava dal cortile di queste; si trovava in viale dei Martiri sulla casa della famiglia Francesco Spagnolo (1901-1977) detto “Checo Brentari” al n. 3 (già sede dell’ufficio postale), sulla facciata est si vedeva quest’affresco che raffigurava il Santo patavino.
Il dipinto fu voluto da Pietro Spagnolo fu Giò Maria, assolvendo ad un voto dello zio Michele. Si era intorno alla seconda metà dell’ottocento, quando in località “Molino” di Pedescala (allora residenza e proprietà della famiglia Spagnolo): nell’abitazione stessa successe che un bimbo di 8 anni, un certo “Michele” cadde rovinosamente dal secondo piano, rompendosi il cranio, con la fuoriuscita di materia celebrale. Sgomenti, ma senza panico, gli improvvisati soccorritori lavarono la ferita con acqua ed aceto, chiedendo in contemporanea la grazia e protezione a Sant’Antonio. Il bimbo si salvò rimanendo parzialmente invalido, visse però in seguito fino ad oltre settant’anni (età alquanto longeva per il periodo).
L’affresco di m. 1,80x1 venne eseguito nel 1938 da un certo Panozzo pittore itinerante di Treschè-Conca.
Nel 1970 con la costruzione di un sanitario l’affresco venne parzialmente coperto; il colore predominante dell’affresco ricordo essere il rosso mattone. Ora non esiste più, nello stesso punto sorge un’elegante e funzionale nuova abitazione.
E’ convinzione popolare che il Santo conceda ogni giorno ai suoi devoti ben tredici grazie, dal fatto che la festa ricorra proprio il 13 del mese, anniversario della sua morte avvenuta il 13 giugno 1231. A Sant’Antonio da Padova sono attribuiti numerosi miracoli: tra gli altri un episodio di bilocazione; fu visto nello stesso momento a Padova, dove tenne una predica, e a Lisbona, dove si era recato per salvare il padre condannato a morte. O ancora la predica ai pesci ed il miracolo della mula rimasta a digiuno per tre giorni che si inginocchia di fronte all’Ostensorio, favorendo la conversione del suo padrone precedentemente ateo. Sfidò anche apertamente e con coraggio Ezzelino III da Romano, detto il “tiranno” (se pur con pochi risultati).
Delmo Stenghele
Mi ricordo il passaggio di un santo Barbarigo nella bara!?
RispondiEliminaFu negli anni 1961 o 1962
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