Il Clinto non è un’uva europea e la sua coltivazione è proibita. Venne infatti importata in Europa durante il XIX secolo dall’altra sponda dell'Atlantico. All’inizio, le nuove viti americane, come l’uva Fragola (anche detta Isabella) della Vitis labrusca, riscossero molto successo. I botanisti le studiavano e i produttori europei iniziarono a piantarla. L’orribile minaccia della filossera della vite – che fece stragi tra le vigne d’Europa – aumentò l’uso delle specie d’origine americana resistenti all’insetto e l’ibridazione. Fu così che nacque, verso la fine del 1800, il Clinto, anche detto Clintòn, Grintòn, Grinto e Bacò: un ibrido nato da Vitis labrusca e Vitas risparia.
L'arrivo in Europa della filossera fu una delle calamità naturali più gravi dell'agricoltura, un animaletto parassita micidiale, che si nutre delle radici delle viti e che, una volta attaccato un vigneto, lo distrugge completamente. Dalla Francia si estense rapidamente, arrivando fin da noi e distruggendo i vigneti. I vitivinicoltori le tentarono tutte, ma senza successo. Finalmente il professor Planchoin di Montpellier ha la giusta intuizione: quella "peste" arriva dalle Americhe e laggiù le piante delle viti hanno già sviluppato da secoli efficaci armi di difesa. Anche qui da noi parte la corsa al trapianto di radici di "vite americana", sulle quali innestare i vitigni desiderati.
Il vino è salvo!
Ma la storia dei vitigni europei era ormai compromessa e molte varietà autoctone scomparvero. Ci vollero anni e anni per trovare i giusti innesti e gli ibridi di specie americane e, successivamente, altri ibridi di specie americane con specie europee. Il Clintòn è aromatico e spesso porta in sé il sapore delle fragole di bosco e dei frutti rossi. I produttori europei iniziarono presto a usare questa vite molto resistente per produrre vino da tavola dal colore tipicamente rosso scuro. In Italia attecchì soprattutto in Veneto. In Francia riscosse successo nelle regioni meridionali dell’Ardèches e sulle colline ai piedi delle Cevenne. In Austria furono i contadini del Burgenland a farlo proprio. Fu proprio al sua popolarità a decretarne la proibizione.
Dai primi del ‘900 il Clinto iniziò a farsi una cattiva reputazione. I suoi detrattori puntavano il dito sul fatto di non essere nativo d’Europa giocava a suo sfavore, sulla necessità di mantenere le tradizioni e il prestigio dei cultivar autoctoni. Le viti americani erano giudicate di qualità inferiore, e si arrivò a scrivere che erano potenzialmente tossiche. Dicono che la cattiva vinificazione e la presenza nelle bucce di sostanze tossiche, oltre al valore tannico molto elevato, rendesse nocivo questo vino, se assunto in dosi eccessive. Da qui il divieto di commercializzazione del vino prodotto con questa uva, la legge italiana impose l'estirpazione della vite, ma mancò un decreto applicativo. Così il Clintòn è oggi quasi scomparso, ma gode di grande popolarità tra i conoscitori, perché “piccole quantità ad uso familiare" sono tutt'oggi tacitamente consentite.
Il governo austriaco fu il primo a proibire le specie americane, vietando la coltivazione di Clinto, Isabella, Noah, Othello, Jacquez e Herbemont, tutte viti americane. Le proibizioni seguirono in Italia nel 1931, in Francia nel 1934, in Germania e Spagna nel 1935. Poco dopo la guerra, nel 1955 le autorità francesi imposero l’estirpazione dei vitigni, e nel 1979 l’Unione Europea introdusse ulteriori restrizioni, che interessava tutti gli stati membri, rendendo illegale la produzione di vino dalla Vitis vinifera. Meno di un decennio dopo, si cercò di sradicare completamente le viti americane dal suolo europeo: tra il 1988 e il 1993 più di 300 000 ettari di Clinto furono sradicate in Italia (soprattutto settentrionale) e in Francia, in seguito a politiche che pagavano i viticultori per sradicare le viti americane. Nel frattempo ci si dovette accontentare di produrre un vino aspro, particolarmente intenso e grezzo, dal colore viola/rosso intenso. Un vino che macchia irrimediabilmente la tovaglia, lascia una traccia densa nelle bottiglie e sui bicchieri, segna la scuela, la tazza di ceramica bianca dove il contadino beve il clintòn.
L'uva fragola detta Isabella si trova ancora in Corsica. Mi sembra che si trova nel "raisiné" marmellata venduta in Corsica. E vero che era stata proibita nel 1935 per rispondere ad una crisi di sovrapproduzione di vino e finì per scomparire dalle colture. Ma nel 2003 è stata revocata l'abrogazione di un decreto che ne vietava la coltivazione, autorizzando così il commercio e la piantagione di questo vitigno.
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