martedì 26 settembre 2023

Francesco Vidotto


Francesco Vidotto nasce il due agosto del 1976 e questo è già molto.

“nascere e morire: un unico punto. L’inizio e la fine di un cerchio, e tutto attorno… è magia”...


LA PRIMA ETA’

Il padre Gianni è direttore di un’azienda che opera nel settore del giardinaggio, mentre la madre Angela è insegnante di geografia economica presso un istituto superiore.

Trascorre i primi anni di vita a Tai di Cadore, con i nonni materni, mentre i genitori sono impegnati al lavoro.

All’età di cinque anni gli capita di affrontare la sua prima scalata: l’ascesa alla cima del monte Ciareido in Marmarole.

Per frequentare le scuole elementari, si trasferisce a Conegliano. Vive in città durante i giorni della settimana e ritorna nei pascoli, tra le montagne, tutti quanti i weekend e le ferie.

A quattordici anni s’iscrive al liceo scientifico Marconi, sempre a Conegliano, e lo porta a termine con fatica.

Trascorre i pomeriggi a suonare il blues con la sua chitarra elettrica Gibson Es-335 – (Lucille): vuole vivere di musica e spesso le persone che lo vedono ciondolare in città con i capelli lunghi e il giubbotto di pelle scuotono la testa.

Lui sorride.

Sono più i giorni che trascorre al bar con gli amici che quelli in aula.

“fare musica è facile, il difficile è viverla“

Si avvicina alla narrativa per caso quando, un pomeriggio di primavera, legge “la storia infinita” di Michael Ende.

“Ero poco più che bambino e avevo visto il film. Per me all’epoca i film erano droga e lo sono ancora. Allora ho comperato il libro ed è stato amore”.

Inizia a divorare volumi su volumi arrivando a leggere, nei soli anni di liceo, più di centocinquanta libri.

In quel periodo fonda con il chitarrista Simone detto Bibo, il fratello batterista Alberto, il bassista Riccardo, un gruppo rock blues dal nome “I maleducati”, destinato a sciogliersi cinque anni più tardi a causa di un dissapore tra i musicisti.

“Era una notte come un’altra e ne avevo bevute un bel po’ e per un niente me la sono presa con uno della band e abbiamo litigato pesantemente. Troppo pesantemente e l’avventura si è sciolta e con lei anche un bel po’ di sogni e prospettive. Questa storia mi ha insegnato che, a volte, per un niente… muore qualcosa”.

Partecipa come cantautore alle selezioni per il premio Tenco e per il festival di San Remo con un pezzo dedicato ai nonni, senza ottenere risultati degni di nota.

“La musica è un linguaggio universale. Vibrazione. E’ questo che mi fa impazzire. Il libri sono gelosi delle canzoni. Gelosi da morire”.

L’ultimo anno di liceo, innamoratosi delle parole altrui, decide di provare a scriverne delle proprie, mettendo insieme un romanzo dal titolo “Alter Ego” e riponendolo nel più basso cassetto della sua scrivania e subito dopo un secondo breve romanzo dal titolo “Il selvaggio”.

Quando non legge inizia a rincorrere l’adrenalina nello sport estremo. E’ una maniera di sentirsi al centro, senza bisogno di altra gente. Al centro di sé stesso.

“Devo sentirmi vivo e mi sento vivo nei libri, perché lì riesco a confrontarmi con me stesso, e nella musica, che mi fa vibrare e mi sento vivo quando sono a contatto con questa terra. Non è colpa mia se gran parte del pianeta è profondità e vertigine. Ho dovuto adeguarmi. E poi lassù, sui picchi, sono a casa. Ha imparato a scalare prima ancora che a camminare”

E’ istruttore di subacquea, pratica lo sci alpinismo, il free ride, l’arrampicata, l’equitazione ed il trekking. Sale gran parte delle vette delle dolomiti Ampezzane, sempre in compagnia del fratello Alberto.

“Del mio rapporto con la montagna non ho nulla da dire. E’ una faccenda privata. La montagna è femmina: se l’affronti con gentilezza ti lascia passare altrimenti ti sbarra la strada.

A parer mio non esistono gradi o difficoltà. Solo il piacere di trovare un appiglio messo al posto giusto dalla roccia. Solo il piacere di scendere un canalino di neve impossibile.

Non esiste competizione. Amore piuttosto. Amore e la paura di rimanerne ucciso da questo sentimento senza confine. Nient’altro”.

Nel 1998 è chiamato alle armi e svolge il servizio militare come Caporale Istruttore presso la caserma Salsa, al 16° reggimento Alpini di Belluno. In questo periodo sviluppa alcune tra le amicizie più significative della sua vita.

“La naja mi ha insegnato ad amare un cappello per quello che rappresenta. Credo non sia poca cosa”.

Spinto dalle circostanze si iscrive alla facoltà di Economia e Commercio presso l’università Ca’ Foscari di Venezia. Porta a termine il corso di laurea in quattro anni facendo il pendolare tra Conegliano, Venezia e le Dolomiti. Il tragitto in treno gli è utile per continuare a leggere e scrivere. Durante l’università viaggia molto assieme alla sua famiglia visitando gran parte del pianeta.

“Il viaggiare con gli occhi aperti è cultura e la cultura ti dà la possibilità di apprezzare e quindi accettare le differenze. Ti dà la possibilità di non giudicare. Amo il viaggio, molto meno il giudizio”

LA SECONDA ETA’

A metà dell’ultimo anno di università entra nella società di revisione di bilancio Deloitte & Touche Spa per redigere la tesi di Laurea.

Una volta terminati gli studi resta a lavorare per la multinazionale americana fino alla posizione di Senior.

Cinque anni più tardi acquista una società di consulenza finanziaria e di gestione d’azienda a Treviso e ne rimane proprietario per quattro anni sviluppandola in maniera molto importante e successivamente rivendendola.

A partire dal 2010 collabora con il più importante gruppo cartario privato italiano con il ruolo di General Manager di tre stabilimenti tra i più grandi del paese.

“Tutti a chiedermi: ma come riesci a dedicarti al lavoro, ai libri e allo sport? Beh, non è questione della quantità di tempo che dedichi, ma dell’efficienza organizzativa che riesci a mettere in piedi per raggiungere gli obiettivi e soprattutto di come riesci a valorizzare il lavoro dei collaboratori. In special modo questo: valorizzare il lavoro altrui perché ho avuto modo di appurare che in molti sono davvero più bravi di me”.

Un bel giorno e qualche anno più tardi capisce che la carriera gli mangia la vita: la vita e il tempo. Decide così di ritornare in Dolomiti, nella casa che i nonni gli hanno lasciato e di dedicarsi alle sue storie.

“Preferisco avere nel taschino un paio d’ore libere che il portafogli gonfio”.

Offre ancora qualche consulenza ad un unico importante imprenditore italiano.

“Lui è un personaggio pazzesco e mi ha trattato bene quando le cose andavano storte. Questa non è una faccenda che si può scordare per cui, se serve, ci sono”.

Nel corso degli anni di lavoro accade l’avventura dell’editoria.

Nel 1995 i casuali incontri con il famoso regista Italiano Pupi Avati e con lo scrittore Mauro Corona lo portano a decidere di spedire un breve romanzo dal titolo: “Il selvaggio” ad alcune case editrici.

L’unica risposta arriva nel 2005, dieci anni più tardi, da parte dell’editore Carabba di Lanciano. Subito dopo “il selvaggio” pubblica “Signore delle Cime” – Carabba 2007.

Nel 2010 scrive “Siro” e, per farlo leggere da un editore importante si finge pastore.

“In questo paese figlio della cultura, gli editori non leggono un manoscritto a sputare il sangue. Ti lasciano lì a marcire nel silenzio”.

Il romanzo esce nel 2011 per Minerva, partecipa a tre premi letterari e li vince tutti e tre. Successivamente esce  “Zoe” – Minerva 2012 e a seguire “Oceano” – Minerva 2014.

“Siro” e “Oceano” sono due piccoli miracoli nel mercato italiano degli editori indipendenti vendendo, solamente grazie al passaparola, un numero di copie da far invidia alle major.

Nel 2016 lo scrittore Mauro Corona, colpito dalle storie di “Siro” e di “Oceano”, lo mette in contatto con l’editor della narrativa italiana di Mondadori.

“dovrebbero leggerli libri come i tuoi” dice.

Pochi giorni più tardi Francesco viene contattato telefonicamente da Marilena Rossi la quale gli chiede se ha qualcosa di nuovo da sottoporle.

La telefonata è infinita.

“Ha parlato a lungo con lei. Non mi interessava molto pubblicare con un gruppo editoriale di dimensioni gigantesche perché avevo avuto la fortuna d’incontrare Roberto Mugavero, un editore vero con il quale era nata anche una bella amicizia, ma sono stato colpito dalla sensibilità di Marilena, questo sì ed io ero alla ricerca di qualcuno che guidasse i miei personaggi con il cuore e ho avuto la sensazione che lei fosse la persona giusta.

Non me la sono sentita di lasciar scappare quel treno.

Volevo lavorare con lei.

Lo dovevo se non altro alle mie storie”

Così Francesco le spedisce un romanzo tutto nuovo: “Fabro”. Quattro giorni più tardi è di nuovo Marilena a chiamare.

“Ti invio il contratto se vuoi. Subito” – dice.

Così Fabro esce nel 2016 per Mondadori.

Ora Francesco spende la settimana scrivendo e andando per monti.

“La montagna, secondo me, è un tentativo del mondo di avvicinarsi a Dio. Lassù sei più buono e più umile e vedi la bellezza. Salendo in alto spesso mi è capitato di capire a fondo”.

“Amo scrivere storie. Mi piace l’invenzione e la finzione, ma la cosa che prediligo è cercare delle storie tra gli ultimi. Storie di vita, e regalare loro una dignità nuova e per sempre, raccontandole in un libro”

Vuole ritornare ad essere padrone del proprio tempo vivendolo in maniera umana, evitando di farsi travolgere dal vortice di impegni e scadenze che privano l’individuo della possibilità di gustare appieno il presente. Spera di incontrare una fata con le ali di farfalla.

“Se Peter Pan ha conosciuto Campanellino… non credo di poter essere da meno”.

Guarda le persone diritto negli occhi, stringe la mano con onestà e schiettezza, crede nella parola data.

“Ciò che sei è tutto quello che hai. Io, nel dubbio, dico quello che penso. Odio fingere. L’ho fatto per troppo tempo”.

LA TERZA ETA’:

Non è ancora arrivata e forse nemmeno arriverà.

“Crescere è una realtà. Diventare grandi è un’idea… una pessima idea”.


1 commento:

  1. su consiglio di GINO MINAI ho letto tutti i libri di FRANCESO VIDOTTO .Sono tutti bellissimi li consiglio a tutti.

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