venerdì 11 febbraio 2022

Perchè Sanremo è Sanremo...



(Festival di Sanremo 1964)
di Fiorenzo Barzanti

Storie vere di vita contadina a San Tommaso, bel paesino sulle colline romagnole di Cesena inizio anni 60.

‘’Non ho l’età, non ho l’età per amarti e"...

Rumore infernale e poi silenzio assoluto.
Nella piccola sala con circa 40 persone assiepate non volava una mosca.
Il bravo Ezio era intervenuto prontamente dando delle botte laterali al grande televisore e sbatacchiò il grande alimentatore. Purtroppo niente da fare. Spesso il monitor del televisore improvvisamente faceva delle righe orizzontali e spariva l’immagine oppure l’altoparlante iniziava a gracchiare e si udivano solo rumori. Le due cose insieme raramente capitavano, quella sera invece sì.
Ad Ezio non rimase che la soluzione finale, spegnere tutto e lasciare raffreddare per 20 minuti e poi riaccendere sperando che ‘’Dio ce la mandi buona’’. E pensare che fino a quel momento era andato tutto bene.
Dal fondo della sala qualcuno pronunciò una bestemmia secca quasi che servisse per risolvere il problema.

Non so se l’avete intuito, signore e signori state assistendo alla serata finale del Festival di Sanremo del 1964.
Il presentatore Mike Bongiorno ha appena proclamato la vincitrice Gigliola Cinguetti, una giovanissima cantante. Mentre aveva appena iniziato a cantare la canzone ‘’Non ho l’età’’ si era guastato il televisore.
Ci troviamo a San Tommaso, bel paesino sulle colline romagnole di Cesena, io ero un bambino figlio di contadini mezzadri e conservo nitidi alcuni ricordi.
In quegli anni quasi nessun contadino possedeva la televisione. Ce n’era una nel ‘’bitulen’’, circolo dei comunisti ed una nella parrocchia nel circolo ricreativo attiguo alla canonica.
Quella in parrocchia era vista soprattutto dai bambini la domenica pomeriggio, per altro alla sera nelle giornate infrasettimanali il circolo era chiuso tranne il sabato.
Quella del ‘’bitulen’’ era più ‘’vissuta’’ e raccoglieva i paesani per le trasmissioni serali.
In parrocchia il prete era ‘’un gendarme’’ mica da ridere. Quando c’erano le gemelle Kessler spegneva la televisione perché facevano vedere le gambe anche se coperte con spesse calze.
Aggiungo invece che la radio era posseduta da diversi contadini. Per inciso le serate del Festival di Sanremo erano trasmesse in diretta anche alla radio, ma ‘’volete mettere’’ vedere ed ascoltare piuttosto che solo ascoltare?

In quegli anni si stavano diffondendo anche le prime radioline a transistor che funzionavano con le pile. A San Tommaso le vendeva un contadino speciale o per meglio dire un trafficone in radioline e sigarette. Si chiamava Ghetti, viveva solo e la sua casa era molto frequentata da signore che lui diceva essere le sue cugine, mentre lo diceva sorrideva anche lui.
Alcuni avevano la radio con sopra il giradischi che funzionava a ‘’tutta canna’’ nelle serate di veglia invernali.
Nelle famiglie contadine le ragazze ed i ragazzi iniziavano a scalpitare e a chiedere di acquistare la televisione. Un altro elettrodomestico desiderato era il frigorifero sempre per chi aveva già la luce elettrica. Per la verità il frigorifero era più che altro un oggetto non necessario. Da sempre i contadini non ne avevano bisogno. Le carni venivano macellate subito prima del consumo, le carni come quelle di maiale come prosciutti, salsicce, pancetta, cotechini, coppe di testa venivano invece stagionate e si conservavano benissimo in cantina, la frutta come le pesche sciroppate, le susine, le albicocche, i peperoni, le ciliegie venivano conservate in vasi di vetro. Pure le verdure come le cipolline, i carciofini, i peperoncini, la giardiniera venivano conservate sott’olio o sott’aceto in vasetti di vetro. La farina era sempre nella madia e le azdore facevano la piadina anche tre volte al giorno. In inverno la neve copriva la campagna per un paio di mesi ed il freddo delle cantine era ottimo per conservare i cappelletti o il cappone per le feste come pure i formaggi che stagionavano sulle mensole di legno in cantina ciascuno appoggiato su una foglia di fico.
Si ricorda quella volta che il contadino Puplon comprò il frigorifero. Sua moglie si era fatta convincere da una sorella che abitava a Ravenna ed esattamente nel borghetto di Fosso Ghiaia e che le diceva che laggiù in pianura erano avanti di 20 anni rispetto a noi. Un giorno riunì alcuni suoi vicini per mostrare le meraviglie del nuovo elettrodomestico. Quando furono tutti in cucina, Puplon quasi alzando gli occhi al cielo aprì lo sportello. Una luce si accese illuminando di azzurro l’interno che, detto fra di noi, era desolatamente vuoto. Poi estrasse un contenitore con cubetti di ghiaccio e li versò sulla tavola e poi li mise con le mani in una ‘’bucalina’’ piena d’acqua. Ne versò un bicchiere ad ogni invitato e con gli occhi che brillavano per la gioia disse ‘’ Santì cum la iè fresca’’ (sentite come è fresca). Tutti fecero buon viso a cattivo gioco pensando in cuor loro alla vera bontà dell’acqua appena prelevata con il secchio dal loro pozzo, quella sì fresca, magari bevuta direttamente dall’orlo del ‘’calzeidar’’ (secchio).
Solo il vecchio nonno al quale l’età avanzata aveva ormai fatto perdere tutti i peli sulla lingua disse: ’’tot baioc butè via, mandì a scola che burdel piotost’’ (tutti soldi buttati via, fate continuare gli studi al bambino piuttosto)
Scusate la digressione, torniamo a noi, mi ero quasi dimenticato che l’argomento è Sanremo.
Ai primi di febbraio c’era il festival della canzone, ma nel paese se ne parlava già da inizio gennaio. Alcune donne acquistavano a Cesena nel botteghino che si trovava sotto la Porta Barriera i settimanali che andavano per la maggiore: Sorrisi e Canzoni, Grand’Hotel, Sogno, Bolero.
Si conoscevano in anteprima i nomi di alcuni cantanti che avrebbero partecipato. Inutile dire che quelli più famosi come Claudio Villa, Domenico Modugno, Bobby Solo che la Rina ad Bustac chiamava in dialetto ‘’Boby da par se’’, Iva Zanicchi erano i più ammirati. Per non parlare del presentatore più famoso che era Mike Bongiorno.
A San Tommaso Claudio Villa vinceva su tutti. Si ricorda che la Sterina era talmente innamorata di lui che il marito era geloso marcio. Quando tornava dal lavoro alla sera trovava a volte la moglie intenta ad ascoltare le canzoni di Claudio Villa. Erano litigate furibonde, ma lei imperterrita rispondeva: ‘’Tent me lo um pis, puteil avil sota i lanzul’’ (tanto lui mi piace, poterlo avere sotto le lenzuola).
Dunque la serata finale, inizio febbraio, si avvicinava e molti, soprattutto donne, si prenotavano per assistere allo spettacolo televisivo nella sala del ‘’bitulen’’. C’era spazio per una trentina di persone, ma ben strette ed ammassate potevano diventare anche quaranta.
Il bravo Ezio detto De Bin (Daltri) che era il gestore aveva provveduto per fare in modo che tutte funzionasse a puntino. Aveva chiamato Primo ad Libarel per dare un’occhiata al televisore per fare in modo che non si guastasse durante la trasmissione. Primo ad Libarel abitava a Rio Donegallia vicino a San Tommaso ed era un bravissimo tecnico che aggiustava radio e televisori. Fu lui a fornire ai contadini i televisori negli anni successivi, naturalmente in bianco e nero, ed intervenire per aggiustare i guasti che erano frequenti.
Ezio inoltre aveva predisposto tutte le sedie ed accumulato ‘’la sgantena’’ (segatura di legno). L’ambiente infatti era riscaldato con una stufa ‘’a sgantena’’ che purtroppo faceva un caldo asfissiante per chi era vicino, chi era lontano aveva quasi freddo. Fuori c’era la neve da ormai 10 giorni.
Si era inoltre raccomandato, scherzando, ma non più di tanto, di evitare alcuni cibi per quella sera tipo aglio e cipolla e se possibile di lavarsi e profumarsi. I corpi infatti sarebbero stati molto vicini ed il caldo ed il sudore avrebbero già fatto la loro parte senza aggiungere ulteriori ‘’umori’’.
Alcune signore come la Gigliola sentivano l’importanza di quella serata e si erano fatte ‘’belle’’. La ‘’barbira’’ (parrucchiera) che in realtà era una brava ragazzina che stava imparando ed andava a bottega a Cesena tutti i giorni in bicicletta, il sabato e la domenica faceva il servizio ‘’a domicilio’’
Comunque arrivò la fatidica serata che per alcuni mesi sarebbe stata poi l’argomento di discussione: le canzoni, i cantanti, i vestiti.
Incredibile, ma pur nella ressa tutto filò liscio ed addirittura ci furono anche degli applausi.
Purtroppo l’interruzione nel finale che vi ho detto gettò tutti nello sconforto. Per fortuna dopo 20 minuti tutto ricominciò a funzionare e la serata si concluse ‘’alla grande’’. Disse la Gigliola: ‘’Ia fat ben a fe vinz cla burdela, la iè breva e la s-ciema cum a me’’ (Hanno fatto bene a fare vincere quella ragazzina, è brava e poi si chiama come me).
Un ultimo particolare curioso vi voglio raccontare che già era accaduto altre volte. Fra gli spettatori c’era un certo Tugnaz, uno zitellone che si era intrufolato anche se non invitato. Solitamente si metteva alle spalle di qualche signora e con grande disinvoltura ‘’faceva mano morta’’. La donna si girava inviperita e gli diceva di smettere, lui sornione alzava le mani e faceva finta di niente, ma poi riprendeva.
Quella sera due uomini del paese E Nac e Gisto si accordarono e si misero alle spalle di Tugnaz. Non appena una donna molestata protestava, loro mollavano uno schiaffone a Tugnaz. Il poveretto si girava tramortito, ma i due facevano finta di nulla e guardavano da un’altra parte. Al terzo ‘’schiaffone’’ della serata Tugnaz con le guance rosse e quasi livide uscì dalla sala e per alcuni mesi nessuno lo vide più.
In casa mia la prima televisione in bianco e nero e con un solo canale entrò nel 1969 in tempo per assistere in diretta alla conquista della Luna con la cronaca dell'indimenticabile Tito Stagno.
Fiorenzo Barzanti
Nella mia foto, un vecchio televisore nella Casa dei Ricordi di Montegelli.


Questo racconto mi fa ricordare che andavo anch'io "dala Feli - bar all'Acli in Ara, assieme a mia Santola Lisetta e a sua mamma Maddalena. Che emozioni... e anca la caréga dura la nava pì che ben! Altro che le comodità de desso...😊😊😊

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