sabato 12 febbraio 2022

Non ci si abitua mai…

 



La vita di ogni uomo, può essere paragonata a quella di un fiore: nasce, fiorisce, appassisce e muore; oppure la possiamo rapportare alle quattro stagioni, ognuna con le sue bellezze, ognuna importante.  

Quando capita che la morte ci tocca da vicino, ci rendiamo conto di quanto sottile sia quel filo che ci tiene legati alla vita. Ogni volta, di fronte a una perdita, rimaniamo stupiti e increduli, eppure ognuno di noi sa bene che quel momento deve arrivare per tutti, nessuno  è indenne. È pur vero che quel passaggio ci fa paura, fa vacillare ogni certezza, destabilizza, ci costringe a fermarci, in questo mondo sempre di fretta…  

Quando succede che una persona se ne va improvvisamente, restiamo attoniti, increduli, distrutti, ma anche la morte dopo una malattia, ci lascia  ugualmente attoniti, increduli, distrutti… 

Si dice che per quest’ultima “ci si prepara, si ha il tempo per rendersi conto e accettare”.  

Personalmente ho avuto modo di “provare” entrambe le modalità; ho trovato mio papà senza vita mentre era nel bosco a far legna e ho perso mio fratello Gian Antonio, di 40 anni, per un incidente in montagna, mentre Claudio è stato portato via da un male cattivo, a 47 anni. 

Vi assicuro che non si è mai preparati, mai si è pronti, il dolore di una perdita, è sempre dolore. Posso dire che per chi scompare all’improvviso, la sofferenza è lacerante, si pensa a quello che si poteva fare o dire, si hanno dei rimpianti, si rimane frastornati, si sente un vuoto terribile e non si riesce a elaborare questo distacco repentino. 

Ho sofferto tanto per mio papà e per mio fratello più grande: ricominciare a vivere è stato tanto difficile, consolare e sostenere mia mamma è stato per noi tutti il pensiero più grande, quello che ci ha tolto tante energie, che ha inaridito  la nostra vita, perché niente è più stato come prima. 

Abbiamo dovuto asciugare le nostre lacrime, ricacciarle indietro, essere forti, perché altre persone avevano bisogno di essere confortate. 

Con Claudio abbiamo passato un anno colmo di preoccupazioni, ma anche di speranze; eravamo certi che, nonostante la gravità della situazione, tutto si sarebbe risolto al meglio. Magari dopo anni, dopo varie operazioni, ma alla fine, avremmo vinto insieme con lui, quella dura battaglia. Dico “abbiamo” perché ogni persona della mia famiglia, ha cercato di farsi presenza ogni giorno, in ogni modo possibile, impegnandosi sempre, nonostante il dolore, a pensare al futuro. Un futuro che ci vedeva in prima linea, a fare qualsiasi cosa per mantenere le tante passioni che Claudio aveva, fino al giorno che si sarebbe ristabilito. Anche quando gli esiti degli esami erano negativi, io non ho mai smesso di pregare, di sperare in un miracolo e gli dicevo che non poteva andarci sempre male, che doveva succedere qualcosa di positivo, per una volta. Non è stato facile ascoltarlo, parlargli, rassicurarlo: guardavo il suo dolore e mi sentivo impotente… quello che si prova quando sai che non c’è nulla che si può fare per tuo fratello, credetemi, non si può spiegare. Ascoltare le sue richieste, promettere con le lacrime agli occhi, capire i suoi pensieri, la sua disperazione, i suoi sguardi pieni di se… è stato lancinante. Il cuore si spezza e la ferita che senti bruciare, ti devasta corpo, mente e anima. Ho avuto la fortuna di parlare con lui di tante cose, delle sue preoccupazioni, dei progetti, anche di argomenti profondi, sempre e comunque sperando: posso dire che in qualche modo, come sono stata capace, sono stata una compagna di viaggio, gli sono stata vicino e ho condiviso i tanti momenti di sofferenza, di speranza e anche i pochi di serenità.

Non ci si abitua mai, comunque sia, ci si chiede sempre il perché, ci si arrabbia, si cerca una spiegazione e quando si è immersi nel dolore, si pensa di non poter più andare avanti, di non farcela a sopportare ancora una volta una perdita: elaborare il tutto è lungo e faticoso.  Nonostante le preghiere, le mie suppliche non sono state accolte, ma nella preghiera ho trovato il sostegno e il conforto per affrontare questa terribile prova. Ho sperato, sperato… fino al momento dove in lui non c’è più stato respiro, non volevo ammettere la dura realtà, non potevo immaginare la vita senza la sua presenza. E sono ancora qui, dopo tre mesi, con i miei dubbi, le tante domande i “se” e i “ma” che invadono la mia mente, che fanno vacillare il mio corpo, ma che non trovano risposte, nessuno può confortarmi. Vedo la mia famiglia dimezzata e distrutta, mi ritrovo spesso a pensare di aver vissuto un incubo, eppure ogni giorno, tocco con mano la cruda realtà. Sento forte la mancanza di tutto quello che la vita mi ha tolto: mi sembra di essere un albero al quale hanno tagliato i rami, un vestito a cui manca un pezzo di stoffa, un libro con tante pagine mancanti. Ogni assenza porta con sé tanta tristezza, sofferenza e difficoltà nel ritornare a vivere, con quel vuoto da riempire  solo di ricordi; ci si deve impegnare a cercare nei cassetti della memoria, i ricordi piacevoli, i momenti di gioia, perché quelli di dolore sono sempre presenti e nitidi.

Non ci si abitua mai, non ci si può abituare, anche il ricordo del dolore, è sempre dolore…  E solo chi ha provato la stessa sofferenza (che non auguro a nessuno), può capire pienamente quello che si prova. 

Nonostante tutto, ci si asciuga le lacrime, ci si rimette in cammino, cercando di “vivere”, perché la cosa più preziosa che ci è stata data, è la vita.

Lucia Marangoni Damari

Pedescala 11 febbraio 2022


*§*§*§

Sono qui con te, ti guardo…

Il tuo corpo si sta lentamente consumando, 

le tue forze sono finite...


La mia mente vaga, in cerca di risposte

che mai arriveranno.


Guardo il tuo dolore,

mi sento impotente, 

incapace di fare qualsiasi cosa per sollevarti.


Leggo nei tuoi occhi la paura,

la disperazione, lo sfinimento…


Vorrei prenderti in braccio,

cullarti come quand’eri bambino,

rassicurarti, raccontarti filastrocche,

sussurrarti ninne nanne.


Invece nulla posso fare,

in nessun modo ti posso aiutare,

posso solo farti sentire la  mia presenza,

il mio sostegno, il mio amore…


Quanto bene ti voglio…

      Tua Sorella


Pedescala 4 novembre 2021

6 commenti:

  1. Non ci sono parole da aggiungere ma solo pensieri e nella riflessione sentirsi figli di un disegno universale superiore in cui la morte non è il fine di ogni cosa ma il confine per la continuità dell'amore con i nostri Cari.E' così perchè altrimenti la vita umana sarebbe un errore del suo Creatore.

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  2. Claudio mi diceva che doveva esserci un senso a tutto quello che stava succedendo. Diceva che altrimenti non si spiegavano tante cose...che non si comprende, ma che un giorno si capirà il senso di tante cose, che lo avrei capito.. grazie della comprensione.Lucia

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  3. Lucia non ti conosco personalmente,ma è da ammirarti per come affronti la dura realtà della tua vita.
    Un abbraccio forte.

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