【Gianni Spagnolo © 21H4】
No, non fatevi strane idee dal titolo, qua non parliamo di argomenti osé, ma solo di sèssole e sbèssole.
La sèssola era un utensile immancabile per manipolare le farine e le granaglie e anche una sorta di unità di misura di capacità in alternativa alla pesatura. Dàmene na sessolà! Trame dò do o tre sèssole! Come unità di misura era piuttosto imprecisa, in quanto la capacità della sessola di legno non era certificata e inoltre aveva due lati aperti, lasciando perciò al casolìn un discreto margine di manovra. Per l’uso di casa ognuno se la intagliava a proprio estro secondo l’andamento delle vene della stela di origine e del contenitore o della materia che doveva servire.
La sèssola poteva poi assumere anche significati allegorici. Varatì che sèssola chel ga cuerlive! L’osservazione era rivolta a chi aveva una grande sbèssola squadrata, che con la sèssola condivide l’aspetto, oltre che la fonetica. Tipica dinastia di sbessolùni furono gli Asburgo, caratterizzati dall’evidente sèssola che la genetica aveva loro appioppata e si propagava lungo le generazioni a causa della loro politica matrimoniale fra consanguinei. Ma stiamo divagando; credo che nessun Asburgo abbia mai preso in mano una sèssola, se non la propria, e in ogni caso non era consigliabile far loro notare la somiglianza familiare con quell’umile attrezzo.
La sessola era generalmente intagliata in un legno duro ma non troppo, resistente alle fenditure e passibile di buona finitura. Da noi la scelta non era molto varia: fagaro, orno, opio e bagolaro par cuéle de lusso. Le dimensioni erano le più varie in funzione dell’uso, ma quella più diffusa era quella per la farina da polenta, dimensionata sulle esigenze polentifere della famiglia e solennemente impiantata sul mucio di farina gialla nella madia.
Quella della foto è ancora in fase di costruzione. La sbozzò mio nonno una settantina d’anni fa, quando già s’usavano solo par le semole dele galine. I casolini intanto s’erano già emancipati usando luccicanti sèssole d’acciaio. Anche le sbèssole a sèssola sono sparite, come gli Asburgo sbessolùni; adesso interviene la chirurgia estetica a correggere quel tipo di difetto estetico. Le sèssole ci sono ancora, beninteso: sono di metallo o di plastica e fanno egregiamente il loro lavoro incuranti del caròlo e dij altri bai e garantendo l’igiene. Ma no ste mia pì a ciamarle sèssole, feme na carità!, Ciaméle “cucchiaie”, sonò i ve tol par cuìli dij munti rugoloti*.
*Anche se in realtà il termine dialettale di sessola, o meglio sassola, è accolto anche nel vocabolario italiano.
Nessun commento:
Posta un commento