【Gianni Spagnolo © 21H1】
Le gate rappresentavano forse la materia più effimera e inconsistente di tutto il nostro armamentario di conoscenze. Impalpabili e quasi inafferrabili, si muovevano ad ogni più piccolo spostamento d’aria e non si capiva la loro natura, fatta di aria, di polvere, di peli e di quant’altro di minuscolo albergasse nelle nostre case. Condividevano il nome con le gatte domestiche forse per la loro apparenza pelosa, nonché col solletico, con cui penso non avessero niente da spartire.
"El ga le gate soto al leto", non voleva dire qualcuno che avesse particolare passione per i felini, quanto una scarsa pulizia della camera.
Da noi si chiamavano gate, mentre in pianura dicevano gnai, per la somiglianza con i pappi dei pioppi. Noi, che di pioppi neanche l'ombra, le associavamo invece al felino, col quale condividevano anche l'abitudine di insinuarsi sotto i letti e i mobili in genere. In realtà non si capiva bene cosa fossero le gate; talvolta si comportavano quasi come organismi viventi. Quando si riusciva ad afferrarle sembravano dissolversi nel nulla, lasciando qualche pelo e un po' di polvere. Non era una presenza gradita, dato che era tipica di ambienti poco puliti e aerati.
Le gate si trovavano specialmente sotto i letti, dove probabilmente catalizzavano una varia serie di residui animali, vegetali e minerali aiutati dall’effetto elettrostatico dovuto allo sfregamento di coperte, materassi e fanéle de lana. Peli, capelli, squame di pelle, polvere, terejine, ali d'insetti, fibre tessili, ecc., creavano dei batuffoli di varia dimensione dalla consistenza effimera e svolazzante, talvolta emergenti da uno strato di polvere. Con i pavimenti in legno la cosa era poco accentuata, ma quando apparvero quelli moderni in linolio, le gate proliferavano alla grande.
Se vede chel linolio fava vegnere le gate. Ancamassa!
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