mercoledì 4 agosto 2021

Scorajamìnti

【Gianni Spagnolo © 21H2】

 “Il coraggio, uno, se non ce l’ha, mica se lo può dare”. Molti ricorderanno questa spontanea confessione di  don Abbondio di fronte al cardinale Federico Borromeo, ne “I promessi Sposi” del Manzoni. Affrontare le proprie paure di fronte alle avversità non è semplice, figurarsi dunque se lo scorajaménto non è una esperienza che abbiamo vissuto un po’ tutti.

Questo termine veneto, che è un’evidente negazione (con la “s” privativa) del sostantivo “corajo” , come nell’italiano: scoraggiamento, ha però significati più estesi che nella lingua formale.

Siamo tutti d’accordo che lo scoraggiamento è una sensazione che provano  gli esseri umani: non si applica certo agli animali e meno che meno alle cose inanimate. Una sedia italiana, per esempio, non potrebbe mai scoraggiarsi, mentre una veneta si. Ancamassa! 

Da naltri anca na carega, na poltrona, on leto, i pol scorajarse fin chei vole. In questo caso lo scorajaménto significa il cedimento strutturale, ovvero il collasso di un supporto a causa del peso eccessivo che vi viene applicato. Si può scorajare una di quelle moderne sedie di plastica messe al sole, quando vi siede  sopra una persona  sovrappeso, ma anche un mulo alpino caricato d’un obice da 105 intero invece che della sola canna. In tal caso il coraggio non c’entra niente: a se se scoraja e basta!

In questo caso forse l’etimo richiama le corregge, ovvero le strisce di cuoio con cui venivano costruite le sedie e i supporti in genere, nel senso di uscire dalle corregge, rompere le corregge, collassare, cadere. A saérlo! Messà ca no bion scorajarse e sejtare a pensarghe sora.


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