mercoledì 23 giugno 2021

Meditate che questo è stato

[Archivio F.lli Toldo Polachi]

【Gianni Spagnolo © 21F19】

Gurtnelle  3/8/33
Egregi Signori 
                 Fratelli Toldo
Invio questa mia, col pregandoli caldamente di voler a menarli un po’ di farina da polenta, un po’ di quella bianca, un po’ di riso, alla mia madre che si ritrova priva, e io ho dovuto sempre girare per trovare da lavorare, ora sono messo a posto e spero di potere a mandarli presto qualche cosa, ciò li prego caldamente e stiano sicurissimi che non manco di pagarli.
Con tutta stima vi saluto e sinceri auguri suo devotissimo, (omissis) 
Spero che faranno qua una gran carità, poi le pago tutto o piano.

Nel post precedente abbiamo parlato del pane razionato ancora nel 1948, col paese che si stava faticosamente riprendendo dalle traversie dell'ultima guerra. 
Il bisogno era spesso ammantato da un'alone di dignità e pudore, perciò le generazioni venute dopo hanno solo una vaga idea dei disagi e delle privazioni patite da quelle precedenti. Ma non dobbiamo dimenticare quello che è stato, anche se brucia, anche se fa male. Possiamo trarre invece un grande insegnamento da chi, pur in avversità per noi inimmaginabili, non è mai venuto meno alla sua responsabilità e alla sua dignità.
 
I nostri, in guerra col bisogno, per così dire, c'erano da ben prima, in ogni parte del mondo dov'esso li aveva spinti a cercare quel lavoro che in patria non c'era. Non c'era particolarmente per chi non aveva la tessera del fascio, ma non erano rose e viole neanche per chi, volente o nolente, ce l'aveva. Il Regime ostacolava l'emigrazione estera promuovendo le bonifiche agrarie e la colonizzazione interna, meditando già di allargare lo "spazio vitale" andandosi a prendere quello del Negus. In quell'anno 1933 in Germania era diventato cancelliere quel caporale di Braunau, che forse avranno conosciuto anche i nostri amici casotani profughi da quelle parti. Anch'egli aveva le sue idee sul come impiegare la spinta demografica di quel tempo. Gli esiti nefasti li conosciamo. Ma questa è la Storia con la "S" maiuscola, che sappiamo tutti.
La storia minuscola nostrana ci riporta invece ad un valligiano emigrante a Gurtnellen, un paesetto nel cantone svizzero di Uri, sulla Linea del Gottardo. Questi scrive ai fratelli Toldo Polachi, casolini dei Cerati, affinché provvedano a credito a fornire un po' di cibo a sua madre, che ne è priva. Nello scarno e sgrammaticato scritto traspare l'angoscia di un figlio che deve provvedere ai bisogni della madre lontana, non avendo risorse neanche per sé. Forse aveva trovato finalmente lavoro nel cantiere di elettrificazione della ferrovia e si sente in grado di promettere ai negozianti di saldare il debito senza fallo. Si appellava a quella terza virtù teologale di cui sapeva che i destinatari non erano privi, assicurandoli ancora che avrebbe saldato il debito in qualche modo.
Ghe jera na  veciotela che abitava accanto ai miei nonni e che quando chiedeva in prestito un uovo, un po' di farina, di burro, cose così, diceva: Dio ve ne renda merito! Lo diceva in tempi in cui non poteva restituire, ma le rimase questa chiosa anche quando le cose erano un po', ma solo un po', migliorate e non mancava mai di farlo.

6 commenti:

  1. Mi è venuta la pelle d'oca...

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  2. Odette Fontana-Favre23 giugno 2021 alle ore 09:46

    Purtroppo, in quelli anni 1920-1930, i nostri nonni e famiglie hanno potuto vivere con i soldi spediti dai emigranti della valle, dalla Francia, o dall'Austria, o dalla Svizzera. Mi ricordo di aver letto vecchie cartoline sulle quali mio nonno Sartori di Valpegara, alla richiesta della nonna, rispondeva, dall'estero : "appena posso, ti faccio un mandato"...

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  3. Mamma mia quanta sofferenza😔😔😔

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  4. Per non aggiungere la pellagra,e la conseguente pazzia...

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  5. razie Gianni per avere anoblito il ruolo dei emigranti. (Non so se si dice cosi in Italiano,ma in Francese avrei detto :anoblit) Per niente tanti scrittori hanno scritto dei libri su l'emigrazione,seppure non sono mai stati emigranti.Posso testimoniare e trasmettere il vissuto il mio .Quando arrivai a Norimberga nel lontano maggio 1964 per lavorare alla MAN, havevo 17 anni e 6 mesi !!!C'erano le baracche degli Italiani, quelle dei Turchi,quelle dei Jugoslavi,e cosi via eravamo degli emigranti C'era una stanza commune di circa10m2 con cucina e vicino due camerette di 10m2 ciascuna con 4 letti sovrapposti,percio eravamo in 8 lavoratori per 30m2 , i servizi erano a l'esterno.Durante la guerra queste baracche servivano di campo di concentramento per i prigionieri inglesi (dunque un lusso) .e non parlo delle condizioni di lavoro.. Certi lettori dicono avere il di pel di oca, leggendo di come era la vita,altre parlanodi sofferenza ,penso che la mia generazione sia stata l'ultima a dovere partire;certi sono ritornati,certi no.Questi avvenimenti,e importante trasmetterli alle generazioni di oggi e di domani devono sapere come era per capire il presente. Oggi ancora sono molti gli Emigranti nel mondo ,anche se in Europa li chiamiamo Espatriati,main fondo sono degli Emigranti moderni,forse perche viaggiano in aereo.Sono piu di 100 milioni nel mondo ogni anno emigano fra i quali molti Italiani !!! Certo oggi si,ci si puo parlare per telefono,oppure con skipe, pero non si misura lo strappo,la sofferenza morale che questo provoca,nessuno parlava della sofferenza in quella epoca lontana,il dolore dei mariti che lasciavano moglie,figli,genitori per andare guadagnare un franco,chi ricopensava questo immenso dolore della separazione???.Gianni scrive che il regime di allora ostacolava l'emigrazione,certo voleva tenerseli in casa perche sapeva che ne haveva bisogno per fare la sua guerra!! qualche volta chiedeva agli emigrati di ritornare in Patria per fare la guerra contro i paesi che li ospitavano. Molti oppositori alregime dovevano fuggire perche persecuitati .Ma questa e un'altra storia che se ne parla poco.La storia con un S non so se tutti la conoscono ? Oggi ho visto un video realizzato in Belgio da un cittadino di origine Italiana;in Belgio ci sono Italiani da pertutto ;questa video dice che che subito dopo la guerra siamo stati scambiati contro del carbone noi lavoratori Italiani é vero. Ma il Belgio non é il solo paese Europeo la francia ,la Germania ,L'Inghilterrra ,la Olanda,e non parlo dell'America. Tutti questi paesi avevano deciso di rimboccarsi le maninche per tirare su il paese dalle consequenze disastrose della guerra,mentre certi responsabili politici che erano al potere dicevano al popolo Italiano: imparate una lingua e partite lavorare a l'Estero, questa e la realta . Cosi in cambio di carbone e acciaio i nostri lavoratori mandavano soldi in Italia per fare vivere la famiglia e al passaggio i banchieri e quelli che erano al potere.Me li ricordo ancora quei piccoli talloncini rossi che serviva di ricevuta per l'invio dei soldi verso l'Italia. L'ho gia scritto non ce in paese una famiglia che non abbi avuto il suo emigrate qualche volta parecchi. Ma ce una cosa della quale pochi parlano il dolore morale,sentimentale di lasciare la famiglia:La mamma perche sovente il papa era scomparso,si lasciava la giovane moglie,i bambini,non so se si puo immaginare quanti pianti ci sono stati e questo no ci sono mandati che pagano. Pero c'era un grande beneficiatore che ne aprofittava lo stato.Eravamo dei milioni di emigranti,e quando arrivavano le brevi vacanze andavamo in paese spendere i nostri risparmi .

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    Risposte
    1. Grazie Giulio per questa testimonianza, non c'è moneta che possa pagare la sofferenza di chi partiva o di chi restava. Ho chiarissimo il ricordo di mia madre che di notte piangeva con il rosario sempre in mano

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