【Gianni Spagnolo © 21F13】
In occasione della festa di Sant'Antonio di Padova, patrono dei malghesi, le malghe che avevano appena monticato, distribuivano gratuitamente la puìna alla gente del paese che fosse salita fin lassù a prenderla. Era una tradizione nata chissà quando.
In quella lontana alba di martedì, 13 giugno 1933 un vecchio e un bambino si presero per mano e s'incamminarono su per la Singéla per cogliere questa opportunità. Gli estremi più deboli della società si univano per contribuire, nella loro fragilità, alla difficile sussistenza di quegli anni. La guerra era finita da ormai tre lustri, ma la montagna ne recava ancora l'immane sfregio. Di lì a poco, ancora, ne sarebbe cominciata un'altra.
Il vecchio portava un brentélo di legno col coperchio, il bimbo una vecchia gavetta austriaca, residuato bellico. Salirono lenti nel fresco del mattino, immersi nei loro pensieri, finché raggiunsero il canpìgolo della malga e presero di quella bianca e preziosa provvista, rendendo grazie. Poi si riposarono ai margini del pascolo, gustando con parsimonia un po' di quella vivanda; il bambino rincorrendo i suoi sogni, il vecchio i luoghi cari della sua gioventù, devastati dall'insipienza dell'uomo. Infine s'incamminarono piano per il ritorno in paese.
Quel bambino aveva 7 anni ed era mio Padre, il vecchio ne aveva 82 ed era suo Nonno.
Un vecchio e un bambino si preser per mano
e andarono insieme incontro alla sera;
una polvere bianca si alzava lontano
e il sole brillava di luce sincera...
L' immensa montagna sembrava arrivare
fin dove l'occhio di un uomo poteva guardare
e tutto d' intorno non c'era nessuno:
soltanto rocce colore del fumo...
I due camminavano, il giorno cadeva,
il vecchio parlava e piano piangeva:
con l' anima assente, con gli occhi bagnati,
seguiva il ricordo dei tempi passati...
I vecchi subiscon le ingiurie degli anni,
non sanno distinguere il vero dai sogni,
i vecchi non sanno, nel loro pensiero,
distinguer nei sogni il falso dal vero...
E il vecchio diceva, guardando la terra:
"Figurete stachìve sensa la guera,
figurete l'erba e figurete i fiuri
e pensa ale voxe e pensa ai coluri...
Su sta montagna, fin do la se perde,
jera pien de albari e tuto jera verde,
vegnéa do la piova, segnava i suli,
la vita dj omani e cuéla dj muli..."
Il bimbo ristette, lo sguardo era sveglio,
e gli occhi guardavano per capire meglio
e poi disse al vecchio con voce sonora:
"Déi nono, vanti, ... contème ancora!"
Mi perdonerà Guccini se ho preso in prestito il testo di una sua canzone modificandolo con qualche licenza, ma è solo perché le sue struggenti sensazioni ben evocano quelle di queste scene.
[Riedizione del post pubblicato il 21 gennaio 2013]
Bellissima!
RispondiEliminaGrazie Gianni per il tuo racconto.In questo giorno di S.Antonio,memorabile per la mia vita,sento ancor più nelle tue parole rievocative la tenerezza della nostra storia e il battito di cuori semplici e per questo felici.
RispondiEliminaBravissimo Gianni, grazie per brano di storia che hai condiviso con noi
RispondiEliminaGrande Coscri, grazie 💗
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