Un nuovo obbligo: la mascherina all’aperto.
Soltanto comportandoci in modo responsabile possiamo sperare di evitare
ulteriori limitazioni.
È la seconda ondata e noi ci siamo dentro. Stiamo meglio di altri Paesi, ma non stiamo bene. Ci si continua ad ammalare, gli asintomatici continuano a dover stare in isolamento. Tante, troppe persone stanno morendo. Certamente non siamo ai livelli dello scorso marzo, quando si arrivava in ospedale senza poter respirare e le strutture sanitarie non erano preparate a fronteggiare una simile emergenza. Adesso il sistema funziona, le diagnosi sono tempestive, le capacità di cura molto più elevate. Ma il virus continua a circolare, entra nelle nostre case, colpisce i giovani come gli anziani. In questi giorni di preparazione del Dpcm, il decreto del presidente del Consiglio, si è molto parlato delle misure necessarie a contenere il contagio. E tra l’altro si è valutata la chiusura anticipata dei locali pubblici — ristoranti e bar compresi — con una serrata alle 23. Una misura secondo alcuni necessaria per contenere gli assembramenti in quelle strade e piazze di paesi e città dove la sera ci si incontra per un aperitivo o per cenare. Al momento, l’esecutivo è stato frenato dalle proteste di associazioni di categoria e governatori e ha deciso di lasciare libertà di intervento in questa materia ai presidenti delle Regioni. Preferendo invece puntare su un nuovo obbligo: la mascherina all’aperto.
Il decreto prevederà delle eccezioni per chi fa sport o passeggia da solo in luoghi isolati, ma la regola sarà comunque stretta per impedire che chi sta in luoghi affollati possa trasmettere il coronavirus. Oppure che i ragazzi all’uscita dalla scuola si fermino in gruppo e vanifichino gli sforzi fatti all’interno delle aule quando si sta fermi al banco, con naso e bocca coperti, non si può uscire per la ricreazione e neanche incontrarsi nelle aree comuni.
Da otto mesi la nostra vita è cambiata, è molto peggiorata. Dobbiamo stare attenti a ogni movimento, vivere con il volto spesso coperto, mantenere la distanza anche dalle persone più care come i genitori o i figli. Non possiamo abbracciare e baciare gli amici, i parenti. Non possiamo divertirci come più ci piace. Non possiamo ballare, stare stretti nei locali dove si ascolta musica, partecipare senza restrizioni ad eventi mondani o culturali. Se vogliamo visitare un museo dobbiamo prenotare in anticipo, possiamo stare nelle sale soltanto qualche minuto. Quando andiamo a una festa e ci avviciniamo troppo agli altri rischiamo di essere additati come possibili untori. Anche i viaggi all’estero sono ormai difficili, in alcuni casi impossibili.
Da otto mesi la vita di molti di noi è stata segnata dalla malattia di familiari e amici, dalla morte di una persona cara. C’è chi non è riuscito ad assistere i ricoverati, chi non ha potuto salutarli prima della fine, addirittura chi non ha potuto celebrare il funerale.
Il Covid-19 ha molte caratteristiche che ancora non conosciamo. Gli stessi scienziati che lo studiano da tempo sono divisi su alcuni aspetti. Ma di una cosa possiamo essere ormai certi: più stiamo vicini, più ci contagiamo, proprio come avviene per un raffreddore o l’influenza. Ecco perché, adesso che siamo in questa nuova e difficile fase, non possiamo sbagliare. È già accaduto questa estate quando la scelta scellerata di alcuni governatori di riaprire le discoteche ha fatto impennare la curva epidemiologica. E la situazione è peggiorata con il rientro dall’estero di chi aveva trascorso le vacanze in Grecia e in Spagna senza alcuna precauzione.
Sono errori gravi che stiamo ancora pagando. Non possiamo permettercelo. Un peggioramento della situazione porterebbe inevitabilmente a nuove chiusure, proprio come sta accadendo in molti Paesi d’Europa. Il governo ora ha frenato, ma se nelle prossime settimane aumenterà ulteriormente il numero dei contagiati sarà inevitabile dover prevedere altre limitazioni alla libertà di movimento delle persone.
Anche gli scettici, o chi pensa che questa emergenza sia soltanto un grande inganno, devono convincersi che il rischio sono nuove «zone rosse», limitazioni ai negozi e ai locali aperti al pubblico.
Rispettare le regole, seguire le indicazioni, essere responsabili, serve a tutelare le persone, la nostra vita, gli interessi economici di ciascuno e della collettività. Serve a uscirne prima e meglio.
da corriere.it
Un nuovo obbligo: la mascherina all’aperto. Soltanto comportandoci in modo responsabile possiamo sperare di evitare ulteriori limitazioni
È la seconda ondata e noi ci siamo dentro. Stiamo meglio di altri Paesi, ma non stiamo bene. Ci si continua ad ammalare, gli asintomatici continuano a dover stare in isolamento. Tante, troppe persone stanno morendo. Certamente non siamo ai livelli dello scorso marzo, quando si arrivava in ospedale senza poter respirare e le strutture sanitarie non erano preparate a fronteggiare una simile emergenza. Adesso il sistema funziona, le diagnosi sono tempestive, le capacità di cura molto più elevate. Ma il virus continua a circolare, entra nelle nostre case, colpisce i giovani come gli anziani. In questi giorni di preparazione del Dpcm, il decreto del presidente del Consiglio, si è molto parlato delle misure necessarie a contenere il contagio. E tra l’altro si è valutata la chiusura anticipata dei locali pubblici — ristoranti e bar compresi — con una serrata alle 23. Una misura secondo alcuni necessaria per contenere gli assembramenti in quelle strade e piazze di paesi e città dove la sera ci si incontra per un aperitivo o per cenare. Al momento, l’esecutivo è stato frenato dalle proteste di associazioni di categoria e governatori e ha deciso di lasciare libertà di intervento in questa materia ai presidenti delle Regioni. Preferendo invece puntare su un nuovo obbligo: la mascherina all’aperto.
Il decreto prevederà delle eccezioni per chi fa sport o passeggia da solo in luoghi isolati, ma la regola sarà comunque stretta per impedire che chi sta in luoghi affollati possa trasmettere il coronavirus. Oppure che i ragazzi all’uscita dalla scuola si fermino in gruppo e vanifichino gli sforzi fatti all’interno delle aule quando si sta fermi al banco, con naso e bocca coperti, non si può uscire per la ricreazione e neanche incontrarsi nelle aree comuni.
Da otto mesi la nostra vita è cambiata, è molto peggiorata. Dobbiamo stare attenti a ogni movimento, vivere con il volto spesso coperto, mantenere la distanza anche dalle persone più care come i genitori o i figli. Non possiamo abbracciare e baciare gli amici, i parenti. Non possiamo divertirci come più ci piace. Non possiamo ballare, stare stretti nei locali dove si ascolta musica, partecipare senza restrizioni ad eventi mondani o culturali. Se vogliamo visitare un museo dobbiamo prenotare in anticipo, possiamo stare nelle sale soltanto qualche minuto. Quando andiamo a una festa e ci avviciniamo troppo agli altri rischiamo di essere additati come possibili untori. Anche i viaggi all’estero sono ormai difficili, in alcuni casi impossibili.
Da otto mesi la vita di molti di noi è stata segnata dalla malattia di familiari e amici, dalla morte di una persona cara. C’è chi non è riuscito ad assistere i ricoverati, chi non ha potuto salutarli prima della fine, addirittura chi non ha potuto celebrare il funerale.
Il Covid-19 ha molte caratteristiche che ancora non conosciamo. Gli stessi scienziati che lo studiano da tempo sono divisi su alcuni aspetti. Ma di una cosa possiamo essere ormai certi: più stiamo vicini, più ci contagiamo, proprio come avviene per un raffreddore o l’influenza. Ecco perché, adesso che siamo in questa nuova e difficile fase, non possiamo sbagliare. È già accaduto questa estate quando la scelta scellerata di alcuni governatori di riaprire le discoteche ha fatto impennare la curva epidemiologica. E la situazione è peggiorata con il rientro dall’estero di chi aveva trascorso le vacanze in Grecia e in Spagna senza alcuna precauzione.
Sono errori gravi che stiamo ancora pagando. Non possiamo permettercelo. Un peggioramento della situazione porterebbe inevitabilmente a nuove chiusure, proprio come sta accadendo in molti Paesi d’Europa. Il governo ora ha frenato, ma se nelle prossime settimane aumenterà ulteriormente il numero dei contagiati sarà inevitabile dover prevedere altre limitazioni alla libertà di movimento delle persone.
Anche gli scettici, o chi pensa che questa emergenza sia soltanto un grande inganno, devono convincersi che il rischio sono nuove «zone rosse», limitazioni ai negozi e ai locali aperti al pubblico.
Rispettare le regole, seguire le indicazioni, essere responsabili, serve a tutelare le persone, la nostra vita, gli interessi economici di ciascuno e della collettività. Serve a uscirne prima e meglio.
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