martedì 24 dicembre 2019

Usanze cimbre di un tempo, ma comunque tramandate fino ai giorni nostri

Un tempo, la vigilia di Natale, giornata di astinenza e di digiuno, appariva uggiosa e grigia, ma serviva a far risaltare maggiormente la festosità del giorno successivo. 
La sera della gran notte, nell'ampio camino della disadorna cucina, si metteva ad ardere il sóco e si andava a letto presto. 
Finalmente giungeva il mattino di Natale; la chiesa, già gremita fin dalla messa antelucana, si presentava sfavillante e ricca di luci, di addobbi, di paramenti, col suono d'organo che intonava la vecchia pastorale, con i cantori che, infaticabili, allietavano tutte le messe. 
In un angolo c'era l'immancabile, tradizionale presepio di statuine, muschio, gesso (non c'erano allora presepi nelle case), che faceva rimanere incantati i volti trasognati dei piccoli. 
Tutto il mattino della festa aveva il suo centro nella chiesa dove le messe si susseguivano spesso ininterrotte.
Poi, a casa, un pasto più sostanzioso del solito sottolineava la grande ricorrenza; nel pomeriggio, tra le funzioni in chiesa e un più lungo soffermarsi degli uomini all'osteria, l'aria natalizia andava sfumando, e si ritornava pian piano al ritmo consueto; 
così il Natale era una grande festa tranquilla immersa nel mare tranquillo del riposo invernale.
CIMBERnauti

1 commento:

  1. Par me Nòno Nane el soco xera un rito! Non si sarebbe sottratto nemmeno con 40° di febbre credo! Lo preparava con largo anticipo perchè avrebbe dovuto essere ben secco e siccome doveva essere per forza "el pì grosso" della pila, abbisognava di cure diverse...
    La Mamma invece poneva vicino alla stufa su una sedia le fasce per il Bambinello...
    Io di quelle notti serbo piacevoli ricordi indelebili...

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