Nella lettera admirabile signum di Papa Francesco si menzionano la grande messe di lavoratori che appaiono
nel presepe. Sono gli artigiani che, in genere, vengono raffigurati
mentre svolgono tutte le attività proprie della civiltà del loro tempo:
pescivendoli, fruttivendoli, fabbri, donne che lavano i panni nel
ruscello e, a volte, anche suonatori che festeggiano coi loro strumenti
l’arrivo di Gesù.
Nel preparare i presepi a casa nostra però, qualche
pensierino dovremmo farlo, visto che la quasi assoluta maggioranza di
quei lavoratori ormai sono del tutto assenti dalla nostra vita
quotidiana.
«Francesco – racconta il Papa – chiamò un uomo del
posto, di nome Giovanni, e ... il 25 dicembre giunsero a Greccio uomini e
donne dai casolari della zona». Cioè la forza del presepe
stava nell’attualizzare quanto era avvenuto 1.223 anni prima.
San
Francesco era appena tornato dalla Terra Santa e, avendo visto prima a
Betlemme e poi a Santa Maria Maggiore, il luogo della nascita di Gesù
e la mangiatoia, aveva pensato di ricreare sotto gli occhi propri e
della gente una situazione simile.
Lo stesso intento è stato portato
avanti con i presepi dei secoli successivi.
È evidente infatti che
attorno alla grotta di Betlemme c’erano, oltre alla Sacra Famiglia e a
degli animali, solo i pastori: non certo fabbri, pescivendoli (in un
deserto!), o donne che lavano panni.
Ovviamente neppure Erode poteva
essere presente visto che, come ci raccontano proprio i Vangeli, se ne
stava chiuso nel suo palazzo sito a Gerusalemme, non certo a Betlemme.
Se
ragionassimo come san Francesco, oggi forse chi dovrebbe popolare i
nostri muschi, sono i driver – cioè i 'fattorini' – di Amazon, gli
schiavi moderni che vedono i ritmi della loro giornata 'dettati'
(eufemismo) dall’algoritmo di Jeff Bezos.
Ogni mattina si trovano
all’alba a prendere i pacchi da consegnare in giornata. Si tratta di
circa 200 pacchi al giorno per circa 150 'stop', perché qualcuno, per
una fermata, deve lasciare più di un pacco. Invece di pensare a felici
ruscelli che gorgheggiano spensierati accogliendo il sù e giù delle
braccia della lavandaie pensiamo a questi nostri fratelli, in genere di
età compresa tra i 30 e 50 anni che, come i burattini di un moderno
Mangiafoco, sono governati non dai fili, ma dall’algoritmo: un software
che, senza tener conto degli imprevisti del traffico, traccia degli
itinerari impossibili da rispettare che spesso, soprattutto nei giorni
più 'caldi' come quelli prima di Natale, costringono i poveretti a
finire oltre orario anche di 2/3 ore. «E come faccio ad arrivare da
Termini all’Aurelia in mezz’ora? – dice uno di loro – ho un furgone,
mica il tappeto volante di Aladino!».
Non mi ha fatto ridere. Mi
ha commosso. Perché, prendendo circa 1.250 euro al mese, lavora non
so quante ore al giorno, con qualsiasi tempo, saltando la pausa pranzo, e
dovendosi pagare anche le multe. Perché, ovviamente, i driver non hanno
permessi né per le aree Ztl né per le corsie preferenziali. Se
volessimo essere coerenti quindi, dovremmo mettere nel presepe, i
lavoratori che hanno soppiantato le vecchie professioni artigianali:
ovvero i fattorini di Amazon. E magari anche i robot che stanno poco
per volta rubando gli ultimi posti di lavoro, agli operai umani, quelli
in carne ed ossa. Il mio consiglio non sarà seguito da nessuno, e lo
capisco.
Perché il mio sarebbe un Presepe da far piangere. Anche
se forse ci farebbe pregare un po’ di più perché ci aiuterebbe a capire
che Dio viene nella nostra vita vera e non nelle nostre fiabe. Allora
però, visto che ci siamo, facciamo il proposito di mettere nei nostri
presepi anche gli angeli. Tanti però. Perché ogni volta che ci arriva un
pacco a casa oppure ogni volta che manderemo un regalo a casa di
qualcuno, dovremo ricordarci di mandargli dietro per lo meno uno degli
angeli dei nostri presepi. Che aiuti il driver a trovare parcheggio:
sappiamo vero cosa significa trovare un posteggio nel centro di Roma
150 volte al giorno?
Gli angeli, dunque. Sì. Tanti. Tantissimi.
Che li
aiutino a non diventare matti.
(segnalato da Lucia Marangoni)
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