sabato 28 dicembre 2019

Denatalità


L'Istat ha pubblicato una serie di statistiche che in un paese normale sarebbero il principale argomento di dibattito della classe politica e dell'intellighenzia che guida il paese.
Ma a quanto pare in Italia questo non avviene.
Di cosa stiamo parlando?
Vediamo velocemente.
Tutto parte dagli ultimi dati sul tasso di natalità, qui 

 
Natalità che in Italia sta scendendo da 10 anni a questa parte, con una ulteriore diminuzione nell'ultimo anno di 18.000 unità.
Rispetto al picco del 2008, in Italia nascono circa 140.000 bambini in meno.
Ovviamente tale dato si riflette poi sulla demografia totale portando il paese in uno stato di decrescita demografica, stante il calo delle nascite e il quasi blocco dell'immigrazio
ne 


 
Ora, la domanda diventa una sola: la decrescita demografica rappresenta un problema?
Risposta: si.
Ma di nuovo: perchè?
Per rispondere a questa domanda dobbiamo introdurre brevemente la moderna teoria della crescita (endogena) 



In base a questo modello, la crescita di lungo periodo è frutto essenzialmente di tre componenti:
- l'accumulazione
di risparmio
- la crescita demografica
- l'innovazione tecnologica
Spicca subito all'occhio dove risiede il problema.
Essendo la demografia una delle tre componenti della crescita, se questa cade in territorio negativo, come in Italia, non solo non aiuta l'economia, ma anzi rischia di sottrarre crescita al dato finale complessivo.
La motivazione è banalmente intuitiva: se c'è meno gente che produce a parità di tecnologia, ovviamente c'è anche meno prodotto alla fine del processo produttivo.
In questa frase ho però introdotto la seconda variabile determinante: la tecnologia.
La tecnologia infatti, se aumenta anno dopo anno, può compensare l'impatto negativo dovuto alla decrescita demografica.
Prima di proseguire parlando di tecnologia dobbiamo però chiarire quanto è determinante tale variabile?
Secondo le stime di Solow, confermate poi dalle ricerche econometriche successive, l'innovazione tecnologica è responsabile di una cifra superiore all'80% di tutta la crescita economica di lungo periodo (sicuramente di quella pro-capite).
Fatta questa precisazione, visti i valori in gioco direi anche abbastanza importante, la domanda diventa: dove possiamo vedere l'impatto della tecnologia nei dati economici?
Risposta: essenzialmente nel tasso di crescita della produttività del lavoro.
E con questo arriviamo al secondo dato fornitoci dall'Istat, ovvero esattamente il tasso di crescita della produttività italiana nel 2018, qui 


E cosa ci dice?
Banalmente che la produttività del lavoro nel 2018 è scesa dello 0,3%.
Non solo: dal 2014 al 2018, ovvero negli unici anni di crescita piena che il paese ha avuto nell'ultimo decennio, la produttività italiana è cresciuta dello 0,3% medio annuo.
Un valore molto basso, soprattutto se confrontato con quello dei paesi posti sulla nostra frontiera tecnologica, che li vede crescere di quasi un punto percentuale in più.
Ora, se nelle tre variabili della crescita elencate sopra, mettiamo i dati presentati ieri dall'istat, vediamo che almeno due di esse, quelle assolutamente determinanti, ovvero demografia e tecnologia, non solo non hanno portato crescita, ma anzi ne hanno tolta, almeno nell'ultimo anno.
Ma quel che è peggio, e questo è il vero nocciolo della questione che dovrebbe essere la principale preoccupazione del paese, i dati dell'istat ci dicono che per il lungo periodo, a meno di cambiamenti imprevedibili, i valori negativi della demografia e molto bassi della produttività, rimarranno semplicemente tali.
Questo vuol dire che non esiste universo nel quale l'Italia con tali valori di demografia e produttività, possa tornare a crescere strutturalmente
ad un tasso medio annuo superiore all'1,5%.
Anzi, probabilmente nemmeno all'1%.
E una crescita di tale livello in economia è definibile più o meno solo come una "stasi strutturale".
Stasi strutturale che comporta una serie di conseguenze chiaramente prevedibili, quali ad esempio la stasi dei salari reali, l'aumento degli oneri pensionistici e l'impossibilità di aumentare la spesa pubblica reale, con tutto quello che ne consegue per qualsivoglia governo in carica e ovviamente il soddisfacimento dei bisogni del paese.
Come porvi rimedio?
Per la demografia temo ci sia poco da fare.
Al massimo si protrebbe tentare di arrivare verso una costanza demografica, sia incentivando in qualche modo le nascite, sia aprendo un pò di più verso una immigrazione controllata, oltre che creando le condizioni economiche per una permanenza degli italiani che oggi emigrano (che non sono pochi).
La vera variabile è quindi alla fine una sola, ovvero la crescita della produttività.
E qui il lavoro da fare è tanto e immane.
Per iniziare, semplicemente parlandone.
Eh già, sarebbe un bel passo anche solo questo, visto che in Italia nemmeno parliamo di tale problema, concentrandoci invece su cose che non centrano niente e anzi in molti casi sono peggiorative della crescita della produttività (vedi alla voce moneta sovrana, più deficit pubblico, meno concorrenza soprattutto estera e last but note least, più stato imprenditore in aziende cotte e stracotte).
Riusciremo in tale impresa?
Personalmente sono molto pessimista, ma io oggettivamente non sono nessuno.
Massimo Fontana

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