venerdì 23 dicembre 2016

L'ultimo abitante della Contra' Baise

Un viaggiatore, proveniente da Arsiero, imboccando la strada della Valle dell'Astico, che corre sinuosa e incastrata fra fiume e montagna, nota che, passato il ponte di Pedescala, la Valle improvvisamente si allarga. Si può così osservare, sulla sinistra del fiume ed un po' rialzate sulla collina, la lunga fila di case del paese di San Pietro con, sul retro, un po' sgradevole alla vista, della sua chiesa. Specialmente la notte si presenta un'immagine suggestiva delle sue contrade piccole e grandi, sparse sullle pendici della montagna. La fievole luce che si vede lassù, la più in alto di tutte, quella é la luce della “Contra' Baise”.
Il luogo è configurato da cinque case, quasi gemelle, unite da tezze, stalle e scantinati alla sesta casa: la casa “madre”. La prima costruita verso la fine del cinquecento-inizio seicento, dalla famiglia dei BONIFACI soprannominati “BAISE”.

Per tradizione familiare, trasmessa da generazione in generazione, si racconta che gli antenati di questa famiglia,
fossero degli abitanti della repubblica di Pisa, emigrati in Corsica del Sud, prima dell'anno mille. Avessero fondato il porto e la città di Bonifacio, assumendosene così anche il nome. Nel 1400 furono espulsi dalla Corsica dai Genovesi, loro acerrimi nemici. La maggior parte si rifugiarono nel sud della Francia, nell'attuale Provenza, dove vivono ancor oggi molti discendenti.

L'Antenato dei Bonifaci “Baise” invece, ritornò in Toscana e si mise al servizio dell'esercito pontificio. Persona irrequieta e focosa, commise una grave “sciocchezza”. Fu

costretto a fuggire la rigorosità papale e rifugiarsi sotto la protezione di Venezia. Per evitare ritorsioni da parte papalina, il Doge lo spedì ai Torrioni di Pedescala a proteggere la “strada de l'Alemagna” (così si chiamava anticamente questa via, sola percorribile, situata alla sinistra dell'Astico) infestata da frequenti scorribande di teutonica provenienza. Sotto la vecchia chiesa di San Pietro in contrada "Checa" conobbe una fanciulla avvenente e di nobil stirpe se ne innamorò e, stanco di una vita randagia, se la sposò e per amore, divenne pastore. Con il passare degli anni, i suoi discendenti tanto lavorarono e tanto intrapresero

da rendere gelosi e cattivi i vecchi abitanti che, tanto loro fecero di soprusi ed angherie da costringerli ad abbandonare il paese e rifugiarsi in un luogo più sicuro e tranquillo. Scomodo e senza vie di accesso, ma sicuro e sopraelevato. Da lassù dominavano tutta la Valle dell'Astico: dal Colletto di Velo a sud, al Becco di Filadonna a Nord. Potevano vedere ed osservare ogni movimento.

Più probabilmente si installarono lassù ai “Baise”' per la vicinanza della Torra, torrente certo, ma sopratutto, a quei tempi, unica strada che collegava il fiume Astico alle ricche montagne dell'altipiano. Migliaia di metri cubi di legname, di tutte le lunghezze, che serviva alla costruzione delle fondamenta delle case e dei palazzi di Venezia, transitarono in pericolose condotte per questa via, dando lavoro a tanti uomini, che altrimenti sarebbero stati costretti, come successe più tardi, ad abbandonare il paese.

Non solo, ma la Torra era anche il confine naturale tra la repubblica di Venezia e l'Impero austriaco, di cui Casotto, il paese più vicino, faceva parte. Tanto vicino che, pur in un linguaggio tutto loro le genti da una sponda all'altra si parlavano e si ingiuriavano, senza difficoltà. Per tre secoli, tonnellate di cereali e carni hanno attraversato i confini dal territorio veneziano a quello del “Sud Tirol”. Fino a una cinquantina di anni fa esistevano, solo a Casotto di sotto, cinque mulini lungo l'Astico. Non é che macinassero i sassi delle Marogne!

La stessa cosa dalla parte opposta con il tabacco ed il sale

proveniente dalle saline di Salisburgo.

L'arrivo agli albori dell'ottocento delle truppe napoleoniche e la loro rivoluzione, portarono la miseria più nera nella Valle dell'Astico: più legname per Venezia occupata e più contrabbando non esistendo più le frontiere.

A partire dal 1870 mio nonno Basilio decise di scendere definitivamente in Contra' Lucca dove le famiglie possedevano delle case in cui passavano una parte dell'inverno. Successivamente tutte le famiglie “Bonifaci Baise” fecero la stessa cosa. L'ultimo fu un certo Antonio nel 1900 che partì direttamente per l'America. Durante la guerra del 1915-18 le case in prima linea furono completamente distrutte. Nel 1920 furono ricostruite nello stile di quell'epoca. Non furono mai più abitate, all'infuori della Casa Madre, la prima della fila a destra.
In questa casa era rimasto solo un certo Valentino Carraro, originario di Grantorto nel padovano, che aveva sposato una vedova Bonifaci. Costei morì senza lasciare figli, ma lasciando al marito come eredità, un terzo di tutti i beni che possedevano i “Bonifaci ai Baise”.

Il Carraro si risposò con una vedova da Forni, una certa Maddalena Dalla Via, che portò con sè una figlia: Domenica. Ebbero assieme due figli: Antonio e Maria.

Antonio si sposò con una cugina: Maddalena ed ebbero

sei figli ed una figlia. I figli assieme al padre, si costruirono a Piovene un appartamento ciascuno. I più giovani avendo il lavoro vicino si installarono subito “in città”. Con i genitori rimasero: Valentino, il più anziano e Dino che quando sua madre si ammalò in forma grave abbandonò l'Arma dei carabinieri e si dedicò a curarla fino alla sua morte, dedicandosi anche ai lavori delle abbondanti terre. 
Grande amatore di belle donne e del gioco, Dino fu colpito anche lui dallo stesso male della madre, già molto tempo fa, ma non si lasciò mai abbattere, anzi, si direbbe che la malattia gli abbia, fino a qualche anno fa, duplicato le forze.

Ora però, la natura sta presentando il conto. Piano piano il mondo sta chiudendosi attorno a lui. Valentino, vecchio “fauno dei boschi” e grande coltivatore della “Singela”, pur facendo una vita ineguagliabilmente sana, la brutta malattia se l'è portato via, lasciando solo il fratello ottantenne.

Fu un duro colpo!

Oh... Non era certamente il grande amore fra loro due, di carattere diametralmente opposti. Dino, ancora impregnato dell'educazione dell'Arma, Valente di quella appresa nelle stalle e nei cantieri.. eppure ora gli sta mancando molto la sua presenza!

Amorevolmente assistito dalla sorella Pia e dal fratello “tuttofare” Adriano, l'ottantunenne Dino, ora molto malato, vive tutto solo lassù, isolato dal mondo.




Certamente, ultimo abitante della “CONTRA' BAISE”!
Lino Bonifaci





1 commento:

  1. Ringrazio di cuore il signor Lino Bonifaci per questa biografia degli abitanti dei Baise a cui sono legata da legami di parentela lontana, ma di affettuosa, sentita vicinanza, avendo trascorso nella loro casa, là in alto, giorni felici della mia infanzia , il cui ricordo mi lega ancora a Pia, a Dino,ad Adriano. Ritorno sempre volentiei lassù e mi piace farlo a piedi, per godere dei luoghi rimasti pressochè immutati anche dopo tanti anni.L'ospitalità schietta e genuina dei miei cugini mi ripaga della fatica della salita. Buon Natale
    Maria Grazia Carraro

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