giovedì 15 dicembre 2016

Chissà dove sta la verità

Tangenti, Fassa respinge le accuse

«E’ la vendetta di un concorrente» 

Soldi in cambio di tariffe favorevoli, l’imprenditore trevigiano ora accusa Grigolin, il «pentito» che ha dato il via all’indagine

La telecamera nascosta, una bustarella da 10mila euro per abbassare i prezzi di estrazione e la successiva indagine per corruzione e truffa. Sullo sfondo, un presunto regolamento di conti tra cavatori. Ci sono tutti gli ingredienti di una faida commerciale nell’indagine della procura di Belluno sulla cava comunale di Col delle Vi di Farra d’Alpago. Dalla «mazzetta di Natale» con cui l’imprenditore «incastra» il socio in affari e fa emergere un sistema corrotto, al concorrente–consorziato che denuncia di esser stato vittima di una «vendetta». Che il bubbone scoppiato in Alpago abbia radici profonde nella Marca lo afferma a chiare lettere Paolo Fassa, presidente del colosso dell’edilizia Fassa Bortolo, indagato per corruzione in concorso e falso assieme a Fabrizio Fassa, dirigente della stessa Fassa Bortolo, a Ezio De Prà, presidente del Consorzio Farra Sviluppo srl, e ai componenti confindustriali e componenti del tavolo della Camera di Commercio che stabilisce i prezzi all’ingrosso delle attività estrattive per la provincia di Belluno Alberto Nadalet e Antonella Losso, quest’ultima moglie di De Prà.

«Non c’è stata alcuna corruzione – attacca Paolo Fassa – e alcun danno per il Comune di Alpago: il prezzo fissato per il ritiro del materiale nella cava era superiore a quello di mercato. Quella di Grigolin è una vendetta: ha creato un teatrino per poter accusare un suo concorrente di qualcosa che non ha fatto». Ma andiamo con ordine. Il Consorzio Farra Sviluppo, che gestisce l’attività estrattiva nella cava di Col delle Vi, è controllato dalla Fassa di Spresiano e dalla Fornaci Calce Grigolin di Susegana, entrambe con quote del 45%, e dalla De Prà Ezio di Ponte nelle Alpi, che ne detiene il 10 per cento. Secondo quanto emerso dall’inchiesta del procuratore Francesco Saverio Pavone avviata a ottobre 2014 da uno spunto investigativo della Guardia di Finanza, nel novembre dello scorso anno De Prà chiede a Maurizio Grigolin (che nel frattempo si rivolge alla procura e si presenta all’incontro con una telecamera nascosta nella camicia, uscendo così dall’inchiesta) un «regalo di Natale» per un funzionario.

Si tratta invece di denaro destinato ai due componenti del tavolo tecnico che, invece di indicare il trend di mercato per stabilire il prezzo per le attività estrattive dei prodotti derivanti, non avrebbero effettuato alcuna indagine lasciando di fatto al Consorzio la libertà di indicare la cifra e inducendo così la Camera di Commercio ad approvare un listino prezzi falsato, passato da 6 euro al metro cubo nel 2011 ai 4 euro del 2015. «È un’assurdità – continua Paolo Fassa - tutti sanno che quel prezzo è già di per sé salatissimo: ci riforniamo in altre 20 cave in tutta Europa, e quella di Alpago è quella che ha il prezzo più alto e il materiale non è certo un granché. Quello giusto sarebbe di 1 o 2 euro. Il danno per il Comune ci sarà adesso, perché se Fassa non ritira più, la cava non ha più senso di esistere». Il mancato danno al Comune di Alpago è un elemento considerato fondamentale anche dall’avvocato di Fabrizio e Paolo Fassa, il legale Carlo Broli. «A tempo debito spiegheremo a dovere come sono andate le cose – afferma –. Ma sia chiaro che all’interno del Consorzio non era la Fassa ad occuparsi della questione legata agli oneri estrattivi, oggetto di un rapporto tra istituzioni che ha portato a un prezzo che comunque non appare fuori mercato, anzi. Facciamo insomma fatica a capire quale sia il danno economico».

Contattato al telefono Ezio De Prà, colui che avrebbe ricevuto materialmente la mazzetta da 10 mila euro, se la cava invece con una battuta: «Non posso dire niente, parleranno gli atti, auguro Buon Natale a tutti, tranne che a uno». Il non detto è quell’uno, l’imprenditore Maurizio Grigolin, che non ha voluto commentare il ruolo fondamentale avuto nell’indagine negandosi al telefono. Non si nega ai giornali il legale di Ezio De Prà, della moglie Antonella Losso e di Alberto Nadalet, l’avvocato Maurizio Paniz, che afferma: «Abbiamo il massimo rispetto per tutte le indagini e sono abituato a rispondere sempre sul campo, a controbattere con le mie difese - commenta l’avvocato Paniz -. Anche questa volta auspico che i risultati possano essere positivi. La convinzione d’innocenza dei miei assistiti è tale che sono sicuro che riusciremo a dimostrarla anche questa volta».

10 commenti:

  1. me vien da ridare... proprio...

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  2. Il comune di Valdastico cosa aspetta a chiedere al titolare della cava la Marogna quanto gli spetta per contratto con tutti gli arretrati e diventare finalmente un comune ricco?
    E già che ci siamo a quando il referendum sul calcificio?

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  3. Se questo è il modo di procedere di Big Fassa allora si capisce come si siano
    aperte tutte le porte per costruire il Calcificio nella Val d'Astico.

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  4. Alcuni non si smentiscono mai. Pensano che con i soldi si può ottenete tutto. Ma non tutti si fanno corrompere, soldi o non soldi. Comunque se giudicati colpevoli, devono andare in carcere; sai che goduria per i vecchi detenuti '' assaggiare '' qualche nuovo arrivato? Vedrai come imparano a camminare con la schiena rasente i muri !!

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  5. Tanto per far capire quanto "poareti" sono.... l'avvocato citato alla fine, Maurizio Paniz, è un politico abbatanza noto di FI, che presumo non abbia tariffe da discount...

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  6. La calce è una sostanza che causa secchezza negli organi in movimento ondepercui è opportuno procedere ad una preventiva e adeguata lubrificazione de meccanismi medesimi stessi.

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    1. Oltre a lubrificare certo ingranaggi, se vanno in preson le' meio che i lubrifica calcossa altro.

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  7. Comune ricco? scherzi, basta che si arricchisca qualcuno in nome e per conto nostro,
    zitti e mosche! Se qualcuno si arricchisce, si alza la media, che diamine!

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  8. Caro Paolo Fassa, come si possono chiamare quei 80.000 € a Alessandra Moretti, e 100.000 € se non di più a Luca Zaia, alle ultime elezioni?

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    1. Poareta la Moretti, la gavea da farse curare in India, se vede che noi xe miga basta....

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