Dopo due settimane di Pakistan eccomi
arrivato in India, passando dagli islamici rigori al colorato coacervo che
caratterizza questo paese. Qui gli estremi spesso si toccano e lusso e miseria convivono,
in obbedienza al cliché che vasta letteratura ci ha trasmesso e sul
quale non mi soffermo.
Atterrare a Delhi nel fine settimana non è stata però un’idea geniale.
Dalla sera alla mattina del 10 novembre scorso, infatti, il governo indiano ha bandito la circolazione delle banconote da 500 e 1000 rupie (circa 7 – 14 Euro), provocando l’assalto a banche e bancomat e la crisi di contante in tutto il paese. Questo per combattere l’ampia diffusione di biglietti falsi di questi tagli e l’economia sommersa (immaginiamoci se l’avessero fatto da noi). Dicono che ci siano degli sportelli aperti solo in centro e quindi mi appresto a recarmici un po’ con la metro e un po’ col rickshaw (sorta di Ape a 6 posti che qui fa da taxi). Così colgo anche l’occasione per visitare questa metropoli di circa 22 milioni d’abitanti.
Atterrare a Delhi nel fine settimana non è stata però un’idea geniale.
Dalla sera alla mattina del 10 novembre scorso, infatti, il governo indiano ha bandito la circolazione delle banconote da 500 e 1000 rupie (circa 7 – 14 Euro), provocando l’assalto a banche e bancomat e la crisi di contante in tutto il paese. Questo per combattere l’ampia diffusione di biglietti falsi di questi tagli e l’economia sommersa (immaginiamoci se l’avessero fatto da noi). Dicono che ci siano degli sportelli aperti solo in centro e quindi mi appresto a recarmici un po’ con la metro e un po’ col rickshaw (sorta di Ape a 6 posti che qui fa da taxi). Così colgo anche l’occasione per visitare questa metropoli di circa 22 milioni d’abitanti.
Abituato alla Cina, alla congestione di Dacca
e di altri agglomerati consimili in giro per il mondo, la cosa non mi preoccupa più
di tanto. Bado solo a tenermi ben stretto il mio zainetto frontale con tutti i documenti
e le carte di credito utili alla bisogna, agguantandolo con energica e costante
presa che mi farà anchilosare il pugno. Si sa che l’occasione…
Realizzo subito che anche qui non c’è
verso di prelevare o cambiare moneta e le code ai pochi sportelli aperti in
centro contano almeno un centinaio di persone in paziente attesa. Fra l’altro
il massimo prelevabile è di 2500 rupie, pari a circa 35 Euro: un capitale!
Cosa facciano la domenica gli abitanti di
Nuova Delhi, ci metto poco a capirlo. Fanno la stessa cosa che da noi: lo struscio in centro. Soltanto che
loro sono talmente tanti che la cosa assume proporzioni indescrivibili. Noi
europei ci teniamo alla privacy e a mantenere una certa distanza con i nostri simili, un sorta di alone corporeo di almeno una decina di centimetri
e ci sentiamo a disagio se qualcuno che non ci è familiare lo oltrepassa. Qui
questo alone è lo stesso del cerotto e quando si è in coda si ha modo di
apprezzare ogni protuberanza di quello che ti sta dietro. Considerato che gli
indiani in genere non hanno la panza, non è che sia un gran bel stare.
Abbandonato quindi lo scopo principale,
cerco con fatica di dedicarmi a quello sussidiario e faccio un giretto del
centro. Gli occidentali presenti ora in quest'area, si possono contare sulle dita di una mano e perciò sono
fatto oggetto di istanze ad ogni passo: mendicanti, tassisti, lustrascarpe, venditori
di cibo, di cianfrusaglie, aspiranti guide turistiche, profittatori vari, ecc., una cosa fastidiosa.
Sto seriamente pensando di procurarmi una
di quelle papaline bianche ricamate da mettermi in testa, magari, data la barba,
passo per un kashmiro e mi lasciano stare. Attraverso una specie di parco, dove c’è un po’ meno
ressa e mi apparto per rispondere al messaggio di un mio collega.
Sto riponendo il telefono e riprendendo il cammino, quand'ecco che un gentilissimo signore mi ferma e mi fa notare che sulla mia scarpa destra c’è una schifosa, verde e puteolente cacca. Mi informa che mi aveva centrato uno schito d’uccello, ma che potevo stare contento: portava fortuna per l’intera giornata. Io sapevo che per ottenere questo invidiabile stato bisognava pestarla, non che cadesse dall’alto. Mah,… vedo che tutto il mondo è paese. Peraltro sapevo anche che in India le vacche fossero sacre, ma non che volassero.
Sto riponendo il telefono e riprendendo il cammino, quand'ecco che un gentilissimo signore mi ferma e mi fa notare che sulla mia scarpa destra c’è una schifosa, verde e puteolente cacca. Mi informa che mi aveva centrato uno schito d’uccello, ma che potevo stare contento: portava fortuna per l’intera giornata. Io sapevo che per ottenere questo invidiabile stato bisognava pestarla, non che cadesse dall’alto. Mah,… vedo che tutto il mondo è paese. Peraltro sapevo anche che in India le vacche fossero sacre, ma non che volassero.
L’istintivo schifo non riesce tuttavia a sedare
del tutto la mia parte razionale che mi dice che è assai improbabile che quello sia
il lascito di un volatile e che mi abbia centrato proprio nella posizione in
cui mi trovavo. Il premuroso signore si offre insistentemente di aiutarmi e di
accompagnarmi ad una vicina fontanella per pulire la calzatura. "Ahi.., qui si mette
male, Gianni!" Mi sussurra il mio grillo parlante nascosto nello zainetto.
Dopo aver ripetutamente declinato l’invito, mi faccio vincere dalla sua premura e lo seguo giù per un viottolo. Della fontana non c'è ovviamente neanche l'ombra, in compenso appare d’incanto un lustrascarpe, che si offre, con altrettanti salamelecchi, di risolvere l’incomodo. Vabbè, capìta l’antifona! Ma ormai è fatta e comunque pulirla devo, meglio dunque delegare il compito a questo solerte artigiano. Mal che vada non penso di dover aprire un mutuo per saldare l'operazione, anche perché ora le banche sono altrimenti affaccendate.
Dopo aver ripetutamente declinato l’invito, mi faccio vincere dalla sua premura e lo seguo giù per un viottolo. Della fontana non c'è ovviamente neanche l'ombra, in compenso appare d’incanto un lustrascarpe, che si offre, con altrettanti salamelecchi, di risolvere l’incomodo. Vabbè, capìta l’antifona! Ma ormai è fatta e comunque pulirla devo, meglio dunque delegare il compito a questo solerte artigiano. Mal che vada non penso di dover aprire un mutuo per saldare l'operazione, anche perché ora le banche sono altrimenti affaccendate.
Il buon uomo fa un eccellente lavoro,
anche se noto che la pezzuola con cui pulisce il grosso, porta ancora tracce di
analoghi interventi. Mi sa che agli uccelli qui servirebbero dosi massicce di Imodium e una dieta meno pesante. La
scarpa destra adesso sfavilla, mentre quella sinistra è tutta impolverata;
chiedo quindi di effettuare anche su quest’ultima il medesimo trattamento. La cosa non risulta però
soddisfacente, perché il Maestro non adopera lo stesso zelo applicato alla
prima, col risultato che ho una scarpa luccicante e l’altra opaca. Lascio
perdere, che non ne val la pena e chiedo il prezzo: 1200 rupie, circa 17 Euro.
Un ladrocinio da queste parti.
Ma ecco rispuntare l'affabile compare, che nel frattempo mi aveva lasciato in buone mani, il
quale si offre di aiutarmi nella contrattazione, fissando il prezzo massimo a
400 rupie, non di più. Se non fosse che voglio allontanarmi in fretta da quel
posto, la cosa sarebbe anche divertente, ma gliene butto lì 200 e me ne vado
celere.
Non riesco neanche ad arrabbiarmi che
quel tizio mi abbia rovinato le scarpe buttandoci sopra quella porcheria a bell’apposta.
Questa è una terra in cui la povertà morde e loro non fanno
altro che cercare metodi innovativi per sbarcare il lunario; mi viene in mente il nostro
Totò e tutto sommato apprezzo l’inventiva. La storia però non finisce qui e lo
scopro dopo pochi passi, quando un altro lustrascarpe mi fa notare che le mie
calzature hanno un aspetto disdicevole e che anche la sinistra merita di essere
pulita come la destra, perché non si confà a un gentiluomo come me girare in
quelle condizioni. Lo mando subito a
scaricarsi, ma la cosa si ripete circa ogni venti metri, finché non riesco ad
infilarmi nel bazar sotterraneo.
Non l’avessi mai fatto! Li la calca è
così opprimente e l’assillo dei venditori così asfissiante che devo guadagnare con fatica l’uscita e infilarmi al più presto nella metropolitana. La metrò di Delhi è moderna
e anche ben tenuta; si viaggia abbastanza bene, salvo alcune tratte e orari in cui sembra
che ti misurino la pressione.
Il bilancio del pomeriggio è stato tutto sommato ragionevole: unica perdita la key card dell’albergo e il fazzoletto: le sole cose che avevo in tasca. Poteva andar peggio!
Il bilancio del pomeriggio è stato tutto sommato ragionevole: unica perdita la key card dell’albergo e il fazzoletto: le sole cose che avevo in tasca. Poteva andar peggio!
Gianni Spagnolo
XI-XII-MMXVI
Tiente in bon,... a Tobi, intela Bibia, la ghe xe nà pedo!
RispondiEliminajente col schito in man!
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