martedì 15 novembre 2016

E anche noi parliamo di luna...


La Luna probabilmente è solo un pezzo di Terra. Messa così, toglie un po’ del romanticismo alle argentate notti di plenilunio, eppure la teoria ormai accettata è quella di un gigantesco impatto sulla Terra, ancora giovane, calda e plastica, di un oggetto tipo Marte. Così schizza via la Luna, circa quattro miliardi di anni fa. Siccome il nome Big Bang era già preso, questa teoria si chiama, con altrettanta accuratezza scientifica, Big Whack: una gran botta (uno sceppakazzù si dice dalle mie parti, in Brianza).


Una volta staccatasi dalla Terra, divenne tonda a furia di girare (più o meno), e non poteva essere altrimenti: ve la immaginate una Luna cubica? La sua orbita intorno alla Terra non è proprio circolare, ma inevitabilmente un po’ schiacciata, o meglio ellittica, come ai primi del 1600 ci ha insegnato Keplero.


Stasera Selene sarà nel punto della sua orbita più vicina alla Terra, solo a 356mila chilometri, ci dicono gli esperti dell’Inaf, l’Istituto nazionale di astrofisica. È un bel 40mila chilometri in meno della sua distanza massima, una cosa da tener presente se volete andare spesso sulla Luna. Se il progetto Apollo, che usava il razzone Saturno V di von Braun poteva infischiarsene, forse ad Ariosto sarebbe piaciuto saperlo, visto che manda Astolfo sulla Luna con Ippogrifo, dopotutto solo un cavallo alato, senza scegliere la data di lancio.


A noi oggi interessano due cose: stasera, alle 21.09, la Luna ci apparirà con un diametro del 14 per cento maggiore di quando è nel punto più lontano e, contemporaneamente, il disco lunare sarà interamente illuminato dal Sole, la cosiddetta Luna piena.


È una combinazione astronomica abbastanza rara di due fattori indipendenti, cioè la posizione lungo l’orbita e l’illuminazione solare. Sempre dal comunicato Inaf sappiamo che il fenomeno si ripeterà solo nel 2034, mentre abbiamo letto che l’ultima volta successe nel 1948, quando Togliatti perse le elezioni… Il nome Superluna per questo fenomeno è proprio brutto, e non vorremmo che fosse usato. È sempre la stessa Luna (lo stesso pezzo di Terra), solo un pochino più grande in cielo. Per la precisione, aggiungiamo che, mentre il diametro apparente sarà del 14 per cento maggiore di quando la Luna è al suo punto più lontano, è solo del 7 per cento maggiore di un plenilunio medio, e sfido chiunque a saper misurare a occhio il diametro della Luna con una simile precisione (se non ci sono le nuvole).


La brillantezza di tutto il disco sarà invece del 14 per cento maggiore del plenilunio medio, il che dovrebbe essere più apprezzabile: vi permetterà di leggere questa copia di Repubblica seduti al parco di notte, lontani da ogni lampione, sempre se il cielo è sereno. Se non ci riuscite, niente panico: guardate la Luna e sognate, che è meglio di far futili calcoli di diametri angolari. Ricordiamo, sommessamente, che la cosiddetta “illusione lunare”, cioè l’apparente (illusorio) aumento del diametro lunare dovuto alla atmosfera può arrivare al 300 per cento (illusorio, ripetiamo) a seconda della altezza della Luna sull’orizzonte.
 

Meglio sognare, citando Leopardi se ci sentiamo in forma e di buon umore, o, in caso contrario, la meno nota definizione della Luna data da Giovan Battista Marino nel 1600: ”…del padellon del ciel la gran frittata”. Magari stasera con un uovo in più. Anzi, suggerimento selenico per pizzaioli: stasera, proponete la “superpizza”. Ve la caverete con un diametro di un paio di cm in più, ma farete un figurone.
larepubblica.it-giovanni bignami

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