La Luna
probabilmente è solo un pezzo di Terra. Messa così, toglie un po’ del
romanticismo alle argentate notti di plenilunio, eppure la teoria ormai
accettata è quella di un gigantesco impatto sulla Terra, ancora giovane,
calda e plastica, di un oggetto tipo Marte. Così schizza via la Luna,
circa quattro miliardi di anni fa. Siccome il nome Big Bang era già
preso, questa teoria si chiama, con altrettanta accuratezza scientifica,
Big Whack: una gran botta (uno sceppakazzù si dice dalle mie parti, in
Brianza).
Una volta staccatasi dalla Terra, divenne
tonda a furia di girare (più o meno), e non poteva essere altrimenti:
ve la immaginate una Luna cubica? La sua orbita intorno alla Terra non è
proprio circolare, ma inevitabilmente un po’ schiacciata, o meglio
ellittica, come ai primi del 1600 ci ha insegnato Keplero.
Stasera Selene sarà nel punto della sua orbita più vicina alla Terra,
solo a 356mila chilometri, ci dicono gli esperti dell’Inaf, l’Istituto
nazionale di astrofisica. È un bel 40mila chilometri in meno della sua
distanza massima, una cosa da tener presente se volete andare spesso
sulla Luna. Se il progetto Apollo, che usava il razzone Saturno V di von
Braun poteva infischiarsene, forse ad Ariosto sarebbe piaciuto saperlo,
visto che manda Astolfo sulla Luna con Ippogrifo, dopotutto solo un
cavallo alato, senza scegliere la data di lancio.
A noi oggi interessano due cose: stasera,
alle 21.09, la Luna ci apparirà con un diametro del 14 per cento
maggiore di quando è nel punto più lontano e, contemporaneamente, il disco lunare sarà interamente illuminato dal Sole, la cosiddetta Luna piena.
È una combinazione astronomica abbastanza
rara di due fattori indipendenti, cioè la posizione lungo l’orbita e
l’illuminazione solare. Sempre dal comunicato Inaf sappiamo
che il fenomeno si ripeterà solo nel 2034, mentre abbiamo letto che
l’ultima volta successe nel 1948, quando Togliatti perse le elezioni… Il
nome Superluna per questo fenomeno è proprio brutto, e non vorremmo che
fosse usato. È sempre la stessa Luna (lo stesso pezzo di Terra), solo
un pochino più grande in cielo. Per la precisione, aggiungiamo che,
mentre il diametro apparente sarà del 14 per cento maggiore
di quando la Luna è al suo punto più lontano, è solo del 7 per cento
maggiore di un plenilunio medio, e sfido chiunque a saper misurare a
occhio il diametro della Luna con una simile precisione (se non ci sono
le nuvole).
La brillantezza di tutto il disco sarà
invece del 14 per cento maggiore del plenilunio medio, il che dovrebbe
essere più apprezzabile: vi permetterà di leggere questa copia di Repubblica
seduti al parco di notte, lontani da ogni lampione, sempre se il cielo è
sereno. Se non ci riuscite, niente panico: guardate la Luna e sognate,
che è meglio di far futili calcoli di diametri angolari. Ricordiamo,
sommessamente, che la cosiddetta “illusione lunare”, cioè l’apparente
(illusorio) aumento del diametro lunare dovuto alla atmosfera può
arrivare al 300 per cento (illusorio, ripetiamo) a seconda della altezza
della Luna sull’orizzonte.
Meglio sognare, citando Leopardi se ci sentiamo in forma e di buon
umore, o, in caso contrario, la meno nota definizione della Luna data
da Giovan Battista Marino nel 1600: ”…del padellon del ciel la gran
frittata”. Magari stasera con un uovo in più. Anzi, suggerimento
selenico per pizzaioli: stasera, proponete la “superpizza”. Ve la
caverete con un diametro di un paio di cm in più, ma farete un figurone.
larepubblica.it-giovanni bignami
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