Scendendo a piedi da San Piero per la
vécia pontàra, non sfugge all'occhio di un osservatore, nella curva, in fondo, vicino alle
prime case dei Cerati, un vecchio manufatto, quasi nascosto dalla vegetazione. E' quell'elemento
che don Giovanni Toldo, Cappellano nel nostro Paese nel '36, autore del
libro: ”Storia di San Pietro in Val d'Astico”, chiama - La
Calcara -.
Scrive nel suo libro: “Nel 1910
cominciarono i lavori per la costruzione dell'attuale chiesa
(quarta di numero, la terza in poco più di tre
secoli)...; enormi cataste di legna e mucchi di pietre sono
preparati per la calcara della Chiesa ai Cerati.”
Dunque
questo manufatto appartiene alla Chiesa.
Si pensa sia stato costruito
nel 1585 dall'allora parrocco don Gian Maria Lorenzi da San Piero, per
l'edificazione della seconda, (ma in realtà della prima “vera”
chiesa). Se ne servì certamente qualche secolo dopo ,nel
1790, l'allora parroco don Bartolomeo Gianesini, anche lui da San Piero, per l'edificazione della terza
chiesa. Con cinque secoli di vita credo sia la piu' vecchia "opera" lasciataci dai nostri Avi, forse ci vorrebbe un po' più di attenzione per conservarla!
1 PARETI (camìsa)
2 TERRAPIENO
3 INGRESSO
ALIMENTAZIONE (bochéta)
4 ASPIRAZIONE-ASPORTAZIONE
CENERE
5 CAMERA DI COMBUSTIONE
6 VOLTA DI SEPARAZIONE
7
CARICO CALCARA (da calsinàre)
8 CAPPELLA DI RICOPERTURA E
SFIATO
9 VAMPAROLI
Ma che cos'è una "calcara" e a
che cosa serve?
La calcara è un forno per cuocere i
sassi calcarei che, portati ad una elevata temperatura, si sgretolano.
Leggermente bagnati diventano "calce
viva".
Posti su una fossa ed ulteriormente bagnati diventano "calce morta", atta all'uso nelle
costruzioni edilizie. Debitamente dosata con la sabbia produce la "malta" che tutti conosciamo.
La calcara é costruita su un terreno
in pendita, in gran parte interrata. La sua forma è cilindrica, con
una altezza variabile fra i tre (come questa) e i cinque metri (quella
della val de Tognon), (vedere le due foto) con un diametro di tre metri, più stretta in
basso ed in alto.
La struttura di sostegno è costituita da grossi
massi squadrati, resistenti a temperature anche di mille gradi. Il
focolaio interrato è formato da un metro di sassi. Sopra questo
focolaio si appoggia con grande perizia la volta composta da sassi
calcarei. La volta ha doppia funzione :forno per la legna, ma sopratutto sostegno per i sassi da cuocere che dovevano essere
caricati sopra. Una volta pronta per la ”cota” alla calcara
restavano due aperture: una all'altezza della volta per il
caricamento della legna "la bochéta", ed una più piccola in
basso per l'aria.
Vien da chiedersi che cosa
spinse i nostri avi a costruire una calcara, in questo luogo.
La risposta potrebbe essere la
vicinanza del materiale. Secondo alcuni storici un ramo dell'Astego nel seicento passava ancora ai piedi
del monte, dunque subito sotto la calcara: sassi, tondi, calcarei, forniti dal greto del fiume sottostante, legna tutto intorno in
grande quantità perchè i terreni erano ancora incolti.
Per riempire
una calcara come questa ci volevano centottanta—duecento quintali di sassi, e duecento quintali di legna (duemila fascine).
La cima era coperta di malta e al
culmine una piccola croce.
Prima di accenderla era usanza chiamare il prete per benedirla.
Il ”fornaciaio”, uomo di grande esperienza, assieme ad altri quattro addetti accendeva il
fuoco, prima piano piano e poi sempre più vivace per circa otto
giorni,
con elevate temperature, tra gli ottocento-mille gradi.
Per verificare lo stato di cottura si
prendeva uno dei sassi e lo si gettava lontano, sull'acqua fredda...
partiva in mille pezzi, sembrava lo scoppio di una bomba a mano.
Delicatissima e pericolosissima
l'estrazione della calce viva...
Subito dopo la guerra '45-'46, usando
la calcara del Cucco, ora distrutta per allargare la strada, aiutai i miei fratelli a cuocere
parecchie calcare per fare “la calsina” (calce) per la costruzione della “casa nova” ed anche per
venderla.
Lino Bonifaci
Grazie Lino, reportage da storico!
RispondiEliminaManufatti da riportare alla ammirazione ed alla memoria.
Penso anche io che l'Astico un tempo passasse sotto le rive, tanto che Le Forme si trovava in dx Astico, fino alla grande alluvione che ha aperto il laghetto dei Sella. Per questo Forme e Settecà sono parrocchia di Forni.
Bravissimo Lino per questo raccónto che parla di una valle che non ho conosciuto, e che mi fa capire come i suoi abitanti costruivano, vivevano. Ma, era un commercio o ognùno faceva per se ? Noto che te e tuoi fratelli vendevate calce...
RispondiEliminaI nostri nonni hanno usato questa calce per la costruzione di tutte le vecchie case del posto , o esistevano anche altri forni ?
Cara ODETTE anche noi dx ASTEGO avevamo delle calcare.Come mi ha confermato FAUSTO ne esistevano due sul sentiero che porta al SALTO, la prima si trovava sotto al sentiero e adesso e' stata distrutta dagli scavi mentre le rovine della seconda sono ben visibili poco prima della cascata. Tale calcara non sono sicuro se era di proprieta' dei LORDA o dei MERICA.Se qualcuno ha delle notizie piu' precise a riguardo e' pregato di comunicarcele in modo da sapere con quale calce sono state costruite le nostre case.Un caro saluto a tutti anche da parte del mio consulente storico FAUSTO.
EliminaGrazie Agostino. Bruno Lorda abita a Grenoble. Domanderò, all'occasione, informazione sulle calcare di Valpegara.
EliminaLa mia casa ha più di cento anni. La calce è d'epoca penso.
Ahh,BRUNO LORDA bene ci siamo salutati in estate; gia' che sei in zona GRENOBLE puoi chiedere anche a mio cugino TONI CUCCO cosi' oltre alle calcare ti raccontera' anche quando facevano il carbone con mio padre MILIO. Vedi che poco alla volta stiamo ricostruendo le nostre origini (RAISE).CIAO SALUTA TUTTI I COMPAESANI
EliminaBene bene, la calcara sotto al salto forse era dei Merica... ma da come appare, è ben diversa nel funzionamento da questa. Da piccolo so che mio padre c'è caduto dentro, la calce era "spenta" però, per fortuna...
EliminaBruno (ed anche il fratello Giovanni) Lorda mi fanno sapere che non sanno a chi apparteneva la calcara sul sentiero che porta al Salto. Non conoscono altre calcare a parte quella della vecchia strada di San Pietro.
EliminaMolto male!!!Anche perché se non ci sbrighiamo a indagare anche questa verra' cancellata dagli scavi .Se ci riesco vedro' di sguinzagliare i segugi in cerca di informazioni precise.Spariti i MARSUNI dall'ASTEGO "noti come apportatori di fosforo" anche le memorie sbiadisconoPURTROPPAMENTE .
EliminaTranquilli il LUCON MOLLECOLARE FAUSTO è stato sguinzagliato entro breve tempo sara' risolto l'enigma sulla calcara della VALLE DEL SALTO. Pero' secondo lui potrebbe essere stata di proprieta' di qualcuno del MASO???????
EliminaVa bene augusto Agostino, vedo che segui l'affare. Resta l'altra calcara di Valpegara...Ciao
EliminaPERBACCO xelo salta fora n'altra calcara.Secondo i tuoi informatori dove si trova ???? Grazie per l'aggettivo che mi hai attribuito.ciao
EliminaDici te Agostino(14.1) :"Come mi ha confermato FAUSTO ne esistevano due sul sentiero" Cercavamo di chi eravano tutte due. Vedi che seguo il discorso.
EliminaMolto interessante Lino ma non avevi detto in tuo vecchio commento che la calcara per fare la chiesa attuale era quella di Tognon e che mai avrebbero usato quella dei Cerati per poi portare il materiale in salita? Come può un edificio di calce senza tetto resistere per 400 anni se quella ben più recente di Tognon è ridotta così?
RispondiEliminail signor Lino è sempre molto bravo e tramite lui si imparano tante cose. Penso che la calcara dei Cerati ogni tanto i bravi abitanti del luogo la sistemavano un pò. Penso che queste strutture sarebbero da rivalutare e da far conoscere anche a quelli da fuori. Cosa ne pensate?
RispondiEliminaAnonimous,quella di quel commento era una battuta per SPONCIO che diceva a Maule che lui aveva
RispondiEliminaassistito alla cottura. La calcara dei Cerati ha servito per la costruzione delle tre chiese ed assieme
a quella del Cucco e a quella della vale de Tognon ,in varie epoche ,anche alla costruzione delle case
del paese prima della guerra e dopo, per la ricostruzione. Pare che la calce che si produceva era
di una qualità eccezionale.Costruite come sono durerebbero sempre.Sono le radici della vegetazione
che vi nasce intorno e dentro che le distruggono . Nei vari paesi della -"CIMBRIA"- c'é ne sono
migliaia come queste. I primi popoli che abitavano gli Altipiani Vicentini e Veronesi ne avevano
fatto un mestiere.Producevano la calce con il materiale eccezionale che possedevano e lo vendevano
in pianura ai costruttori delle città.
Ciao Lino, interessante come sempre!!!! Ma ricordo bene che c'erano i resti di una calcara anche sotto la strada dei Lucca sulla derivazione che va verso casa tua??????Floriana
RispondiElimina