L’audio con l’intervento in cui ha istruito più di 200 sindaci. Il governatore spiega che Renzi ha dato molti soldi alla Campania. «Che vogliamo di più?»
di Marco Demarco-corriere.it
Il governatore della Campania Vincenzo De Luca (Ansa)
«Qui
non ci sono giornalisti e possiamo finalmente parlare tra di noi...».
Comincia così Vincenzo De Luca. È martedì 15, e il caso Rosy Bindi deve
ancora scoppiare. In un albergo a due passi dalla stazione centrale di
Napoli, il governatore arringa più di duecento amministratori.
Obiettivo: fare vincere il Sì al referendum. Come? E questo è il punto.
In venticinque minuti tirati allo spasimo, della serie «scatenate
l’inferno», De Luca parla come Massimo Decimo Meridio prima della
battaglia. Inneggia tra il divertito e il compiaciuto al clientelismo,
parla di fondi pubblici ricevuti e da distribuire, invita i sindaci in
sala a preoccuparsi nei prossimi giorni solo ed esclusivamente del
referendum, mette a disposizione uomini del suo staff istituzionale. E
come se non bastasse, chiede una rendicontazione scrupolosa di quel che
si farà, chiama «testa di sedano» i commissari governativi che
controllano la Sanità campana, ammette di averla sparata grossa, cioè di
«aver fatto demagogia», quando alla presenza di Renzi ha chiesto
duecentomila nuove assunzioni negli uffici pubblici meridionali.
Infine, liquida con un sonoro «vaffa» Bersani. Perché proprio lui?
Lo spiega: perché è uno di quelli che nelle campagne elettorali, invece
di fare promesse, si preoccupa delle compatibilità di bilancio. «Ma vi
pare!», chiosa tra le risate. Il senso di tutto il discorso è chiaro.
«Vi piace Renzi non vi piace Renzi a me non me ne fotte un c...», dice
De Luca. Quel che importa — la vera ossessione — è il risultato
referendario. Leggere la sintesi dell’intervento di De Luca ai sindaci,
pubblicata da Fabrizio d’Esposito su Il Fatto Quotidiano,
però non basta. Bisogna ascoltare l’audio, sul sito dello stesso
giornale, per coglierne la portata vera, il machiavellismo ridotto ai
minimi termini, la dimensione pragmatica della politica elevata a
sistema. Forse in quel che dice De Luca non ci sono elementi di
rilevanza penale. Forse esagera chi sui social già grida al voto di
scambio come reato conclamato. Forse, chissà. Ma un dato è certo: quei
venticinque minuti di chiamata alle armi non sono l’invenzione di uno
sceneggiatore incline all’iperbole. Cetto La Qualunque qui non c’entra
nulla. Tanto meno c’entrano i campioni della commedia all’italiana, i
Sordi, i De Sica, i Verdone, a cui De Luca si è poi richiamato per
giustificare il suo «infame da uccidere» — che non è proprio la stessa
cosa di «te possano ammazzà» — rivolto alla presidente della commissione
Antimafia. «I suoi sono sussulti emotivi» hanno scritto i consiglieri
regionali di maggioranza in una nota di solidarietà.
All’Hotel Ramada, davanti ai sindaci, De Luca inquadra la situazione a suon di euro. «Abbiamo fatto — dice — una chiacchierata con Renzi. Gli abbiamo chiesto 270 milioni di euro per Bagnoli e ce li ha dati. Altri 50 e ce li ha dati. Mezzo miliardo per la Terra dei fuochi e ha detto sì. Abbiamo promesse di finanziamenti per Caserta, Pompei, Ercolano e Paestum. Sono arrivati fiumi di soldi: 2 miliardi e 700 milioni per il Patto per la Campania, altri 308 per Napoli...Che dobbiamo chiedere di più?». Poi spiega che una sconfitta al referendum potrebbe compromettere questa fruttuosa interlocuzione con il governo. Quindi suggerisce la strategia. «Dobbiamo parlare con i nostri riferimenti. Il mondo delle imprese. Gli studi professionali: utilizzeremo i fondi europei per finanziarli, non l’abbiamo mai fatto in Campania. Il comparto della sanità: questa non è la Toscana, qui il 25% è dei privati, migliaia di persone. Io credo, per come ci siamo comportati, che possiamo permetterci di chiedere a ognuno di loro di fare una riunione con i propri dipendenti e di portarli a votare». Infine, ecco l’esempio da seguire. È Franco Alfieri, sindaco di Agropoli, non candidato dal Pd alle regionali perché «impresentabile», poi promosso a consulente della Regione con delega all’agricoltura e alla pesca. De Luca lo introduce col tono del presentatore TV, tra gli applausi del pubblico: «Prendiamo lui, notoriamente clientelare. Come sa fare lui la clientela lo sappiamo. Una clientela organizzata, scientifica, razionale come Cristo comanda. Ah, che cosa bella!». Il compito di Alfieri sarà «di portare a votare la metà dei suoi concittadini, 4 mila persone su 8 mila». «Li voglio vedere in blocco, armati, con le bandiere andare alle urne a votare il Sì», spiega De Luca. E così lo esorta: «Franco, vedi tu come Madonna devi fare, offri una frittura di pesce, portali sulle barche, sugli yacht, fai come c... vuoi tu! Ma non venire qui con un voto in meno di quelli che hai promesso». Renzi ieri era a Caserta per una manifestazione. Quando De Luca è sopraggiunto, dal palco lo ha salutato così: «Vada per il ritardo, basta che non fai dichiarazioni».
Ecco con chi va a braccetto Renzi. Ogni commento mi sembra inutile.
RispondiEliminaSe al posto del SI ci mettiamo il NO....sembrerebbe di sentire Salvini della Lega. Francamente credo che questo blog dovrebbe stare alla larga da articoli di questo genere. Accendono discussioni all'infinito e inutili.
RispondiEliminaAnonimo
Invece penso che sia bene conoscere chi votiamo e di chi e come si servono per... mettercelo in
RispondiEliminaquel posto.... Brava Carla, i giochi malevoli fai bene a metterli in evidenza, di qualsiasi colore...
Ricordo che lo stesso Renzi cerca l'appoggio di mafie e camorre, promettendo ponti impossibili, e grandi opere, dove si alimentano quei zozzoni!!!
da quando in quà votano no solo quelli della lega? molti e molti di altri partiti o no?
RispondiEliminaTenendo conto che SI è NO sono trasversali, e che il Sì è favorito dal "Governo" , che usa maggiori mezzi per manipolare l'opinione pubblica, col buffoncello sempre presente sui monitor, stufando davvero, con il vantaggio di avere i consolati come grandi supporter, già un pari vorrebbe dire che gli italiani non ne vogliono sapere di QUESTA riforma, gioco delle massonerie e delle lobby
RispondiEliminaHo appena letto su televideo una dichiarazione di papà Francesco, il quale critica la bassezza dell'attuale classe politica,concludendo che per non perdere la poltrona di fine mandato ,modificano la Costituzione.
RispondiEliminaLa vecchia Costituzione,sebbene con i suoi difetti, ha garantito la democrazia per 70 anni. Ora i poteri forti,rappresentati dai Marchionni,dalle banche e così via, vogliono tornare ad un medioevo moderno, magari con la possibilità di decidere a loro piacimento della nostra vita. Criticavano il centro destra di Berlusconi, ma questo è peggio . Dove andremo a finire. ....
Che sia si oppure no ,ormai siamo dentro il baratro. Non è per fare del catastrofismo, ma con il debito pubblico che abbiamo e l'economia in negativo, lo stato, o dichiara default o, visto come spesso sostengono i politici, che il patrimonio privato ammonta a circa 8.000 miliardi, sono convinto, come fece in passato Amato, un pensierino lo fanno. Poi diranno, ce lo impone L'Europa. In Grecia hanno imposto una tassa del 30%; fate un po' voi i conti. ...
RispondiElimina